Renzi, se Pd perde ballottaggi non mi dimetto

Roma - "Se il Pd perde a Roma e a Milano non mi dimetterei, assolutamente no. Se il Pd perde a Roma ho l'impressione che salterebbero le Olimpiadi del 2024". Matteo Renzi unisce in un colpo solo due segnali: uno sulla sua leadership, e sulle ipotetiche ripercussioni di un voto amministrativo di fronte al quale torna invece a mettere nel mirino i 5 Stelle. Perche' e' chiaramente la dichiarata ostilita' di Virginia Raggi alla candidatura di Roma 2024 il bersaglio dell'annotazione del presidente del Consiglio, nell'intervista a Otto e mezzo. E allora, "i risultati delle amministrative non cambiano niente", ribadisce Renzi che ricorda invece come "il referendum e' sulla Costituzione e siccome non sono qua perche' ho vinto un concorso a premi, se perdo cambio mestiere". Resa dei conti con il dissenso interno rinviata a ballottaggi archiviati, perche' "queste cose qui fanno arrabbiare i nostri: al centro non puo' esserci la distinzione tra turbo-renziani e non turbo". Ragion per cui "dopo i ballottaggi nel partito entriamo con il lanciafiamme". Chiarisce, Renzi, che "non c'e' un'alleanza tra il Pd e Verdini in Italia", e ammette che "abbiamo un problema di classe dirigente, perche' in altri paesi ci si confronta non ci si fa la guerra nello stesso partito". Di piu', "mi colpisce che ci sia questa continua guerriglia interna invece di parlare dei problemi veri". Comunque, "non faremo un unico vicesegretario, non e' cosi' che si risolvono i problemi". "Abbiamo un problema sui territori? Puo' darsi", riconosce Renzi che torna a punzecchiare il suo predecessore alla guida del Pd: "Sulle metafore di Bersani confesso di essere ammirato. Io penso che il Pd sia nettamente il primo partito d'Italia, senza ombra di discussione".
Archiviata l'analisi del voto delle elezioni comunali di domenica, la politica guarda avanti e pensa ai ballottaggi e il dato del giorno sono le scintille tra Pd e M5s. Dopo lo scontro di ieri sui dati elettorali, oggi il blog di Beppe Grillo attacca Matteo Orfini. In un post si mettono a confronto le dichiarazioni dei mesi passati e di oggi e bolla ironicamente il presidente Pd come "Orfini, detto il coerente". "Ieri e oggi. Tutto da ridere" si legge sul sito pentastellato. Immediata la replica del diretto interessato, per cui Grillo "fa schifo". "Uno si abitua a tutto: ai troll, alla violenza verbale, alle minacce, agli insulti", scrive Orfini, che parla di uno stile di dibattito pubblico degradato. "L'importante e' non accettare mai di scendere a questo livello e rispondere col sorriso, anche se non e' facile. Certo, a volte davvero si esagera"; il post di Grillo su di lui, afferma il presidente Pd "e' un classico caso di click baiting: si inventa un titolo 'scandalistico' per fregare i lettori e fargli aprire il link. Di fatto e' una piccola truffa. Anche un po' squallida. Grillo oggi lo fa con me, qualche giorno fa aveva fatto di peggio, usando la strage di Capaci. La cosa piu' triste e' che lo fa per soldi. Perche' a questo serve il click baiting: piu' contatti, piu' pubblicita', piu' soldi". E la campagna di Roma la fa da padrona, almeno oggi, e Roberto Giachetti assicura: "Ho compreso il segnale di protesta dietro il voto di domenica, non prevedo un cambio di strategia quanto un cambio di scenario. Puntero' sulle periferie e sui problemi concreti di Roma, la demagogia la lascio alla Raggi".
Nel frattempo gli uffici elettorali della Capitale stanno verificando verbali e tabelle di scrutinio e al momento sarebbero almeno 30 le sezioni in cui si riscontrano anomalie, tali da richiedere una verifica piu' approfondita, o, come extrema ratio, il riconteggio di tutte le schede. Intanto i partiti che non hanno piazzato i loro candidati per il secondo turno si interrogano su chi appoggiare nella scelta finale e gia' fioccano molte schede bianche. E' il caso della sinistra di Giorgio Airaudo a Torino, che non si schiera ne' con Piero Fassino ne' con Chiara Appendino. Mentre Beatrice Lorenzin, ministro ed esponente di Ncd, nel chiedere un incontro anticipa: "Come cittadina appoggio Giachetti, non ho dubbi". Il Pd e' alle prese con una riflessione sulle alleanze e soprattutto a quella parlamentare con Ala guidato da Denis Verdini. Ma le polemiche si allargano al centrodestra, perche' Giorgia Meloni tuona contro le parole di Alessandra Mussolini che ha sostenuto che Silvio Berlusconi l'ha candidata al solo scopo di impedire alla leader di Fdi di arrivare al ballottaggio. Una "badogliata", attacca Meloni. Un 'mandato' che Toti e Bergamini negano recisamente perche', assicurano gli 'azzurri', "FI e' in campo per vincere e non per ostacolare gli alleati". (AGI)