L'Italia dell'economia circolare
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L'Italia dell'economia circolare

Prefazione

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1.1. Il nuovo paradigma dell’economia circolare

  • il riutilizzo che permette di conservare il massimo valore dei prodotti. Questi infatti valgono molto di più rispetto alle materie prime che li compongono;
  • il riciclo a circuito chiuso, che comporta l'uso dei rifiuti per realizzare nuovi prodotti senza cambiare le proprietà intrinseche del materiale che viene riciclato (ad esempio plastica e vetro);
  • il riciclo a circuito aperto, noto anche come downcycling, che utilizza materiali recuperati per creare prodotti che hanno un valore inferiore rispetto a quelle prodotte in un circuito chiuso;
  • la bio-raffinazione, che permette di trasformare prodotti esausti in nuova materia prima in grado di avere alti potenziali energetici;
  • la riparazione e rigenerazione dei prodotti, che porta al loro ricondizionamento. In questo modo, rispetto al riutilizzo, c’è una conservazione ancora maggiore del valore iniziale del prodotto.

1.2. L’economia circolare conviene all’Italia?

  • in primo luogo siamo un paese di trasformazione, privo di risorse naturali, e saper trasformare al minimo livello di consumo di beni naturali oggi può diventare una gran virtù. Il nostro Paese presenta il più basso consumo domestico di materiali grezzi in Europa (8,5 tonnellate pro-capite contro le 13,5 della media UE. Questo dato dipende da molti fattori strutturali (la densità di popolazione, il clima, i settori economici presenti, il tipo di risorse di si dispone), però consente di cogliere la posizione avanzata del nostro Paese per ciò che concerne l’impatto sulle materie prime;
  • a ciò occorre aggiungere che siamo tra i più bravi ad estrarre valore dalle risorse utilizzate. un importante indicatore di base della “circolarità” di un’economia è infatti l’indice di produttività delle risorse, ossia la capacità di generare valore aggiunto contenendone al massimo l’utilizzo. Complice la crisi economica che ha estromesso dal mercato le imprese meno efficienti, l’Italia si colloca oggi ai primi posti tra i paesi europei per quanto concerne la capacità di generare valore a partire dalle risorse impiegate nei processi produttivi (3,34 euro di Pil per ogni kg di risorse, contro un valore medio europeo di 2,2 €/kg);
  • Il terzo elemento da considerare attiene alla crescita costante di tutte le filiere di valorizzazione che si collocano a valle dei processi produttivi e di consumo. Tra i grandi paesi europei, ad esempio, l’Italia si colloca oggi al primo posto per “circolazione” di materiali recuperati all’interno dei processi produttivi (18,5% di riutilizzo contro il 10,7% della Germania). Avviamo a riciclo 48,5 milioni di tonnellate di rifiuti non pericolosi avviati (contro i 29milioni circa di Francia e Regno Unito).
  • anche con riferimento ai rifiuti le performance italiane sono molto migliorate negli ultimi 15 anni cambiando completamente il quadro esistente. Sulla totalità dei rifiuti prodotti (129 milioni di tonnellate) solo il 21% viene avviato a smaltimento (contro il 49% della media europea). Si tratta di un mercato complessivo superiore ai 23 miliardi/anno (15% del mercato europeo). Le imprese che operano nel settore sono circa 10500 ed occupano circa 133.000 addetti. La sola industria del riciclo si stima produca 12,6 miliardi di euro di valore aggiunto corrispondenti a circa l’1% dell’intero PIL italiano. D’altra parte, sulla totalità dei rifiuti trattati, l’Italia ne avvia al riciclo il 76,9% (36,2% la media UE). Anche il campo dei rifiuti urbani – un mercato che vale circa 10 miliardi di euro - la situazione è in rapida evoluzione. Nel 1999 il 68% dei rifiuti veniva mandato direttamente a smaltimento. Oggi questa percentuale è scesa all’8% circa;
  • infine, un ultimo elemento connesso con il concetto di circolarità riguarda l’attenzione degli italiani per il “second hand”. Nel 2017 il 48% degli italiano ha acquistato o venduto beni usati con una crescita dell’11% rispetto al 2016. Si tratta di un mercato che vale 21 miliardi di euro (1,2% del Pil). Considerando che il 42% degli acquisti è avvenuto online, si colgono immediatamente le connessioni tra la crescita digitale e le opportunità dell’economia circolare.
 Giorgio De Rita (Ad Censis) e Riccardo Luna (Direttore responsabile Agi) alla presentazione del Rapporto alla Maker Faire Rome, ottobre 2018
 Giorgio De Rita (Ad Censis) e Riccardo Luna (Direttore responsabile Agi) alla presentazione del Rapporto alla Maker Faire Rome, ottobre 2018

1.3. L’indagine Agi-Censis: una ricognizione sulla “cultura della circolarità”

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