
La nuova commissione europea
Per la prima volta nella storia dell’Unione europea, l’organo è guidato da una donna
Il primo dicembre del 2019 si è insediata la nuova Commissione europea. Per la prima volta nella storia dell’unione, l’organo è guidato da una donna. La tedesca Ursula von der Leyen è infatti stata eletta presidente, quattordicesima persona a ricoprire questo incarico dal 1958 a oggi.
La Commissione è sostenuta da un’alleanza di governo molto ampia, con numerosi partiti europei a sostegno della squadra. La genesi che ha portato alla sua nascita, con la percentuale più alta di donne mai registrata, non è stata però priva di insidie. Per l’Italia, per la prima volta dal 2009, nessuna vicepresidenza.
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L'esito del voto e i commissari respinti
I due principali partiti, quello popolare e quello socialista, hanno subito ingenti perdite in termini di seggi, equilibrando di molto i rapporti di forza all’interno del parlamento.
Le elezioni europee del 2019 hanno notevolmente variato la composizione del Parlamento europeo. I due principali partiti, quello popolare e quello socialista, hanno subito ingenti perdite in termini di seggi, equilibrando di molto i rapporti di forza al suo interno. A trarne vantaggio sono stati sia il gruppo dei liberali che quello dei verdi, entrambi in crescita rispetto al Parlamento precedente, rispettivamente di 41 e di 24 seggi.
Composizione del parlamento europeo 2019
Il processo di audizioni dei commissari candidati ha riservato non poche sorprese, persino prima che iniziasse. Il 26 settembre la commissione giuridica del parlamento europeo ha respinto i commissari candidati Rovana Plumb (Romania) e László Trócsányi (Ungheria) durante l'esame preliminare delle dichiarazioni sui conflitti d’interesse.Un atto che è stato confermato il successivo 30 settembre e ha portato a congelare la procedura della loro audizione.
Il 10 ottobre successivo, dopo essere stata sottoposta a una seconda audizione, le commissioni parlamentari competenti hanno respinto anche la nomina di Sylvie Goulard (Francia). Il successivo 24 ottobre il presidente Emmanuel Macron ha proposto, d'intesa con Ursula von der Leyen, come nuovo candidato commissario francese Thierry Breton, cui è stato assicurato lo stesso portafoglio attribuito a Goulard.
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La composizione della Commissione
Oltre alla presidente, la commissione è composta da 3 vice presidenti esecutivi, 3 vice presidenti, e 11 commissari “semplici”
Il primo dato politico sulla composizione della commissione europea riguarda la rappresentanza dei paesi. In seguito alla Brexit infatti, per la prima volta dal 1973, il Regno Unito non è rappresentato nella commissione europea.
Il 14 novembre, a causa del rifiuto del governo britannico di nominare un nuovo commissario prima delle elezioni del 12 dicembre, si è proceduto alla formalizzazione della squadra a sostegno di von der Leyen, senza la presenza di un politico proveniente da Londra.
Composizione delle commissioni europee dal 1958 ad oggi per gruppo di appartenenza
Oltre alla presidente, la commissione è composta da 3 vice presidenti esecutivi, 3 vice presidenti, e 11 commissari “semplici”. Dieci dei commissari, come d’altronde von der Leyen, rappresentano il Partito popolare europeo, gruppo più presente.
Secondo gruppo più rappresentato è quello dei socialisti, con 9 commissari, seguito da quello dei liberali, con 4 commissari. A segnare una differenza, specialmente con la precedente esperienza Juncker, è proprio il peso dei gruppi storicamente meno influenti e corposi all’interno del parlamento europeo.
Nel 2014 la commissione Juncker era composta al 78,57% da commissari o popolari o socialisti, con la squadra von der Leyen il dato è sceso al 70,37%. Questo evidenzia come gli equilibri all’interno della politica europea stiano cambiando, con partiti storicamente minori, in primis liberali, verdi e riformisti, con un ruolo sempre crescente.
Mettendo i commissari su mappa appaiono evidenti alcune “divisioni” territoriali. Il blocco S&d sembra essere circoscritto alla penisola scandinava (Finlandia e Svezia) e al sud Europa (Italia, Portogallo e Spagna). Al tempo stesso emerge in maniera chiara il blocco popolare/conservatore che parte dalla Germania e che segue una linea di confini evidente: Austria, Ungheria, Croazia, Romania, Bulgaria e infine Grecia.
Partito europeo di provenienza dei commissari europei
Età media e parità di genere
Un primo elemento caratterizzante della commissione guidata da Ursula von der Leyen è che si tratta della seconda più anziana dal 1958 ad oggi. Con i suoi 56 anni di età media, solamente la terza commissione Delors (1993) aveva fatto registrato un valore più alto.
