(AGI) - Teheran, 28 lug. - Le prossime elezioni presidenziali in Iran si terranno a maggio del 2017. Il Consiglio dei guardiani della Costituzione, l'autorita' composta da 6 religiosi e 6 giudici scelti dalla guida suprema, che ha tra i suoi compiti quello di controllare le elezioni, ha approvato la data del 19 maggio che era stata proposta dal governo del presidente Hassan Rohani. Gia' da diversi mesi, sulla scena politica iraniana, e' iniziata in maniera non ufficiale la campagna elettorale. Nessuno, ne' sul fronte conservatore, ne' su quello riformista, ha ancora reso ufficiale la sua candidatura ma e' chiaro che uno dei candidati sara' l'attuale presidente Rohani, che aspira alla rielezione per il secondo mandato. A mettere in difficolta' ed imbarazzo l'amministrazione Rohani, in questi ultimi mesi, la questione dell'attuazione ancora difettosa dell'accordo con l'Occidente sul nucleare e lo scandalo degli "stipendi galattici" tra gli esponenti del governo. Per quanto riguarda la questione dell'accordo nucleare, persistono ancora oggi alcune delle sanzioni che in base al Programma di Azione Comune andavano abolite; e' in forse ad esempio la vendita di aerei passeggeri occidentali all'Iran e le sanzioni bancarie e finanziarie contro l'Iran sono ancora in vigore per la maggiorparte. L'economia iraniana ha avuto quindi una ripresa piu' lenta del previsto. Ma a suscitare tante critiche al governo e' stato lo scandalo degli "stipendi galattici"; direttori di uffici governativi e soprattutto banche ricevevano stipendi 1000 volte superiori agli impiegati e dell'ordine di 300 mila euro al mese. Una questione che ha suscitato persino l'indignazione della guida suprema l'ayatollah Khamenei ed ha portato alla rimossione di alcuni esponenti e l'inizio di un'indagine al parlamento iraniano. In questo clima pero' non si conosce quale si'a il candidato di punta del fronte conservatore ovvero lo sfidante di Rohani. Da non ignorare, tra l'altro, che influira' probabilmente sul voto in Iran il risultato delle presidenziali di Novembre negli Stati Uniti. Se il prossimo presidente Usa rispettera' la linea di dialogo avviata da Obama e' chiaro che cio' sara' una conferma alla politica dei riformisti che hanno invitato la popolazione iraniana a credere nel dialogo mentre se il neo-presidente Usa non rispettera' i patti sul nucleare, cio' rafforzera' il fronte dei conservatori che ritengono una perdita di tempo il dialogo con il governo statunitense, convinti del fatto che questo non abbandonera' mai le ostilita' nei confronti dell'Iran. (AGI)
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