L'anidride carbonica su Encelado, una delle lune oceaniche di Saturno, potrebbe essere controllata da reazioni chimiche che avvengono sul fondo marino. Questo è quanto emerge da uno studio del Southwest Research Institute (SwRI), che ha sviluppato un nuovo modello geochimico per analizzare la struttura interna di Encelado, suggerendo che potrebbe essere molto più complessa di quanto si ritenesse in precedenza. "Comprendendo la composizione delle nubi e dei pennacchi di gas, possiamo capire qualcosa in più sugli oceani, se possano ad esempio ospitare la vita così come la conosciamo", spiega l'autore dello studio Christopher Glein, ricercatore presso il SwRI.
"Abbiamo elaborato una nuova tecnica per analizzare la composizione del pennacchio gassoso e stimare la concentrazione di CO2 disciolta nell'oceano. Ciò ha consentito la modellizzazione per sondare i processi interni più profondi", prosegue il ricercatore. "Sulla base delle nostre scoperte, Encelado sembra trattenere massicce dosi di carbonio. I climatologi sulla Terra si stanno interrogando sulla possibilità di utilizzare un simile processo sul nostro pianeta per mitigare le emissioni industriali di CO2", aggiunge.
Un altro fenomeno che contribuisce alla complessa struttura della luna saturniana, secondo quanto riportato dalla rivista Geophysical Research Letters, è la probabile presenza di aperture idrotermali all'interno di Encelado. Sul fondo dell'oceano terrestre, le prese d'aria idrotermali emettono fluidi caldi, ricchi di energia e carichi di minerali che permettono agli ecosistemi unici popolati da creature insolite di prosperare.
"L'interfaccia dinamica di un nucleo complesso potrebbe potenzialmente creare fonti di energia che potrebbero sostenere la vita", afferma Hunter Waite del SwRI, coinvolto anche nell'analisi dei dati della missione Cassini-Huygens, un progetto congiunto delle agenzie spaziali americana, italiana ed europea che dal 1997 al 2017 ha contribuito alla nostra conoscenza del Sistema solare e in particolare del pianeta Saturno.
"Sebbene non abbiamo trovato prove della presenza di vita microbica nell'oceano di Encelado, la crescente evidenza di squilibrio chimico offre un allettante suggerimento che potrebbero esistere condizioni abitabili sotto la crosta ghiacciata della luna", prosegue Waite.
"Le implicazioni sulla possibilità di vita sul satellite spiegata da una struttura eterogenea del nucleo sono intriganti. Il nostro modello potrebbe spiegare come i processi di differenziazione e alterazione planetaria creino le condizioni chimiche ed energetiche necessarie alla vita nel sottosuolo", aggiunge Glein.