Roma - Lo yoga, forse la più probabile porta d'accesso al pensiero indiano, restò sempre al centro degli interessi di uno fra i maggiori storici delle religioni, il poliedrico Mircea Eliade, sin dagli anni giovanili in cui si formò come scienziato e - quasi in parallelo - come narratore di successo nella Romania degli anni Trenta. Finalmente è disponibile per i lettori italiani il primo testo accademico di Eliade, "La psicologia della meditazione indiana - Studi sullo yoga", tradotto e curato da Horia Corneliu Cicortas e pubblicato dalle Edizioni Mediterranee.
Si tratta della tesi di dottorato in filosofia discussa a Bucarest nel giugno 1933. Cinque anni prima Eliade, appena laureato, era partito per l'India dove rimase studiando principalmente sotto la guida illustre di Surendranath Dasgupta, dal 1928 alla fine del '31 quando tornò in Romania. Il testo originale della tesi rimase obliato e inedito per un cinquantennio: fu ritrovato negli archivi dell'ateneo romeno e pubblicato, nella prima metà degli anni Ottanta, dallo studioso Constantin Popescu-Cadem. Probabilmente questo lavoro del primo Eliade patì anche l'"oscuramento" determinato dalle sue successive e più mature opere sullo yoga. Innanzitutto il volume pubblicato nel 1936 col titolo di "Yoga. Essai sur les origines de la mystique indienne"; quindi "Techniques du Yoga" preparato per Gallimard nel '46, cui fu proposto da Georges Dumézil ma che uscì soltanto due anni dopo. Non basta: "venne poi il turno - ricorda Cicortas nella corposa introduzione al testo - del libro che coronò le opere di Eliade sullo yoga, considerato tutt'oggi un classico autorevole e imprescindibile per gli studi nel settore: 'Le Yoga. Immortalité et liberté, dato alle stampe nel dicembre del 1954 presso Payot, pubblicato poi in numerosi Paesi ed edizioni" (uscì in lingua italiana nel '73 a cura di Furio Jesi).
Eliade, che ebbe modo di studiare il sistema indiano anche sotto il profilo operativo, dedica parecchi passi della tesi dottorale a quest'aspetto, dopo una parte preliminare sulle generalità dello yoga e sull'ascetismo alla luce della letteratura brahmanica, dell'ascesi buddhista e della letteratura epica nel subcontinente. Il giovane studioso sottolinea e mostra, in più passaggi, la relazione che incardina lo yoga alla filosofia samkhya, sebbene le due esperienze mentali non siano esattamente sovrapponibili. Risulta di particolare interesse il capitolo riguardante la psicologia yoga, in cui l'autore svolge una svelta rassegna della parte sperimentale, avvertendo chi legge - e si deve immaginare il contesto occidentale dell'epoca - di diffidare delle "forme di dilettantismo medico o teosofico", che vanno sostituite dalla necessità di "una mole di osservazioni immensa e di prima mano".
"La psicologia della meditazione indiana" appare ineludibile per chi voglia seguire Eliade nelle sue prime mosse di studioso - accortamente ricapitolate da Cicortas - e si rivela complementare ad altri scritti del medesimo periodo: da quelli diaristici e di riflessioni sparse ("Diario d'India", "La biblioteca del maharaja" e "Soliloqui") al romanzo d'amore "Maitreyi", che ben più vasto pubblico catturò nella Romania d'anteguerra e poi nel mondo con gloria duratura.
.