M entre l’Italia si appresta a salutare per l’ultima volta il maestro Bernardo Bertolucci nella camera ardente allestita in Campidoglio, il mondo intero guarda alla morte dell’artista come alla scomparsa di un’eccellenza di livello mondiale. El Pais scrive che “Bertolucci ha saputo impregnare il suo cinema con l'aroma delle innovazioni della Nouvelle Vague francese, che ha sbudellato per ore nelle poltrone parigine Cinémathèque degli anni sessanta”.
Il New York Times, che gli dedica diversi articoli scrive invece “Era un maestro nel catturare l'immensa portata dei movimenti storici e l'intimità di un appartamento parigino. Ha mantenuto un successo critico per la maggior parte della sua carriera, superando le controversie che il suo lavoro sessualmente provocatorio avrebbe suscitato e qualche flop commerciale”, amato dunque, da pubblico e critica. Sempre.
Largo spazio alla dipartita del maestro l’ha dato la stampa francese, Bertolucci d’altra parte non ha mai negato di essersi formato con i film della nouvelle vague, Le Figaro scrive “Nella sua lunga filmografia, le opere di Bernardo Bertolucci assumono varie forme e volti, dai troni della Cina ne’ L'ultimo imperatore alle pianure toscane in Stolen Beauty (Io ballo da sola). Un filo rosso: questo fascino per la trasgressione e il potere dell'intimità, magnificamente evocato dal regista”, e anche il ministro della cultura francese ha voluto Franck Riester ha voluto omaggiare Bertolucci con un Tweet
Brando, Depardieu, Trintignant, De Niro… Si #Bertolucci a tourné avec les plus grands et les a magnifiés à l’écran, c'est parce qu'il était lui-même un géant. Il va manquer au septième art – cet art auquel il a tant donné.
— Franck Riester (@franckriester) 26 novembre 2018
I tedeschi del Der Spiegel chiudono il loro omaggio scrivendo che “I suoi personaggi preferiscono ritirarsi dalla strada e spesso possono essere capiti bene. Bertolucci chiede cosa faremmo con le nostre vite se potessimo evitare ogni autorità. Mostra cosa succede quando le persone si prendono tutte le libertà. Bertolucci, non era solo il giovane con il burro. Ma anche il vecchio sognatore”.
The Guardian scrive “La reputazione di Bernardo Bertolucci è brillante e complessa: è stato uno dei giganti del cinema europeo, un combattente antifascista entusiasta della cultura del dopoguerra, un teologo della liberazione del cinema che si sforzava di comprendere le richieste in competizione del radicalismo cattolico e il marxismo a sinistra. Bertolucci divenne una figura chiave della straordinaria new wave italiana (al fianco, e alla pari di, Antonioni, Fellini e Pasolini) ma - in modo univoco - fece una transizione di successo verso la grande la produzione cinematografica hollywoodiana con The Last Emperor del 1987, che ha vinto nove premi Oscar , tra cui miglior film e miglior regista per Bertolucci”.
Fa eco il Times che lo descrive così “Un comunista autodichiarato che dirigeva sontuosi drammi visivamente avvincenti, era un cineasta polarizzante i cui importanti film politici (Il conformista e il 1900 sono critiche feroci al fascismo italiano) erano spesso sottoquotati dalla sua predilezione per il tipo di "sensualità" esagerata che ha poca credibilità nell'era del Me Too”.
Il Washington Post invece ricorda l’uscita, nel 1972, di Ultimo Tango a Parigi “Quando "Last Tango in Paris" è stato presentato al New York Film Festival nel 1972, "il pubblico", ha scritto il critico cinematografico newyorkese Pauline Kael, "era in uno stato di shock" - sobbalzato da un'opera d'arte targata X. "Questo deve essere il film più potentemente erotico mai realizzato", ha scritto Kael, "e potrebbe rivelarsi il film più liberatorio mai realizzato". Brando e lo scrittore-regista del film, Bernardo Bertolucci, "hanno cambiato il volto di una forma d'arte ", ha aggiunto. "Chi era preparato per quello?".