Beirut - Sicurezza ed energia, infrastrutture e cultura. La collaborazione tra Italia e Libano e' ampia e il nuovo governo di Said Hariri potrebbe rilanciare una partnership antica che vede l'Italia secondo paese di riferimento commerciale per Beirut, nonostante il calo degli investimenti dell'ultimo anno, dovuto all'instabilita' politica. L'AGI nel ha parlato con l'ambasciatore italiano Massimo Marotti a pochi giorni dalla nascita del nuovo governo. "Tra Italia e Libano uno dei pilastri e' il sostegno alla sicurezza - ha spiegato il diplomatico -. Da dieci anni diamo un contributo con il contingente nell'ambito della missione Unifil. Questo ha stimolato un'azione di assistenza alle Forze armate libanesi libanesi, con un importante programma di formazione che e' al secondo anno, e che a gennaio vedra' l'inizio di uno specifico addestramento delle truppe di montagna. La missione di addestramento e' di altissima qualita' e ha il fine di accrescere le capacita' dell'Esercito libanese impegnato nell'esercizio della difesa del territorio". Altra attivita' bilaterale sono l'assistenza economica e la cooperazione, "che mirano a lenire gli effetti della presenza di rifugiati, aumentando le risorse a disposizione del governo libanese e sostenendo la creazione di posti di lavoro". Infine il piano culturale: "Stiamo diversificando l'offerta: oltre ai programmi sulla lingua italiana, che vede bacino d'utenza in crescita, nel 2017 inaugureremo il Festival del Cinema Europeo (l'Italia ha la presidenza per conto di Malta, ndr), e rafforzeremo la partecipazione nel settore del libro e dell'editoria, all'interno delle grandi fiere che ci sono qui in Libano, introducendo autori italiani. Siamo impegnati a mantenere a un buon livello la nostra presenza culturale in Libano, che si poggia sulla propensione dei libanesi verso il nostro paese e la cultura italiana". Tra le piu' recenti iniziative culturali, la gastronomia. " Abbiamo inaugurato la Settimana della cucina italiana, che fungera' da volano per la diffusione della nostra cultura e dei nostri prodotti anche attraverso la cultura enogastronomica, in un paese noto per avere una cucina di altissima qualita'".
Piu' rapporti economici, piu' posti di lavoro
Ma l'obiettivo sara' quello, nel 2017, di intensificare i rapporti economici per contribuire a far crescere posti di lavoro in entrambi i paesi. Tra le novita' del nuovo governo, ha spiegato Marotti, la nascita di un ministero di Stato per la programmazione. "Il primo ministro Hariri aveva detto a suo tempo di voler avviare una pianificazione quinquennale per intervenire soprattutto sulle infrastrutture del Libano, a partire dall'approvvigionamento e distribuzione dell'energia elettrica. E' necessario quindi attendere l'approvazione del bilancio statale, ma gli spazi di manovra per le imprese italiane ci sono, e sono legati non solo ai progetti di sviluppo che verranno decisi dall'esecutivo ma anche allo sviluppo di partnership con imprese libanesi. E' un aspetto su cui l'ambasciata sta lavorando molto. Gli imprenditori libanesi non sono solo attivi sul mercato nazionale ma hanno una rete di interessi ed attivita' molto piu' ampia del bacino libanese e che copre, ad esempio, anche i mercati in Africa e America Latina, oltre che i mercati "maturi".
Da notare, ha proseguito l'ambasciatore, che "il sistema bancario libanese riceve oltre 7 miliardi di rimesse dall'estero, l'equivalente dei profitti sulle attivita' all'estero dei libanesi. Tenendo conto del livello del Pil libanese (50 miliardi, ndr) e del volume dei depositi presso le banche libanesi, e' facile capire che si e' di fronte ad un insieme di imprenditori in grado di generare attivita' economiche all'estero paragonabili al livello del PIL. Questa e' la prospettiva piu' interessante per l'imprenditoria italiana, che attraverso i libanesi puo' mirare a opportunita' in tutta la regione del Levante e del Golfo e nei mercati terzi nei quali libanesi sono attivissimi e hanno un vantaggio comparato rispetto ad altri operatori".
Sicuramente gli elementi di instabilita' regionale rimangono rilevanti, ha ammesso il diplomatico, ma "possiamo dire che malgrado questi rischi siano presenti da alcuni anni, gli effetti diretti sul Libano sono stati sostanzialmente contenuti. Effetti economici negativi ci sono stati, e spiegano in parte il calo delle importazioni anche dall'Italia, che tuttavia ha mantenuto la sua quota di mercato, come secondo esportatore (dopo la Cina). In prospettiva, con la possibile ripresa, credo che abbiamo tutti gli elementi per mantenere questa posizione. Malgrado i rischi geopolitici, questo rimane un mercato finanziario e commerciale molto dinamico. Si e' continuato ad esempio a costruire, e le nostre aziende hanno lavorato con programmi di cooperazione nel settore delle infrastrutture".
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