Erbil - La bandiera curda non potra' sventolare sui palazzi istituzionali di Kirkuk. Lo ha deciso il Parlamento iracheno ribaltando l'ordinanza votata lo scorso 28 marzo dal consiglio del governatorato di Kirkuk. Un niet formale che certifica le fratture tra i confini riconosciuti dal governo di Baghdad e quelli richiesti dalla comunita' curda. La citta' rientra tra i cosiddetti territori contesi e in virtu' dei numerosi punti di estrazione petrolifera e della forte mescolanza culturale viene chiamato "Il piccolo Iraq".
Storicamente l'intera provincia vanta una presenza massiccia di curdi compresi il sindaco Sardar Ali' e il governatore della provincia Najmaddin Omar Karim. L'ordinanza era stata votata dal congresso provinciale da ventisei membri - su 41 - appartenenti a una coalizione a maggioranza curda. Le contestazioni principali sono giunte dagli arabi e dai turcomanni che in seguito alla decisione hanno protestato scendendo in piazza giovedi' e raccogliendo le firme per mettere il tema all'ordine del giorno del Parlamento. Al termine del voto i parlamentari hanno issato uno stendardo con la bandiera irachena mentre prima delle votazioni i curdi hanno lasciato l'aula commentando poi l'esito come "incostituzionale".
La decisione ha riacceso le discussioni sul referendum per l'indipendenza dello stato curdo, compresi i territori contesi di Kirkuk, Makhmur e Aqra, e dopo i commenti positivi del segretario generale dell'Onu Antonio Guterres - in questi giorni in visita in Iraq - domani il presidente della regione curda Masoud Barzani incontrera' nel suo quartier generale di Salah Al-Din (Erbil) una delegazione del Puk e del Pdk per discuterne.
"Noi non rispetteremo questa decisione" ha intanto affermato il presidente del consiglio provinciale ad interim, Rebwar Talabani incontrando la stampa a Kirkuk in seguito alla bocciatura del Parlamento sulla presenza della bandiera curda nei palazzi istituzionali del governatorato. "Questa e' una decisione incostituzionale. Nelle zone contese, secondo l'articolo 115, nessuna decisione del Parlamento puo' obbligare le amministrazioni locali ad applicarla. Il presidente del consiglio al-Abadi (di etnia sciita) non e' stato equilibrato e neppure il presidente del parlamento Salim al-Jabouri lo e' stato. Faccio un appello al presidente della Repubblica di non sottoscrivere questa decisione".