Roma - Era il 1919, i grandi della Terra erano riuniti a Parigi per ridisegnare il mondo uscito fuori dalla Prima Guerra Mondiale. Tra coloro che aspiravano a un riconoscimento internazionale c'era anche il neonato Stato indipendente azero che aveva inviato una delegazione diplomatica. La missione fu un successo, ma di breve durata perche' pochi mesi dopo, l'Azerbaigian venne conquistato e divenne parte dell'Unione sovietica, e gli stessi diplomatici inviati a Parigi furono costretti all'esilio 'eterno'. A portare all'attenzione del pubblico questa storia, poco conosciuta, e' il documentario "Eternal mission" di Arzu Aliyeva, presentato stamattina al primo Festival del cinema azerbaigiano a Roma, che fino a sabato proporra' nove pellicole per far conoscere la storia e la cultura azera.
POMMIER: LA STORIA DEL PAESE UN ESEMPIO DI TOLLERANZA
"Non tutti sanno che l'Azerbaigian provo' a essere uno Stato moderno in linea con i valori europei, il primo Paese a maggioranza musulmana ad adottare una forma repubblicana e parlamentare e a concedere il diritto di voto alle donne, attivo e passivo", sottolinea in un'intervista all'AGI Daniel Pommier, ricercatore di Sociologia dei processi politici all'Universita' La Sapienza, che ha presentato la pellicola insieme all'ambasciatore azero a Roma, Mammad Ahmadzada. Un documentario di 60 minuti ambientato quasi cent'anni fa in cui si ritrovano pero' "tanti riflessi sull'oggi, a partire dal rapporto della Russia con i vicini, un rapporto ambiguo, fatto di vicinanza ma anche di dominio - spiega - C'e' il tema della convivenza tra culture, in un Paese musulmano abitato da grandi minoranze, e il tema dell'ambiguita' dell'Occidente, che da un lato proclama alcuni principi, dall'altro agisce con le altre grandi potenze secondo convenienze". Quello Stato laico e democratico, che allora sopravvisse meno di due anni, getto' le basi dell'attuale Azerbaigian. Non solo, "si ruppe un luogo comune: l'Islam agli inizi del ventesimo secolo era in tutto l'Oriente musulmano un elemento progressista, si riteneva che stimolare l'identita' culturale islamica andasse di pari passo con un progressismo sociale, il rapporto tra religione e politica era totalmente all'opposto di oggi", ricorda Pommier. "Questa piccola storia dimostra che tutti i preconcetti sull'Islam incompatibile con la democrazia e sulla presunta lontananza di questi popoli, considerati diversi da noi, non hanno ragion d'essere".
'ALI E NINO' CON SCAMARCIO APRE IL FESTIVAL DEL CINEMA
Ad aprire il Festival del Cinema e' stata la proiezione alla Casa del Cinema di Villa Borghese del film "Ali e Nino", basato sull'omonimo romanzo, caposaldo della letteratura azerbaigiana, dello scrittore Essad Bey, sepolto proprio in Italia, a Positano. Tra gli interpreti, nel cast internazionale, l'attore italiano Riccardo Scamarcio, diretto dal premio Oscar Asif Kapadia, con sceneggiatura di Christopher Hampton e produzione esecutiva di Leyla Aliyeva, vice presidente della Fondazione Heydar Aliyev.
La serata di inaugurazione ha visto la partecipazione di numerosi esponenti del mondo delle istituzioni - tra cui il consigliere diplomatico del Presidente della Repubblica Ambasciatore Emanuela D'Alessandro e la presidente della Commissione Capitolina Dott.ssa Carola Penna, della politica, rappresentanti del cinema internazionale, del mondo dell'arte, della cultura e dei media, che hanno dato l'avvio alla rassegna con un cocktail di benvenuto che ha preceduto la prima proiezione in programma.
L'Ambasciatore dell'Azerbaigian in Italia, S.E. Mammad Ahmadzada, ha ringraziato il numerosissimo pubblico per la partecipazione, illustrando brevemente le caratteristiche di un festival che presentera' nelle tre giornate 7 lungometraggi e 2 documentari, offrendo una panoramica sulla storia e la sociata' azerbaigiana. Presente anche l'Ambasciatore della Repubblica di Georgia in Italia S.E. Karlo Sikharulidze, intervento a testimonianza di una grande amicizia tra il popolo azerbaigiano e georgiano, come confermato dal film Ali e Nino, che ha al centro della sua storia proprio il profondo amore tra una ragazza cristiana georgiana, Nino, e un giovane musulmano azerbaigiano, Ali, alle prese con gli sconvolgimenti a cavallo tra la prima guerra mondiale e l'avvento dell'URSS.
Sono intervenuti il presidente del Gruppo di amicizia Azerbaigian-Italia presso il Parlamento azerbaigiano Azer Karimli, lo scenografo e regista Gianni Quaranta, vincintore di un Oscar alla Scenografia e conoscitore dell'Azerbaigian, il prof. Romolo Ercolino, autore del libro "Essad Bey. Scrittore azerbaigiano a Positano". Alla realizzazione della rassegna hanno collaborato la Fondazione Heydar Aliyev, il Ministero della Cultura e del Turismo della Repubblica dell'Azerbaigian, Azertag, Itazercom, la Casa del Cinema, il Comune di Roma, Leonardo Spa, con i media partner AGI e Azerbaijan news.