Roma – (di Giancarlo Strocchia) Culla della civiltà e centro di scambi commerciali. Il Mediterraneo, patria di grandi condottieri come Alessandro Magno, oggi torna ad essere protagonista nel settore energetico, un elemento che potrebbe contribuire a normalizzare un clima geopolitico ancora esposto a rischi di instabilità.
Una enorme opportunità economica e politica proveniente da un’area che, come racconta Moises Naim economista e scrittore di fama internazionale nonché esperto di energia, in un editoriale contenuto nel numero 31 di Oil, può riservare grandi sorprese in riferimento alla necessità, soprattutto per l’Europa, di individuare nuove e proficue fonti di approvvigionamento di gas naturale. “Le tecnologie rivoluzionarie utilizzate per esplorare e per produrre il gas e il petrolio che si trovano nelle acque profonde del Mediterraneo hanno portato alla scoperta di quantità di idrocarburi che, una volta commercialmente disponibili, riscriveranno la mappa energetica del Medio Oriente e dell’Europa” – sottolinea Naim. “La grandezza e, in modo particolare, la posizione strategica di queste scoperte di gas vicine al mercato europeo – osserva Naim - sono così importanti che il loro impatto positivo supererà probabilmente l’impatto dei prezzi troppo bassi o le norme eccessivamente onerose […] le aspettative regionali di autosufficienza energetica hanno già provocato delle alleanze politiche e accordi nuovi e sorprendenti tra i Paesi della regione. Forse l’esempio più importante è la recente alleanza tra Israele, Grecia e Cipro che, secondo le dichiarazioni ufficiali, ha come obiettivo quello di promuovere una partnership trilaterale in diversi ambiti di comune interesse e di lavorare insieme verso la promozione della pace, della stabilità, della sicurezza e della prosperità nel Mediterraneo e nella regione più ampiamente intesa”.
Una visione condivisa anche dal ministro Greco per l’Energia, Panos Skourletis, che nell’intervista pubblicata da Oil , proprio in riferimento all’intesa raggiunta rimarca come “La cooperazione tra i 3 Paesi costituisce una scelta strategica di grande importanza per noi. Si è messo in moto un processo che porterà alla definizione di un nuovo panorama energetico nella regione, foriero di molteplici benefici. La Grecia ambisce a presentarsi come ponte energetico che unisce Israele e Cipro con l’Europa. Si tratta di un’iniziativa che sostiene il più generale sforzo di trasformare il nostro Paese in hub energetico.” La Grecia, come anche Cipro, occupa una posizione geograficamente propizia a candidarsi quale territorio di passaggio delle più importanti infrastrutture che dovrebbero rivoluzionare radicalmente l’assetto energetico dell’area del Mediterraneo Orientale, favorendo la tanto sospirata diversificazione delle vie di approvvigionamento del gas e del petrolio, promossa anche dalla Commissione europea attraverso il progetto dell’East Mediterranean gas hub. Una prospettiva che sta molto a cuore ad Atene, visto che dall’auspicato sfruttamento economico di queste risorse potrebbe arrivare finalmente la tanto sospirata boccata d’ossigeno capace di risollevare un’economia soffocata da una crisi che ha messo a rischio non solo le sorti interne del Paese ma l’intera Unione europea.
Un altro paese che da questa situazione intende ottenere i maggiori benefici possibili è il Libano. Beirut acquista ogni anno circa 7 milioni di tonnellate di prodotti petroliferi, valore che pesa sul prodotto interno lordo per circa il 10%. Il perdurare dei prezzi bassi sul mercato petrolifero porta beneficio al paese che ha ridotto la spesa per le importazioni da 7,2 miliardi di dollari agli attuali 5 miliardi.
Nell’intervista rilasciata a Oil, il ministro dell’Energia, Arthur Nazarian, nonostante sottolinei quanto questa situazione favorisca l’economia locale, consentendo alle aziende di competere con altri Paesi della regione, specifica che per il futuro il governo di Beirut punta allo sfruttamento dei giacimenti di idrocarburi presenti nella sua “zona economica esclusiva‘ (Zee), le cui capacità non sono ancora state rese pubbliche. Tante le iniziative intraprese in tal senso. “Il Libano ha già formulato, con il supporto del programma norvegese “Oil for Development‘, una legge che regola lo sfruttamento dei giacimenti petroliferi nazionali. Abbiamo inoltre avviato una cooperazione con l’IFP (Institut Français du Pétrole), che ci ha fornito l’assistenza necessaria a interpretare i dati geo-fisici dei nostri fondali marini, e sottoscritto vari protocolli di collaborazione tecnica e trasferimento di conoscenze e tecnologie con i Paesi disposti a offrire il loro sostegno.” La scoperta d’importanti riserve di petrolio e gas ha rilanciato le speranze di una futura indipendenza energetica del Libano, accrescendo le aspettative per una stabilizzazione del Paese”.
Il ministro ha ricordato che il Libano, infatti, non ha un presidente dal maggio 2014 ed il congelamento della vita politica blocca le gare per la concessione delle licenze alle compagnie energetiche. In questo quadro, il governo tenta di diversificare gli approvvigionamenti. Come sottolinea lo stesso Nazarian, “l’obiettivo è portare entro il 2020 la produzione energetica derivante dalle rinnovabili al 12% del totale, con l’installazione di pannelli solari e la realizzazione d’impianti eolici”. (AGI)