AGI – “Prima o poi la guerra finirà e se è importante sostenere l’Ucraina, bisogna anche pensare al futuro, ai ponti con la società Russia che l’Occidente dovrà costruire per raggiungere la società russa in tempi di pace” – così all’AGI Marina Sakharov-Liberman, scienziata e nipote del fisico e premio Nobel per la pace Andrej Dmitrievič Sacharov, perseguitato politico del regime sovietico.
A Roma, all’Accademia dei Lincei per un convegno dedicato alla memoria del fisico Lev Pitaevskii – convegno organizzato oltre che dall’Accademia stessa nella persona in particolare di Sandro Stringari, anche dall’Università di Trento e da quella di Firenze – Marina Sakharov-Liberman ha fatto il punto sull’impegno per la difesa dei diritti umani in Russia, a partire dalle notizie recentemente giunte dello sgombero del Sakharov Center a Mosca.
Le notizie che sono giunte in Italia del recente sgombero del Sakharov Center hanno preoccupato molti perché sembrano l’ennesimo segno della repressione del dissenso in Russia. Cosa è accaduto esattamente?
Senza dubbio attualmente la Russia sta attraversando una marcata fase di repressione del dissenso. Una fase che sta peggiorando, con i media indipendenti forzati a chiudere. Nel caso del Sakharov Center la faccenda non è stata così “diretta”. Il Centro, nel 2014 era stato dichiarato “agente straniero” e sottoposto ad una assai restrittiva legge russa a riguardo. La più recente conseguenza della legge è stata che le autorità di Mosca hanno notificato al Centro l’obbligo di lasciare i locali pubblici dove esercitava le sue attività in affitto, perché la legge vieta qualsiasi forma di aiuto pubblico agli “agenti stranieri”.
Qual è la situazione del Centro al momento?
Per anni il Centro ha rappresentato uno dei punti di riferimento principali per tutti coloro che in Russia e non solo si sentivano legati ai valori della libertà e dei valori umani e cercavano di difenderli nel Paese. Ora il Centro ufficialmente non è chiuso, ma le sue attività sono diventate quasi impossibili.
Più in generale qual è la situazione di coloro che difendono i diritti umani in Russia, stanno cercando di portare avanti comunque le loro battaglie o sono costretti ad attendere tempi migliori?
In realtà è molto difficile dirlo; è una realtà molto variegata e complessa. C’è un enorme potenziale per l’azione ma è anche vero che molti sono costretti ad avere un profilo basso. Si può solo sperare che le condizioni possano migliorare in futuro e che la società russa possa diventare più ricettiva al messaggio della tutela dei valori di libertà.
Uno dei tempi che più aveva a cuore suo nonno era la questione delle armi nucleari e dei pericoli correlati. In una Sua intervista precedente ha raccontato che lui temeva grandemente la sconsideratezza con la quale i membri del regime sovietico trattavano la questione. Crede che la situazione sia peggiorata?
Quando Andrej Sacharov si impegnò su questi temi i maggiori problemi derivavano dalla proliferazione e soprattutto dalle conseguenze dei test relativi alle armi atomiche. Ora la situazione è evidentemente peggiore. In questo caso si discute di uno scenario bellico in atto e del possibile concreto utilizzo di quelle armi. Anche solo gli accenni che vengono dal regime russo a un tale potenziale utilizzo sono preoccupanti. Per non parlare del fatto che spesso e volentieri, soprattutto in termini di propaganda anche nei media, non si ha a che fare con accenni ma con dichiarazioni esplicite. Dichiarazioni oltraggiose perché le conseguenze sarebbero disastrose per il Paese e per tutto il Mondo.
Crede che l’Occidente abbia una idea falsata della società russa e se sì cosa si può fare per avere una migliore comprensione di quello che avviene in Russia anche al di là del governo?
È una domanda assai complessa e la risposta richiederebbe un altro tipo di approfondimento. Quello che posso dire è che non solo gli occidentali ma molti russi nel mondo sono sbigottiti da quello che sta avvenendo in Russia e hanno difficoltà a comprenderlo. Ciò detto credo sia importante tenere a mente che prima o poi la guerra finirà e che sarà necessario costruire nuovi ponti con la società russa. In particolare credo e spero che la Scienza possa rappresentare un canale privilegiato di comunicazione. Scienza che va anche sostenuta in Ucraina, dato che molto probabilmente la conoscenza scientifica sarà alla base della costruzione della futura Ucraina.