Il concerto dei Red Hot Chili Peppers: una festa con vecchi amici

Il concerto dei Red Hot Chili Peppers: una festa con vecchi amici
 foto: Ugo Barbara/Agi
 Red Hot Chili Peppers

Andare a un concerto dei Red Hot Chili Peppers è come ritrovarsi a far baldoria a una festa di vecchi amici. Si è tutti un po' invecchiati, ma tutto sommato meglio di altri. E soprattutto si è retto alla pressione, alla routine, al disagio: quegli stessi mali che hanno schiacciato altri che credevamo più forti, più inossidabili, più resistenti. Altri come Chris Cornell e Chester Bennington.

Il concerto dei Red Hot Chili Peppers: una festa con vecchi amici
 foto: Ugo Barbara/Agi
 Red Hot Chili Peppers

La notizia del suicidio del cantante dei Linkin Park arriva sui trentamila del pubblico della tappa romana del 'Getaway Tour' mentre ancora frotte di spettatori si muovono dai parcheggi verso il palco allestito al Postepay Sound Rock in Roma. Una fiumana che paralizza la via Appia e il Raccordo, ma nessuno se ne lamenta: si va a una festa, si va a far baldoria. Solo la brutta notizia di Bennington gela gli animi, ma ci pensa la batteria di Chad Smith che apre 'Can't Stop' a dare una scossa e rimandare la malinconia di qualche ora.


La scaletta del concerto

  • Can't stop
  • Dani California
  • The Zephyr Song
  • Dark Necessities
  • The Adventures of Rain Dance Maggie
  • Right on Time
  • Go Robot
  • Californication
  • Aeroplane
  • The Getaway
  • Sir Psycho Sexy
  • Higher Ground
  • Under the Bridge
  • By the Way
  • Goodbye Angels
  • Give it Away

La festa - perché questo è soprattutto - va avanti per poco più di un'ora e mezzo. Cento minuti che scorrono veloci, come impetuosi sono i ritmi di Anthony Kiedis e compagni, che pensano più a divertirsi e a divertire che a fare i virtuosi. Così le 'stecche' della voce di Anthony si stemperano nelle acrobazie di Flea sulle corde del basso o nelle schitarrate dell'ultimo arrivato nella band, quel Josh Klinghoffer cui è toccato da ormai una decina d'anni il difficile e ingrato compito di sostituire John Frusciante.

Il concerto dei Red Hot Chili Peppers: una festa con vecchi amici
 foto: Ugo Barbara/Agi
 Red Hot Chili Peppers

Il pubblico che riempie l'ippodromo salta e balla e canta con i RHCP che non danno e non si danno un attimo di requie, mentre alle loro spalle schermi circolari amplificano le immagini delle loro danze forsennate sul palcoscenico, le dita di Flea 'slappano' in maniera magistrale e inimitabile e volano le note di classici come 'Californication', 'Aeroplane', 'Higher Ground' e 'Under the bridge'.

Il concerto dei Red Hot Chili Peppers: una festa con vecchi amici
foto: Ugo Barbara/Agi
 Red Hot Chili Peppers

C'è spazio anche per una cover di 'I wanna be your dog' degli Stooges e un ospite: il percussionista brasiliano Mauro Refosco. Poi in un attimo la festa è finita e mentre (a fatica) si guadagna l'uscita e (ancora più a fatica, con attese di quasi due ore) ci si rimette sulla strada di casa torna ad affacciarsi la malinconia per la disperata scelta di Bennington e per la voce, sempre più insistente, che questo Getaway sia l'ultimo tour dei Red Hot Chili Peppers. Sarebbe un peccato non poter più andare a feste così fuori di testa. Un vero peccato.