“Fino a pochi anni fa nessuno conosceva la mia storia. Solo le chiese, il mio inconscio, i miei quaderni; qualche cuscino, la mia mente e le sue stanze. Solo io, a guardarmi ogni mattina allo specchio, senza apprezzarmi. Per poi ricominciare. Finché ho conosciuto l’amore”. “Io sono cattolico”, aggiunge, ma “il mio è un Dio che ama, che custodisce, che non chiede pegno. È un Dio simpatico”.
Sono trascorsi 9 anni da quando Tiziano Ferro, cantante popolarissimo e di gran successo, fece il suo coming out, dichiarando la propria omosessualità. Sabato scorso ha sposato a Sabaudia Victor Allen, 54 anni, suo compagno da tre, anche se con l’artista ed ex consulente della Warner Bros (ora proprietario di un’agenzia di marketing) “si erano già detti ‘sì’ in gran segreto lo scorso 25 giugno a Los Angeles, davanti a un centinaio di persone”. Per poi replicare un mese dopo nella villa di Ferro, sul litorale romano, “davanti a circa 40 ospiti”, si può leggere sul Corriere della Sera di oggi, quotidiano al quale il cantante affida il racconto delle sue nozze “davanti al Circeo, che sembrano un miracolo” in un testo scritto di suo pugno.
In quello che appare un secondo coming out, più dettagliato e profondo, o forse anche un “manifesto” vero e proprio dei diritti omosessuali, Ferro rievoca i tempi in cui appena ventenne, sfogliava i libri in cui si parlava di omosessualità. “Avevo il terrore – scrive – di ritrovarmi nelle storie raccontate esplicitamente, quando timoroso andavo a cercare quei volumi stipati in un settore piccolissimo nelle librerie del centro di Latina”, settore “psicologia”. Ed “ero ‘uno su tremila’ in quelle librerie, e mentre leggevo i risvolti di copertina mi sembrava che tutti gli altri guardassero solo me” confessa il cantautore, che aggiunge: “Per quanto l’Italia sia un Paese laico, i crocifissi sono appesi ovunque”.
Eppure, scrive ancora, si sente dire “io sono cattolico” da tanta gente, “indignata di fronte alle manifestazioni a sostegno dei diritti degli omosessuali”. Ma il problema, scrive Tiziano Ferro, “è che in questo Paese non crediamo abbastanza in Dio. Preghiamo ma non ascoltiamo. Aspettiamo il miracolo e negoziamo l’arrivo di una soluzione, in cambio di qualche rinuncia”. Eppure “anch’io sono cattolico” ma “io cerco in Dio uno sguardo di conforto, e non mi piace vederlo come il simulacro delle risposte che non so darmi, come uno scudo di fronte a quello che non capisco, o che mi fa paura. (…) Il mio è un Dio che ama, che custodisce, che non chiede pegno. È un Dio simpatico”.
Poi, conclude il cantautore, “qualche giorno fa il mio uomo e io ci siamo sposati. La cosa è molto più grande di Victor e di me. Riguarda tutti. Riguarda ogni ragazzino nascosto in mezzo agli scaffali di una libreria, con quel libro in mano. Uno su tremila”. Un invito ad uscire allo scoperto. E a non aver paura di dichiararsi.