A ggirandosi per il backstage del Concertone del Primo Maggio è facile incontrare personaggi che hanno poco o niente a che fare con la musica, dal segretario del Partito Democratico Nicola Zingaretti a Carolina Crescentini (lì in realtà perché compagna di Francesco Motta); poi può capitare anche di intravedere Bebe Vio mentre mostra, divertita, alcune movenze della sua disciplina ad un ragazzo alto, in tuta, che indossa un cappellino ed è altrettanto impegnato e divertito.
Basta avvicinarsi e scorgere la sua inconfondibile risata per riconoscerlo all’istante: Frank Matano.
La presenza di Matano, come spettatore, durante l’edizione 2019 del Concertone del Primo Maggio, la seconda consecutiva che punta a sensibilizzare il grande pubblico alla celebrazione di quello che è il vero volto della nuova discografia italiana, non è un caso.
Matano nasce sul web, esattamente come il 90% degli artisti che sono saliti sul palco di piazza San Giovanni, indimenticabili i suoi scherzi telefonici su YouTube con lo pseudonimo “lamentecontorta” che gli hanno spianato la strada verso la tv, specie quando quest’ultima ha dovuto aggiornarsi per star dietro ad un determinato linguaggio e target giovanile.
E Matano ha colto la palla al balzo, prima sponda Mediaset con “Le Iene” poi Sky come giudice di “Italia’s Got Talent”; da lì poi anche il cinema con sei film all’attivo, tutti commercialmente di primo piano.
Ma Matano con la line up 2019 del tradizionale concerto di piazza San Giovanni ha molto di più in comune, la provenienza dal web appunto, e la responsabilità, forse, di dover poi confermare il proprio talento con un altro mezzo “La rete è diventato un mezzo di comunicazione quanto gli altri quindi si, la domanda viene fatta perché viviamo un momento dove non si capisce se è vero o no, ma è già vero da tempo”
“Quindi si, la rete serve a farsi vedere, esprimersi artisticamente. Ma anche la rete è mainstream, non serve il passaggio in tv per diventare mainstream. Mainstream vuol dire che ti conoscono tutti, e non è detto che tu usi un mezzo di comunicazione piuttosto che un altro, quindi quando diventi mainstream è anche più difficile comunicare sui social perché sai che hai un grosso seguito e quello che dici è importante, quindi non puoi dire ca…ate, o almeno ci si prova”.
Ma tv e cinema non bastano più, Frank Matano, ormai da diverso tempo (l’esordio addirittura tre anni fa), sta tentando a Los Angeles la carriera di Stand Up Comedian “Ci provo, non lo so fare ancora, però quando ho del tempo vado lì e ci provo. È una cosa che mi stimola molto e la faccio, non è assolutamente una cosa che mi sta dando dei risultati, però ci provo”.
Hai raccolto risultati significativi?
“Ho un riscontro trasparente, sono stato a Los Angeles a farlo, inutile anche raccontarlo, è 0. Lo faccio, mi diverto, capisco delle cose e continuo a farlo per capire”.
Perché Los Angeles e non l’Italia?
“Mi aiuta meglio a fare meglio il mio lavoro in Italia. Mettersi alla prova in un’altra lingua, in questo caso l’inglese, è come se ti smontasse la testa, perché far ridere, vuoi o non vuoi, a parte il cuore, che devi avere per far ridere, è un po' matematica, quindi è lingua, è la logos, se vai in America capisci alcune cose che fai in italiano senza accorgertene. È un ragionamento difficile”.
C’è qualcuno che ti ha particolarmente ispirato o semplicemente ti fa ridere più di altri?
“A me quando mi chiedono chi è standupper preferito è come se mi chiedessi qual è la mia canzone preferita. Se te ne devo dire uno Dave Chappelle, è quello che quando stavo un po' più triste mi ha fatto ridere di più”.
Quindi anche Frank Matano alle volte è triste?
“Si! Certo! Non avrei voglia di far ridere se non fossi triste!”.