Roma - (di Massimo Maugeri) -
Leggere Baudelaire a Teheran. E vendere giacche di Armani. Bibliomane, collezionista di rosari musulmani e di icone ortodosse, nipote di Moussa Sadr, l'imam libanese al centro di un oscuro intrigo internazionale che fu rapito a Beirut nel 1978 per ordine di Gheddafi, Mehdi Firouzan e' uno degli imprenditori piu' dinamici del paese degli ayatollah. Libanese di origine, musulmano di confessione sciita, Firouzan crede molto nella voglia di cambiamento della societa' iraniana.
L'AGI lo ha incontrato a Roma, a margine di un convegno sulle potenzialita' del mercato iraniano per il business italiano, sulla terrazza di un noto studio legale internazionale. "Ho firmato il contratto con Armani la settimana scorsa - annuncia - entro sei mesi apriremo un grande mall a Teheran per vendere in esclusiva i prodotti del lusso di questo prestigioso brand italiano. L'Italia ci e' sempre stata accanto in tutti i momenti piu' difficili della nostra storia, non ci ha mai abbandonato. Anche per questo da noi tutto quello che toccano gli italiani, diventa oro. Adesso stiamo negoziando anche con Max Mara e speriamo di chiudere presto". Il legame tra Roma e Teheran e' rimasto forte anche negli anni dell'isolamento iraniano legato alle sanzioni. Il premier Matteo Renzi e' stato il primo a mettere piede in Iran ad aprile, dopo l'accordo sul nucleare. E il presidente iraniano Hassan Rohani ha scelto l'Italia per il suo primo viaggio in occidente dopo la fine delle sanzioni. Lo sbarco a Teheran dei grandi marchi del lusso made in Italy era iniziata proprio a febbraio scorso, poco dopo l'accordo di Vienna sul congelamento delle sanzioni, con cui fu parzialmente rimosso l'embargo che dal 2006 era stato imposto all'Iran per lo sviluppo del suo programma nucleare. La maison di Roberto Cavalli inauguro' la sua boutique monomarca nell'elegante quartiere di Zafaraniyeh della capitale, con il divieto di esporre in vetrina pubblicita' di modelle senza velo, ma con la possibilita' di vendere tutto quello che si vende nei negozi occidentali. Anche dietro a questa operazione ci fu lo zampino di Firouzan, il cui senso degli affari levantino si intuisce dalla rapidita' con cui muove lo sguardo alla ricerca di potenziali contatti.
"Il business e' il mio mestiere ma la mia vera passione e' la cultura, sono i libri", tiene a sottolineare Firouzan, che possiede una sterminata collezione di di tasbeeh, il rosario dei musulmani, ed e' proprietario di Bookcity Teheran, la piu' grande catena di prodotti culturali del paese. Nata come libreria e diventata negli anni un punto di incontro per scrittori e intellettuali, a meta' degli anni '90 bookcity si e' convertita in una sorta di Fnac iraniana, dove si possono trovare anche musica, oggetti e accessori. Nei suoi cataloghi si trovano Baudelaire e Dostoevskji, Francesco d'Assisi e i mistici dell'islam. "Per poter reggere i costi della vendita di libri, che da sola non bastava piu', abbiamo deciso di diversificare vendendo anche altro. Ma al centro c'e' sempre la cultura, perche' la nostra e' una tradizione che ha fatto la cultura del mondo". La passione di Firouzan per il nostro Paese risale agli anni '80: nel pieno della sanguinosa guerra tra Iran e Iraq, l'imprenditore sbarca a Roma, poi all'Elba e si innamora del nostro paese. Da allora le sue visite sono continue: Firouzan e' al seguito di Hassan Rohani nella missione che il presidente iraniano effettua in Italia a gennaio, la prima in occidente dopo la fine delle sanzioni.
"Da allora l'Italia non e' piu' uscita dal mio cuore - dice guardando il tramonto sui tetti di Roma - e oggi che posso portare un po' di Italia nel mio paese, posso dire di essere felice". (AGI)