Un elemento non da poco, reso ancora peggiore dal fatto che non succedeva da oltre 15 anni che ci fosse un’impennata tale nell’età media. Dal 1995 in poi infatti non si erano mai superati i 54 anni d’età, e questo rappresenta sicuramente un elemento da non sottovalutare.
Età media della commissione europea dal 1958 ad oggi
Considerando i singoli membri della commissione sono molte le considerazioni da fare. La prima è che il lituano Virginijus Sinkevičius, a cui è stata affidata la delega all’ambiente, è con i suoi 29 anni il più giovane commissario europeo della storia. Un record che supera di quasi 10 anni quello precedente, detenuto da Manuel Marin, che nel 1985 fu nominato vicepresidente della commissione Delors I a 37 anni.
Al tempo stesso, se da un lato è presente il commissario più giovane della storia, all’interno della squadra von der Leyen è anche stato nominato il più anziano commissario della storia.
Parliamo nello specifico dello spagnolo Josep Borrell i Fontelles, nuovo alto rappresentate per gli affari esteri, che ricoprirà ora l’incarico avendo già compiuto 72 anni. Viene così superato il precedente record, detenuto da Giorgios Contogeorgis (Grecia), diventato commissario per trasporti e pesca nella commissione Thorn all’età di 69 anni.
Storicamente il nostro paese è tra quelli che ha avuto i commissari europei più anziani. L’età media al momento della nomina è di 57,41 anni e in questo senso la nomina di Gentiloni (65 anni) non fa altro che alzare ulteriormente il dato. In generale solamente 4 paesi hanno fatto registrare un valore superiore, hanno avuto quindi dei commissari europei con età media più alta: Paesi Bassi (57,72 anni), Malta (57,8), Cipro (58,8) e Croazia (61).
Età media dei commissari per paese di provenienza, dal 1958 ad oggi
Se da un lato l’età media non va certamente nella direzione di un ringiovanimento della classe politica europea, bisogna però dire che in tema di parità di genere le cose sono certamente migliorate. L’attuale Commissione è quella con il migliore equilibrio di genere tra uomini e donne dal 1958 ad oggi. Su 27 membri infatti ben 12 sono donne, il 44,44% del totale.
Rispetto alla precedente Commissione Juncker la percentuale di donne è cresciuta del 38,27%, per la prima volta avvicinandoci alla soglia ideale di piena parità tra i due sessi. Rispetto al passato sono quindi stati fatti ottimi passati in avanti, un dato che assume ancora più valore se si considera che la prima donna commissaria è stata nominata solamente nel 1989.
Composizione della commissione, donne e uomini a confronto
La parità di genere nella commissione europea è sempre stata un’utopia. Basti pensare che dei 311 commissari nominati dal 1958 ad oggi, 257 erano uomini e solamente 54 donne.
Se da un lato è vero che storicamente sono state poche le donne commissarie, dall’altro alcuni paesi si sono contraddistinti per avere messo in campo delle politiche migliorative in questo campo. Delle 54 donne che hanno fatto parte della commissione europea, ben 6 provenivano dalla Svezia (l’11,11%) e 5 dalla Danimarca (9,26%). I due paesi messi insieme sono quelli che maggiormente hanno contribuito al miglioramento della parità di genere.
Un altro modo per vedere questa tipologia di dato è analizzare la percentuale di donne e uomini nominati dai singoli stati membri. Dei 34 commissari europei che hanno rappresentato l’Italia, per esempio, solamente 2 erano donne, il 5,88%: Emma Bonino e Federica Mogherini. Tra i grandi paesi europei il nostro è quello che ha fatto registrare il valore peggiore: Spagna (6,67%), Francia (9,38%), Germania (9,68%) e Regno Unito (10,53%).
Dei 28 paesi presi in considerazione 2 hanno raggiunto una piena parità di genere nelle nomine. Le 4 nomine fatte da Repubblica Ceca e Romania, erano suddivise equamente tra uomini e donne.
Tre paesi hanno invece fatto registrare invece un valore sproporzionato a favore delle donne: Cipro (con il 60% dei ruoli da commissario andati a donne, 3 su 5), Svezia (l’85,71% - 6 su 7) e infine la Bulgaria. Quest’ultimo paese ha nominato solamente donne per ricoprire i 4 incarichi nella commissione europea che ha avuto negli anni
Percentuale di donne commissario sul totale dei commissari, per stato membro (1958-2019)
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I ruoli chiave nella Commissione europea
La presidente von der Leyen è affiancata da 4 vice presidenti esecutivi e 4 vice presidenti
Per entrare un po’ meglio nella materia è lecito soffermare parte dell’analisi sulle posizioni chiave all’interno della commissione europea. Novantasei degli incarichi presi in considerazione dal 1958 ad oggi meritano una maggiore attenzione. Parliamo nello specifico dei 17 presidenti e 79 vice presidenti.
