G li Ex-Otago venendo da Genova, a Sanremo giocano in casa, e fanno parte di quella porzione di partecipanti alla 69esima edizione del festival di Sanremo che proviene dal panorama indipendente italiano, una breccia aperta l’anno scorso da Lo Stato Sociale e quest’anno allargata dall’ingresso in scena, insieme ai liguri, di The Zen Circus e Motta.
Un’opportunità che potrebbe rappresentare però anche una responsabilità, che però loro dicono di non sentire “è chiaro che veniamo da lì per cui parliamo anche per quel mondo lì, che tra l’altro è un mondo che amiamo e che speriamo che possa condizionare molto la musica italiana semplicemente perché “indie” vuol dire indipendente, per cui quando si fanno le cose in maniera libera credo che sia il modo migliore per fare le cose. Noi vogliamo fare il meglio possibile, in assoluto, poi se parliamo anche per altri e riusciremo a fare qualcosa di buono, tutto di guadagnato e saremo felicissimi”
Ovviamente quello degli artisti citati prima non è un esordio assoluto di artisti provenienti dalla discografia indipendente sul palco del festival, ma quest’anno, ripetiamo, dopo il felicissimo esperimento de’ Lo Stato Sociale dell’anno scorso, questi artisti non provengono da un mercato minore, un mercato con numeri inferiori che aspetta la consacrazione di Sanremo, ma si tratta di realtà altamente consolidate, con un pubblico numeroso, un pubblico che, addirittura, come accadeva negli anni d’oro del cantautorato con artisti come De Gregori, Dalla, Bennato…si sente tradito quando una band di quel circuito decide di accodarsi al baraccone del festivàl.
“Il nostro tendenzialmente ha reagito bene, poi c’è sempre qualche nostalgico, qualche ortodosso, ma quelli ci sono sin dagli inizi, erano quelli che dicevano che era meglio il demo del primo disco. Sulla mia pagina Facebook personale uno mi ha scritto 'hai chinato il capo'. Ma a cosa? A chi? Queste sono forme di leghismo sotterranee malcelate”.
Ma voi cosa andate a fare sul palco di Sanremo? “Noi siamo venuti al festival perché abbiamo scritto una canzone bellissima che parla di quest’amore molto lungo che stiamo vivendo praticamente tutti noi ed è semplicemente un palco come un altro che però ha un eco e un riverbero gigantesco. Siccome questo palco premia la musica italiana, noi facciamo musica italiana per cui ci siamo chiesti: perché no? Perché vado a un festival in Abruzzo o in Trentino? Perché è normale. È altrettanto normale andare a Sanremo. È un festival come un altro. Non siamo gente che ambiva a Sanremo da sempre, vista come l’occasione della vita, noi abbiamo già un pubblico, abbiamo un tour fissato da due mesi, è un’occasione in più che c’è stata data che cercheremo di sfruttare al meglio, ma rimarremo sempre noi e tratteremo l’Ariston come fosse un superclub”.
Ma quella di Sanremo è solo la tappa di un percorso che li porterà dal 18 al 20 febbraio al cinema per Ex-Otago - Siamo come Genova, il documentario firmato Paolo Santamaria che racconta la loro storia, quella che li porta dai piccoli locali della loro città, con la quale hanno un rapporto estremamente intenso, fino all’annuncio della partecipazione al festival, passando per il concerto per i detenuti del carcere di Marassi “un evento molto importante e davvero difficile da raccontare. Un’esperienza per noi molto incisiva”. Ma il documentario non verrà distribuito come un semplice film nelle sale, ma può tranquillamente considerarsi un mini tour, con la possibilità, per i fans, di assistere ad una breve esibizione in acustico della band, un aperitivo a prezzi estremamente modici e poi, solo infine, la visione del film.