“Di tutti gli attori del cinema comico muto, Chaplin a parte, Stan Laurel e Oliver Hardy (da noi noti come Stanlio e Ollio) sono stati quelli che più si sono saputi riciclare nel decennio successivo, aggiornandosi al parlato, riuscendo a mescolare gag fisiche e verbali con perfetta armonia. E questo li ha resi popolari presso un vasto pubblico, anche televisivo, fin quasi ai giorni nostri” scrive Emiliano Morreale dalle colonne de la Repubblica nel presentare il film Stanlio&Ollio che esce oggi nelle nostre sale cinematografiche.
La prima impressione guardando lo schermo è quella di assistere ad una sorta di resurrezione e/o reincarnazione, perché Steve Coogan e John C. Reilly sono incredibilmente e assolutamente somiglianti a agli originali Stan Laurel e Oliver Hardy, in grado di poter ripetere, con un’assoluta precisione, gli atteggiamenti, i movimenti, i loro tic.
Stanlio&Ollio sono i personaggi che hanno accompagnato la nostra più o meno spensierata infanzia televisiva, quando ci veniva concesso di poter accendere la tv. Adesso la vicenda è ambientata nell’anno 1953, quando i successi dei due attori comici stanno volgendo al tramonto, si sono esauriti.
“Il cinema sembra averli dimenticati e, nella speranza di poter tornare sul set, per riaccendere l’interesse del pubblico – racconta la trama Franco Montini sul TrovaRoma del 25 aprile – i due attori accettano la proposta di un agente truffaldino e partono per una tournée teatrale in Inghilterra”. Anche se in palcoscenico Stanlio e Ollio dimostrano di essere sempre irresistibilmente divertenti, capaci di far ridere spettatori di ogni età e di ogni estrazione sociale, “l’esperienza si rivela deludente, per la scarsa risposta del pubblico, lo stato di salute sempre più precario di Hardy e il frantumarsi del progetto di un nuovo film”.
Tuttavia, è proprio il fatto di vivere questa esperienza insieme, gomito a gomito, spostandosi da una città all’altra e dormendo in alberghi da quattro soldi che da alla “coppia artistica” la possibilità anche di diventare una “coppia di veri amici”, amici per la pelle. Nel passato, in verità non lo erano mai stati. Anche perché in genere ultimate le riprese solo Laurel, vera mente creativa di questo sodalizio artistico, si dedicava ad aggiornare testi, trovare e studiare nuove gag che potessero far ridere il pubblico.
“Sono un fan di Stanlio e Ollio da quando sono bambino – confessa il regista Baird, 46 anni, scozzese, al Messaggero che lo interpella -, possiedo ancora delle foto di me e un amico vestiti come la celebre coppia comica”. Lui faceva Hardy. Ma del sodalizio artistico, anziché “i successi che conoscono tutti, ho preferito percorrere una strada diversa: mi sono concentrato sulla fase più difficile della loro carriere, quando il lavoro precipita ma i due capiscono di volersi molto bene. Sono infatti i loro sentimenti, la loro vita interiore, i veri protagonisti della storia che racconta un’amicizia più grande della vita” dichiara il regista alla giornalista.