La presidente von der Leyen è affiancata da 4 vice presidenti esecutivi e 4 vice presidenti. Ecco nel dettaglio le posizioni di maggior peso nell'attuale commissione europea:
Anche qua la parità di genere tra i ruoli chiave è in miglioramento. Storicamente mai oltre il 33%, per la prima volta le donne rappresentano il 44,44% dei ruoli chiave all’interno della commissione europea: 4 incarichi su 9. In totale dal 1958 ad oggi le donne hanno ricoperto l’11,46% dei ruoli chiave. Ricordiamo che mai prima di oggi una donna aveva ricoperto il ruolo di presidente, e che 10 donne hanno avuto il ruolo di vicepresidente.
Facendo questo tipo di analisi per partito europeo, come per la parità di genere, anche qua vengono rispettate le proporzioni emerse analizzando la composizione dell’intera squadra di governo. I conservatori hanno il 44,44% dei ruoli chiave nella commissione von der Leyen, nonché la presidente stessa, i socialisti il 33,33%, e i liberali il 22,22%. Proporzioni che rispettano anche l'andamento storico dal 1958 ad oggi. Focalizzando l’attenzione solo sul ruolo di presidente, in oltre la metà dei casi (9 su 17) il politico è stato espressione dell’ala popolare/conservatrice del parlamento europeo, mentre in 5 casi proveniva dal partito socialista europeo.
Portando la stessa tipologia di considerazioni a livello territoriale emergono quelli che hanno rappresentato i paesi più influenti in Europa. L’Italia è lo stato membro che ha ottenuto il più alto numero di posizioni chiave dal 1958 ad oggi: 2 presidenze (Malfatti nel 1970 e Prodi nel 1999) e ben 13 vice presidenze. L'ultima in ordine di tempo quella di Federica Mogherini nella commissione Juncker.
Presidenti e vice presidenti della commissione europea, per stato membro
Con più presidenze totali ma meno vice presidenze invece Franca e Germania. Entrambi i paesi hanno totalizzato 12 incarichi chiave dal 1958 ad oggi. La prima, tra le altre cose, ha registrato il più alto numero di presidenti della commissione europea (4), dovuto principalmente ai 3 mandati di Jacques Delors (dal 1985 al 1995). Da notare come il Lussemburgo, nonostante abbia avuto solamente 4 incarichi chiave, abbia guidato la commissione europea in 3 diverse occasioni, lo stesso numero totalizzato dalla Germania. Parliamo nello specifico di Gaston Thorn nel 1981, di Jacques Santer nel 1995 e infine del presidente uscente Jean-Claude Juncker (2014). Le presidenze a guida tedesca, oltre all’attuale, sono invece state le prime 2 presidenze, quelle del 1958 e del 1962, entrambe con Walter Hallstein.
I commissari italiani
Gli incarichi italiani nella commissione europea dal 1958 ad oggi sono stati 34, ricoperti da 24 politici. L’ultimo in ordine di tempo è Paolo Gentiloni, che nella squadra capitanata da Ursula von der Leyen ricopre ora l’incarico di commissario agli affari economici. L’ex premier diventa così il secondo esponente del Partito democratico ad avere ricoperto un ruolo di rilievo nella massima istituzione europea, dopo la vicepresidenza di Federica Mogherini durante il quinquennale che si è appena concluso.
Nella storia recente Forza Italia è stato il partito che ha espresso il maggior numero di commissari. Prima con Frattini e Tajani nella prima commissione Barroso, entrambi vice presidente, e poi sempre con Tajani nella seconda commissione Barroso. Per la prima volta dal 2009 all’Italia nessun ruolo chiave nella Commissione europea (presidenza e vice presidenze).
Come abbiamo avuto modo di vedere l’Italia è il paese europeo che nella storia della commissione europea ha ricoperto il più alto numero di posizioni chiave tra presidenze e vice presidenze. Nello specifico nel 1970 Franco Maria Malfatti (Democrazia cristiana) è stato nominato presidente della commissione europea, primo italiano a ricoprire tale carica.
Partito di appartenenza dei commissari che hanno rappresentato l'Italia
Dopo di lui, Romano Prodi (I democratici) nel 1999 è stato eletto al medesimo incarico, diventando il secondo e ultimo italiano a guidare la commissione europea. In aggiunta, come detto, altre 13 persone hanno ricoperto incarichi di vertici, essendo stati nominati vice presidenti della commissione europea. Per la prima volta dal 2009 però all’Italia non è stata data nessuna vice presidenza, un elemento non da poco, e che certifica sicuramente un calo di influenza al livello comunitario del nostro paese.
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