GLI EUROPARLAMENTARI ITALIANI

L’Italia è seconda per posizioni chiave istituzionali, tra la Germania e la Francia

Secondo quanto stabilito dal trattato di Lisbona, il Parlamento europeo è composto da 751 membri, compreso il presidente. Ogni paese può avere da un minimo di 6 a un massimo di 96 eurodeputati, attribuiti in maniera “degressivamente proporzionale”. Questo significa che i paesi meno popolosi hanno, in proporzione, più parlamentari. Il paese che possiede il maggior numero di seggi è la Germania, che con 96 eurodeputati rappresenta il 12,8% del Parlamento. Seguono la Francia e l’Italia con rispettivamente il 9,87% e il 9,73% dei seggi. 

Ma il Parlamento europeo non è organizzato sulla base della nazionalità dei deputati. Le liste elettorali per il rinnovo del Parlamento sono presentate dai partiti nazionali, ma una volta eletti gli eurodeputati si dividono in gruppi basati sull'affinità politica. Per la formazione di un gruppo sono necessari almeno 25 deputati provenienti da un quarto degli stati membri (7 paesi). I gruppi attualmente sono otto, a cui si aggiungono i non iscritti.

 

Popolari e socialisti sono i gruppi più numerosi del Parlamento europeo

Composizione del Parlamento europeo alla fine della legislatura VIII

DA SAPERE: Per formare un gruppo al Parlamento europeo sono necessari un minimo di 25 deputati provenienti da almeno 1/4 degli stati membri.
FONTE: elaborazione Agi-openpolis su dati del Parlamento europeo.

 

I gruppi più numerosi sono il Partito popolare europeo (Ppe) con 216 membri e il gruppo dell'Alleanza progressista dei socialisti e democratici (S&d) con 185 membri. Seguono con 77 deputati i Conservatori e riformisti europei (Ecr) e con 69 l’Alleanza dei democratici e dei liberali per l’Europa (Alde). Il gruppo confederale della Sinistra unitaria europea/Sinistra verde nordica (Gue/Ngl) e il gruppo dei Verdi - Alleanza Libera Europea (Verdi/Ale) hanno entrambi 52 eurodeputati. Il gruppo Europa della libertà e della democrazia diretta (Efdd) ne ha 42 ed Europa delle nazioni e della libertà (Enf), gruppo nato nel 2015, ne ha 36. I restanti 20 parlamentari non sono iscritti a nessun gruppo.

I gruppi politici sono di fondamentale importanza: anzitutto permettono di collegare un europarlamentare a una componente politica, facendo chiarezza sulla posizione dei rappresentanti. Inoltre hanno prerogative che gli permettono di influire maggiormente sul procedimento legislativo: ricevono fondi e si dotano di un ufficio di presidenza e di una segreteria. I fondi ricevuti sono chiaramente proporzionati alla dimensione del gruppo stesso. Nel 2015, primo anno completo della legislatura, i fondi destinati ai gruppi erano in media €81.171,38 per ogni parlamentare. Per avere un termine di paragone, nel 2014 il contributo medio per un parlamentare italiano era di €47.856,31 alla camera e di €59.383,92 al senato.

€ 81.171,38 per eurodeputato ricevuti in media dai gruppi del Parlamento europeo in un anno (2015).

 

I risultati italiani

Il sistema elettorale vigente in Italia per la formazione del Parlamento europeo è proporzionale con sbarramento nazionale del 4%. Con le elezioni del 2014, hanno avuto accesso alla rappresentanza gli europarlamentari di 8 partiti italiani.

8 partiti italiani hanno eletto rappresentanti al Parlamento europeo con le elezioni del 2014.

Con 31 eurodeputati, il Partito democratico è uno dei partiti nazionali con la rappresentanza più significativa al Parlamento europeo, tutta in quota S&d. Seguono il Movimento 5 stelle con 17 eletti in Efdd e Forza Italia con 13, confluiti nei popolari. Al Ppe sono iscritti anche i 3 deputati della coalizione tra Nuovo centro destra e Unione di centro e l'eletto del Partito popolare sudtirolese. Infine la Lega ha conquistato 5 seggi per Enf e Lista Tsipras-l’Altra Europa 3 deputati iscritti al gruppo della sinistra unitaria europea.

 

*Svp ha ottenuto un seggio anche se non ha superato la soglia del 4% nazionale perché  i gruppi politici di alcune minoranze linguistiche hanno la possibilità di collegarsi con un’altra lista della stessa circoscrizione presentata da un partito presente in tutte le circoscrizioni.

