L'ottimismo non aiuta il Paese e allontana le riforme necessarie.
I rilevatori dell'Istat, dall'isola di Antigua, emettono l'ennesimo report del tutto fuori luogo sulla fiducia dei consumatori.
Siamo anche un po' annoiati di dover ripetere che, per effettuare tali rilevazioni, bisogna interrogare i cittadini che vivono in Italia, non i ricchi emigrati ai Caraibi.
Dubitiamo fortemente che, facendo riferimento ai cittadini che fanno quotidianamente i conti con disoccupazione, cassa integrazione, drastica diminuzione dei consumi (persino nel settore alimentare) e rinunce alle cure i risultati sarebbero gli stessi.
Basta citare tre dati estremamente rappresentativi della situazione in cui vivono le famiglie per comprendere quanto cio' sia improbabile:
Il potere di acquisto delle famiglie e' diminuito del -13,4% dal 2008.
I consumi solo nel triennio 2012-2013-2014 hanno subito una contrazione del -10,7% (pari ad una riduzione complessiva della spesa delle famiglie di circa 78 miliardi di Euro).
La spending review delle famiglie, dal 2008 al 2015, ha raggiunto la cifra complessiva di 3.142 Euro.
"Diramando dati cosi' "rosei ed ottimisti" si fa un grave danno al Paese intero: il Governo e le forze politiche si basano sui dati del principale Istituto di Statistica del nostro Paese per determinare le politiche economiche. Se i dati dicono che va tutto alla perfezione il Governo non interverra' mai per dare quella svolta e quella spinta in direzione della ripresa di cui l'Italia ha ancora tremendamente bisogno." - dichiarano Rosario Trefiletti ed Elio Lannutti.
Per questo invitiamo ad una maggiore responsabilita', affinche' si collabori perche' il Paese entri realmente in una fase di ripresa. Perche' cio' avvenga e' necessario ripartire dal lavoro, avviando quel Piano Straordinario che invochiamo da tempo, indispensabile per dare nuove prospettive ai giovani e meno giovani disoccupati e nuovo ossigeno alle famiglie che, attualmente, rappresentano l'unica forma di sostegno e di welfare.
28 settembre 2015