(AGI) - Roma, 20 giu. - Due popoli e due esili con cui la storia non smette di fare i conti: ebrei e palestinesi tra Europa e Medio Oriente, dalla Shoah alla guerra israelo-palestinese. Una realta' che tanti profughi hanno raccontato ma che ora una giovane donna narra in modo diverso, incrociando ricordi di due famiglie, una originaria di Hebron, l'altra di Trieste. Widad Tamimi, nata a Milano nel 1981, non sembra compiere alcuno sforzo a seguire i destini di una giovane madre che non sa come sfamare i figli e di un bambino strappato a una vita di sicurezze: il racconto scorre facile eppure intenso, perche' dettato dall'amore. Sono i suoi nonni a vivere nelle pagine e i ricordi personali sono mescolati con quelli tramandati in casa. Ma "Le rose del vento" (p.288, 18,50 euro, Mondadori) non e' un libro intimistico.
Tamimi entra nei sentimenti dei personaggi e li inquadra perfettamente nell'ambiente e nei fatti storici. In un capitolo siamo in un villaggio palestinese o a Gerusalemme, con Um Fadhel e suo figlio Khader; un altro capitolo lo viviamo a Trieste con Ottocaro e Carlo. Poi l'esilio: gli uni in un campo profughi, gli altri negli Usa.
Dopo la guerra, i figli approdano in Europa. Qui nasce la storia d'amore dei suoi genitori, tra le rivolte studentesche e le manifestazioni per la Palestina libera. La tragedia di due popoli e' rappresentata nella vita delle due famiglie ma non c'e' una parola di odio in alcuna pagina del libro. Il dolore certo c'e', come la fatica, la paura, lo sconcerto. Ma nessuno ne e' schiacciato. Forse perche' ama, come la scrittrice ama i suoi personaggi e le molte terre della sua famiglia, un ramo arabo e musulmano e l'altro italo-austriaco ed ebreo: "Ripercorro la storia a ritroso, in cerca di una casa che sia la mia". (AGI)
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