 

I cambi di gruppo

Nel corso della legislatura ci sono stati diversi cambiamenti nella composizione dei gruppi.  Anzitutto ne è nato uno nuovo, Europa delle nazioni e della libertà (Enf), gruppo di estrema destra creato nel 2015 a cui per l'Italia aderisce la Lega e, come indipendente, l'ex M5s Marco Zanni. Con la creazione del nuovo gruppo sono scesi notevolmente i non iscritti, dove prima sedevano, tra gli altri, leghisti e rappresentanti del Front National francese. Ad aver perso più membri sono l'Efdd, il gruppo euroscettico di cui per l'Italia fa parte il Movimento 5 stelle, che è passato da 48 a 42 membri, e i due gruppi di maggioranza. Popolari e socialisti hanno infatti perso rispettivamente 5 e 6 membri dall'inizio della legislatura.

 

Sono stati i partiti più numerosi del Parlamento europeo a subire le maggiori perdite

DA SAPERE: È stata considerata la differenza tra i membri iscritti a luglio 2014 e quelli iscritti ad aprile 2019.

 

Tra gli italiani sono stati 26 i deputati a cambiare gruppo. Due venivano dai non iscritti (Mara Bizzotto e Mario Borghezio, entrambi passati con gli euroscettici di Enf). 17 cambi di gruppo sono dovuti al fatto che il gruppo Efdd si è momentaneamente sciolto nell'autunno del 2014, poiché con l'uscita dell'eurodeputata lettone Iveta Grigule erano venute meno le sette nazionalità necessarie. Tuttavia, il gruppo è stato riformato dopo pochi giorni, grazie all'adesione di Robert Iwaszkiewicz, parlamentare polacco. Anche Alessandra Mussolini è uscita dal proprio gruppo, quello dei popolari, per solo dieci giorni. Il breve passaggio tra i non iscritti era una protesta contro le dichiarazioni di alcuni membri del Cdu, partito tedesco che in Europa siede tra i popolari, a favore del Sì al referendum costituzionale italiano del 2016.

26 eurodeputati italiani hanno cambiato gruppo.

Rimangono 9 eurodeputati. Renato Soru è tornato tra i socialisti e democratici dopo essere stato tra i non iscritti per un anno in seguito alla condanna subita per evasione fiscale.

Le altre variazioni sono principalmente dovute a un cambiamento di partito nazionale. In seguito all'iniziativa dell'europarlamentare di Fi Raffaele Fitto è nato il partito Conservatori e Riformisti, a cui ha aderito anche Remo Sernagiotto. Entrambi gli europarlamentari si sono iscritti al gruppo parlamentare europeo dei conservatori e riformisti (Ecr). 

Nel 2015 Raffaele Fitto, fuoriuscito da Forza Italia, ha fondato il partito dei Conservatori e Riformisti, confluito in Direzione Italia nel 2017.

Al gruppo Ecr si sono iscritti anche, fuoriuscendo da Forza italia, Elisabetta Gardini, Stefano Maullu e Innocenzo Leontini, tutti passati al partito di Fratelli d'Italia. Rimangono tre europarlamentari usciti dal Movimento 5 stelle e dunque dal gruppo Efdd. Marco Affronte è passato ai verdi, David Borrelli ad Alde e Marco Zanni a Enf.

Infine ci sono state scissioni interne e sono nate nuove formazioni che non hanno portato a cambi di gruppo parlamentare europeo. Dal Pd sono nati Sinistra italiana e Articolo 1- Movimento Democratico e Progressista, che sono rimasti a far parte del gruppo europeo dei socialisti e democratici. Da Ncd è nato Alternativa popolare, i cui deputati sono rimasti nel gruppo di maggioranza, il Ppe.

 

I ruoli chiave del Parlamento europeo

Il numero di eurodeputati provenienti da un paese non è indicativo dell’effettivo potere di uno stato sul Parlamento europeo. Per comprendere meglio quanto uno stato possa essere influente, occorre considerare altri elementi, come i ruoli ricoperti dai singoli europarlamentari. Per questa analisi sono stati considerati come principali “ruoli chiave” presidenti e vicepresidenti di gruppi, commissioni, sottocommissioni e del Parlamento europeo. Si è fatta inoltre una distinzione tra ruoli chiave "istituzionali", con cui si intendono presidenti e vicepresidenti del Parlamento europeo, delle commissioni e delle subcommissioni, e ruoli chiave "politici", ossia presidenti e vicepresidenti dei gruppi.

Per analizzare l'influenza di un paese sul Parlamento europeo è necessario verificare quali ruoli di potere ricoprono i singoli europarlamentari.

