AGI) Missione italo-turca scopre nuovi "tesori" a Karkemish
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AGI) Missione italo-turca scopre nuovi "tesori" a Karkemish

AGI) Missione italo-turca scopre nuovi "tesori" a Karkemish

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(AGI) - Roma, 17 nov. - Muri scolpiti, bassorilievi, sculture,fregi risalenti al 900 a.C.: e' un tesoro inestimabile quellovenuto alla luce a Karkemish, sito archeologico nella Turchiasud-orientale al confine con la Siria, dove dal 2011 e'all'opera una missione congiunta italo-turca. Si tratta di"scoperte come se non se ne facevano da 50 anni", sottolinea unemozionato Nicolo' Marchetti, direttore della Scuola diSpecializzazione in Beni Archeologici dell'Universita' diBologna e responsabile della missione, che sabato, insieme alsindaco di Gaziantep, Fatma Sahin, e ad Hasan Peker, docentedell'Universita' di Istanbul, ha presentato alla stampa glistraordinari risultati della campagna di scavo di quest'anno.Da oltre 10 anni impegnato a scavare nel sud-est del Paese, altelefono il professore racconta di un "sito leggendario", doveha lavorato anche Lawrence d'Arabia, "posto a cavallo dei duePaesi, 55 ettari in Turchia e 35 in Siria, con la ferrovia e ilreticolato del confine che tagliano in due la citta' antica".Proprio la sua collocazione strategica ha portato gia' nel 1920le forze armate turche a realizzare nel sito una base militare,tuttora operativa, con tanto di caserma sulla cimadell'acropoli e carri armati accanto alle aree di scavo. Unapresenza non sgradita, ora che dall'altra parte del confinesono arrivati gli jihadisti sunniti dello Stato islamico(Isis), che tuttavia finora non hanno creato problemi allamissione archeologica. Tranne in un'occasione l'anno scorso,quando si sono verificati scontri al confine, "non abbiamo maiavuto contatti, anche se ci 'vediamo' tutti i giorni", confermaMarchetti, impegnato piuttosto con gli "sviluppi vorticosi"della missione che impegna 35 persone tra archeologi,architetti, fotografi e restauratori, coinvolgendo leUniversita' di Bologna, Gaziantep e Istanbul. "Una scopertasensazionale, eravamo emozionati", confessa, parlando di "muriscolpiti, bassorilievi, sculture, fregi del 900 a.C.". "Dalpunto di vista operativo e' un paradiso, anche se il nostroisolamento e' presto destinato a finire", aggiunge, svelandogli ambiziosi piani futuri per l'area, con la creazione di unparco archeologico. Un progetto gia' in fase avanzata in cuiMarchetti crede molto: "vogliamo che questa regione abbia unosviluppo economico dal turismo, ci sembra giusto ed etico",afferma il docente italiano, ricordando anche le "tantissimeattrattive turistiche della zona, dall'enogastronomia altrekking". Dopo lo sminamento dell'area, concluso nel 2011, ela creazione di sentieri e attrezzature per la visitaturistica, ora manca solo la costruzione di un muro alto 4metri e lungo quasi 2 chilometri lungo il confine, unastruttura prefabbricata che si incastra, portata direttamentesul sito in treno. In questa, come in altre situazioni,fondamentali si sono rivelate le aziende italiane che da annicollaborano con la missione, come la Mapei, la Abet Laminati ela Ceia. "L'apertura e' prevista per la fine di maggio 2015"conclude Marchetti, cogliendo l'occasione per lanciare unaccorato appello a favore delle missioni archeologiche, la cuisopravvivenza e' a rischio per la completa chiusura deifinanziamenti da parte del ministero dell'Istruzione,Universita' e Ricerca. Come dimostra il sito di Karkemish,fonte di preziose scoperte ma anche di impulso economico perl'area, "le missioni sono cooperazione, amicizia, prestigio,formazione: doverle chiudere e' una follia", concludeMarchetti. (AGI).
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