Mosca - E' polemica in Russia dopo che il patriarca ortodosso, Kirill, ha firmato una petizione popolare, con cui si chiede il bando totale dell'aborto nel paese. Il primate ortodosso ha incontrato, ieri, gli attivisti del movimento "Per la vita" e "Volontari ortodossi" e ha firmato l'appello, che rappresenta un indurimento della precedente pozione della Chiesa, che finora chiedeva la cancellazione dell'interruzione di gravidanza dalla lista di pratiche coperte dal sistema sanitario pubblico, in mancanza di serie motivazioni mediche.
Sul suo sito internet, il Patriarcato di Mosca spiega che il testo dell'appello - nel quale si chiede "la fine dell'uccisione legale di bambini prima della nascita" - e' stato concordato con la Commissione sinodale per la famiglia e la protezione della maternita'. Con la petizione, i firmatari chiedono emendamenti alla legislazione vigente e il divieto degli aborti sia indotti da medicinali, che chirurgici. Il documento sostiene anche la necessita' di "riconoscere l'embrione come essere umano, la cui vita e saluta va protetta dalla legge" e per questo vietare i metodi di riproduzione assista che "umiliano la dignita' umana e uccidono bambini nella fase iniziale dello sviluppo embrionale". La notizia ha scatenato un coro di polemiche online, che, ieri sera, il portavoce del Patriarca, Vladimir Legoida, ha cercato di arginare. A suo dire, la firma della petizione da parte di Kirill "non rappresenta niente di nuovo". "La posizione di principio della Chiesa ortodossa russa non cambia ed e' quella di chiedere l'eliminazione dell'aborto dalla lista di pratiche coperte dal sistema sanitario pubblico", ha sottolineato. "Le persone contrarie all'aborto non devono pagare con i loro soldi questa procedura", ha aggiunto Legoida, ribadendo che la Chiesa "auspica che questo sia il primo passo verso una societa' dove, possibilmente, gli aborti non ci saranno affatto". Il leader del movimento "Per la vita", Sergei Chesnokov, ha scritto su Facebook che per ora la petizione ha raccolto 300.000 firme e l'idea e' arrivare a un milione per poi presentare il documento alla Duma e al presidente Vladimir Putin. L'iniziativa e' stata appoggiata anche dalla nuova ombudsman dell'infanzia, Anna Kuznetosva, una ultra ortodossa vicina al Patriarcato. Nonostante lo Stato predichi da anni il ritorno ai "valori tradizionali", che comprendono anche quelli della famiglia e della religione ortodossa, in Russia la pratica dell'aborto e' molto diffusa: nel 2014, secondo le ultime stime ufficiali, le interruzioni di gravidanza sono state quasi un milione e la cifra non tiene conto di quelle praticate in cliniche private. Per la Russia si e' parlato a lunga di 'coma demografico', ma dal 2014 la situazione e' lievemente migliorata. Lo Stato ha realizzato una serie di provvedimenti che stimolano i genitori ad avere piu' di un figlio. Nella sua politica per la ripresa demografica, il governo conta molto sull'appoggio della Chiesa ortodossa, che gestisce 29 centri di crisi per le donne incinta e le madri single con bambini. L'Unione Sovietica e' stato il primo paese, nel 1920, a legalizzare l'aborto, bandito di nuovo da Stalin, interessato a incentivare le nascite. Allo stesso scopo, il Partito comunista ha poi elargito riconoscimenti e denaro alle coppie piu' prolifiche, ma subito dopo il crollo dell'Urss il calo demografico e' diventato inarrestabile: dal 1992 al 2008 la popolazione e' scesa di oltre 12 milioni di individui fino a circa 143 milioni. La causa del fenomeno non e' certo solo l'aborto: l'alto tasso di alcolismo, una dieta alimentare povera e la diffusione dell'Hiv/Aids hanno contribuito alla situazione. (AGI)