I presidenti dei gruppi parlamentari hanno un ruolo rilevante all'interno del Parlamento. Tra le altre cose, partecipano alla conferenza dei presidenti. Questa organizza il lavoro dell'assemblea e stabilisce i tempi di parola per i lavori. Uno tra i membri non iscritti a nessun gruppo può partecipare alla conferenza, ma non ha diritto di voto. L’organo inoltre propone al Parlamento la composizione delle commissioni parlamentari, che deve riflettere per quanto possibile la composizione del Parlamento stesso. 

Ogni commissione del Parlamento europeo è specializzata su una materia. Il ruolo delle commissioni è fondamentale all'interno del processo legislativo dell'Unione, è infatti in questa sede che viene spesso decisa la posizione del Parlamento sulle diverse questioni specifiche. I presidenti delle commissioni partecipano alla conferenza dei presidenti di commissione, organo che si occupa di coordinare il lavoro.

I presidenti di gruppi e commissioni hanno un ruolo fondamentale nell'organizzazione dei lavori del Parlamento europeo.

Infine, il presidente del Parlamento europeo ricopre un ruolo fondamentale nel funzionamento dell'Unione. Coordina le attività del Parlamento, assicura il rispetto del regolamento, presiede i dibattiti dell'assemblea, firma gli atti legislativi e il bilancio dell'Unione. Inoltre convoca e presiede l'ufficio di presidenza del Parlamento e la conferenza dei presidenti. Nel corso della legislatura si alternano due presidenti del Parlamento, solitamente appartenenti ai due gruppi maggiori, in seguito a un accordo.

All'inizio della legislatura VIII è stato confermato il presidente uscente Martin Schulz, tedesco appartenente al gruppo dei socialisti e democratici. Dal gennaio 2017 è invece presidente Antonio Tajani, esponente di Forza Italia appartenente al gruppo dei Partito Popolare Europeo. I vicepresidenti sono 14, presiedono l'assemblea in caso di assenza del presidente e possono avere specifiche deleghe.

In generale, più è apicale il ruolo considerato, maggiore il gender-gap. Infatti, se le donne al Parlamento europeo rappresentano il 36,88%, tra i presidenti delle commissioni sono solo il 20%.

Più ci si avvicina ai ruoli apicali del Parlamento europeo, minore è la presenza delle donne.

Stesso discorso vale per l'Italia: vi sono ben 7 donne vicepresidenti di gruppo o commissione, ma nessuna delle nostre europarlamentari ricopre un ruolo di vertice assoluto.

 

I gruppi con più posizioni chiave

La composizione delle 20 commissioni in cui si articola il Parlamento europeo riflette il peso dei gruppi sul Parlamento stesso. Per verificare quali gruppi hanno potenzialmente più influenza sull'organizzazione e lo svolgimento dei lavori, occorre dunque vedere quali gruppi esprimono i membri che ricoprono ruoli chiave all'interno delle commissioni.

I gruppi con più key position, anche in ragione della loro dimensione, sono il Ppe e S&d, con rispettivamente 37 e 33 deputati in ruoli chiave all'interno del Parlamento. Seguono Ecr e Alde con 13 ciascuno. È da notare che oltre un terzo dei presidenti di commissione appartiene al gruppo dei popolari.

 

Popolari e socialisti detengono il 60% delle posizioni chiave

Distribuzione tra gruppi delle posizioni chiave al Parlamento europeo nella legislatura VIII

DA SAPERE: Sono stati considerati presidenti e vicepresidenti dell’ufficio di presidenza del Parlamento europeo e delle commissioni e sottocommissioni parlamentari.

FONTE: elaborazione Agi-openpolis su dati del Parlamento europeo.

 

I paesi con più posizioni chiave

I tre paesi che esprimono la maggior parte delle posizioni chiave al Parlamento europeo sono Germania, Francia e Italia, con rispettivamente 25, 21 e 16 rappresentanti tra i ruoli chiave presi in considerazione. Tale distribuzione dei ruoli di potere riflette grossomodo il peso dei paesi all'interno di tutto il Parlamento.  

 

L’Italia è terza per numero di posizioni chiave al Parlamento europeo

Posizioni chiave all'interno del Parlamento europeo nella legislatura VIII

DA SAPERE: Sono stati considerati presidenti e vicepresidenti dell’Ufficio di presidenza del Parlamento, delle commissioni e sottocommissioni e dei gruppi parlamentari.

FONTE: elaborazione Agi-openpolis su dati del Parlamento europeo.

 

Andando a distinguere i ruoli politici, ossia i presidenti e vicepresidenti dei gruppi, da quelli istituzionali, dunque presidenti e vicepresidenti di commissioni, sottocommissioni e del Parlamento europeo, si notano delle differenze tra gli stati membri.

In particolare, sono Francia, Germania e Spagna a ricoprire il maggior numero di ruoli politici, mentre l'Italia scende notevolmente nella classifica, con soli tre vicepresidenti di gruppo (Ppe, S&d e Ecr).

