Istat: legalizzare illegalita', come droga, corruzione, contrabbando e prostituzione (....)
FARA' DIMINUIRE DEFICIT (-0,2%) E PRESSIONE FISCALE (-0,9%), MA NON PORTERA' ALCUN VANTAGGIO REALE ALL'ECONOMIA ED AL LAVORO
Il nuovo calcolo del Pil disposto dall'Europa, che impone a tutti i Paesi Ue, compresa l'Italia, di aggiornare gli indicatori sui quali si calcola il prodotto interno lordo, con l'inserimento di attivita' illegali come traffico di sostanze stupefacenti, contrabbando e prostituzione (a quando l'inserimento della corruzione?), potra' anche servire per abbellire il bilancio pubblico, far diminuire il deficit (-0,2%) ed abbassare la pressione fiscale (-0,9%), ma non servira' a combattere la criminalita', a creare posti di lavoro, ad apportare vantaggi all'economia reale.
L'Europa che invece di fare una battaglia all'economia illegale, la riconosce e legalizza, tramite l'inserimento nel Pil del sommerso economico che deriva dall'attivita' di produzione di beni e servizi (valutato in Italia tra 250 e 270 miliardi di euro, circa il 16% del Pil) che sfugge all'osservazione diretta in quanto connessa al fenomeno della frode fiscale e contributiva, offre un messaggio devastante e diseducativo, l'esatto contrario di quanto occorra per il rilancio dell'economia.
Adusbef e Federconsumatori nel ribadire ancora una volta la contrarieta' a misure che sembrano fatte apposta per incitare l'illegalita' ed a riconoscere come legali, attivita' di forte criminalita' economica, stigmatizzano una trovata di cattivo gusto, che eleva le attivita' illegali in mano alle mafie, al rango di produttrici di ricchezza nazionale, un errore statistico, etico e morale, ideato dalle tecnocrazie europee per soddisfare parametri di bilancio fuori controllo.
Questo nuovo prodotto interno, lordato dall'illegalita' che entra nel Pil, includendo secondo i criteri di Eurostat droga, prostituzione e contrabbando di sigarette, che contribuiscono alla rivalutazione del Pil per 1,0 punto percentuale, circa 15,5 miliardi di euro (compreso l'indotto della produzione di beni e servizi legali), riferiti al 2011, col sommerso illegale stimato circa 200 miliardi di euro, invece di combattere il lavoro irregolare, l'evasione fiscale e contributiva, le rendera' legali, rendendo piu' difficile il contrasto ad una economia sommersa ed illegale che avvelena l'esistenza di famiglie, Pmi e dei giovani senza lavoro.
Roma, 9.9.2014