L’Italia al Parlamento europeo ha pochi rappresentanti tra le key position politiche ma molti tra quelle istituzionali.

Attualmente nessun italiano è presidente di gruppo, ma dall'inizio della legislatura fino alla fine del suo mandato, nel marzo del 2018, Gianni Pittella (Pd) è stato presidente del Gruppo dell'Alleanza progressista di Socialisti e Democratici, il secondo gruppo più numeroso del Parlamento europeo. Inoltre Lara Comi (Fi) è vicepresidente del gruppo più numeroso del Parlamento, il Ppe.

Dall'altro lato, l’Italia è seconda per posizioni chiave istituzionali, tra la Germania e la Francia.

Inoltre, non considerando i questori che hanno funzioni consultive, il nostro paese è l'unico ad avere tre rappresentanti nell'ufficio di presidenza del Parlamento. Uno di questi è lo stesso presidente, Antonio Tajani (Fi). Gli altri due sono David Maria Sassoli (Pd) e Fabio Massimo Castaldo (M5s), vicepresidenti. Il primo ha, tra le altre, la responsabilità del bilancio. Castaldo invece si è occupato di diritti umani, democrazia e trasporti. Molto importante è infine il ruolo ricoperto da Roberto Gualtieri (Pd), presidente della commissione per il problemi economici e monetari.

 

 

Complessivamente, quasi la metà dei ruoli chiave considerati è in quota Pd. Seguono Forza Italia con 3 key position e il Movimento 5 stelle con 2. La Lega non ha neanche un membro in posizioni chiave. Le differenze sono giustificate dal fatto che i democratici hanno quasi il doppio degli europarlamentari dei 5 stelle (31 contro 17 dopo le elezioni). La Lega invece nel 2014 ha eletto solo 5 membri.

 

Gli europarlamentari che hanno concluso il proprio mandato in anticipo

Dall'inizio della legislatura, 110 deputati hanno concluso in anticipo il loro incarico al Parlamento europeo. La sostituzione di un eurodeputato avviene secondo le norme in vigore nel paese di provenienza.

1 europarlamentare su 7 ha concluso il proprio incarico prima della fine della legislatura.

Il paese con più deputati uscenti rispetto ai seggi è l'Estonia: ben 4 deputati su 6. In termini assoluti è invece la Spagna il paese in cui più deputati hanno rinunciato all'incarico (13), seguita da Germania e Regno Unito (11).

In Italia sono 9 gli europarlamentari hanno concluso il proprio incarico in anticipo.

9 europarlamentari italiani hanno concluso il proprio mandato in anticipo.

Escluso il caso di Gianluca Buonanno (Lega), deceduto a seguito di un incidente stradale, tutti gli altri sono passati ad un altro incarico politico. La maggior parte degli europarlamentari usciti ha rinunciato alla carica europea rassegnando le dimissioni. Fa eccezione Giovanni Miccichè (Fi), già allora presidente dell'Assemblea Regionale Siciliana che, non avendo scelto ufficialmente l'incarico entro 30 giorni dalla nomina, ha visto recapitare all'euroParlamento una comunicazione dall'ufficio centrale della cassazione, in cui veniva dichiarato decaduto per incompatibilità.

Tra i casi più noti c'è quello di Matteo Salvini. Europarlamentare dal 2004, è passato al consiglio comunale di Milano nel 2006, per poi venire eletto alla camera dei deputati nel 2008. L'anno successivo è tornato al Parlamento europeo, rinunciando all'incarico nazionale. Eletto nuovamente alla camera nel 2013, ha optato ancora una volta per lo scranno di Bruxelles. Solo nel marzo 2018 ha rinunciato al seggio al Parlamento europeo a favore del Parlamento nazionale.

 

 

Occorre citare anche il particolare caso di Maurizio Lupi. Alle elezioni del Parlamento europeo del 2014 era risultato primo tra le preferenze nella circoscrizione Nord-Ovest per la lista presentata da Ncd e Udc. Lupi ha poi rinunciato allo scranno al Parlamento europeo, preferendo conservare il ruolo di ministro delle infrastrutture e dei trasporti al governo italiano. Questo significa che quando si è candidato era consapevole che non avrebbe mai ricoperto il ruolo al Parlamento europeo. La candidatura era allora finalizzata solo a far prendere più voti alla propria lista, sfruttando la propria fama.

Un politico che termina in anticipo un incarico per ricoprirne un altro altrove viene meno all'impegno preso con i propri elettori.

Simile il caso di Flavio Tosi, che ha rassegnato le dimissioni da europarlamentare dopo pochi giorni dall'elezione per continuare l'attività come sindaco di Verona.



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