Teheran - A circa 9 mesi dalle elezioni presidenziali in Iran, negli ambienti politici si inizia gia' a parlare dello scrutinio decisivo del giugno 2017 e la questione importante e' che la rielezione di Rohani non e' affatto scontata. L'incognita Ahmadinejad pesa sul voto: cosa fara' l'attuale rettore dell'universita' "Iranian", si presentera' come candidato alle prossime elezioni?
In questi giorni Ahmadinejad sta viaggiando in diverse citta' iraniane e quindi pare che stia proprio iniziando una tacita campagna elettorale; cio' mentre i suoi famigliari, raggiunti dai media, negano una volonta' da parte sua a candidarsi. Ma bisogna vedere se il "Consiglio dei guardiani", l'ente responsabile in Iran di confermare la possibilita' di candidatura, confermerebbe la sua idoneita'. Al momento Rohani, e' l'unico sicuro. La settimana scorsa Masih Mohajeri', direttore responsabile del quotidiano Jomhuri Eslami (Repubblica Islamica) ha dichiarato che l'attuale presidente "ha accettato di candidarsi nuovamente". Rohani ha il sostegno della maggioranza dei riformisti (ma non tutti) e quello di una parte moderata dei conservatori, vedi il presidente del parlamento Larijani e il suo seguito. Intanto i conservatori tradizionali hanno iniziato riunioni serrate, alla quale partecipano l'Ayatollah Yazdi' e l'Ayatollah Movahhedi' Kermani' che agiscono soprattutto attraverso il hezb-e motalefe eslami (partito coalizzati islamici), il partito conservatore iraniano piu' antico. Questo gruppo di conservatori vuole opporre a Rohani un candidato forte e vi e' gia' in giro una lista di nomi papabili: Qalibaf (l'attuale sindaco di Teheran), Naderan (ex parlamentare), Haddad (capo dell'Accademia della lingua persiana), Bahonar (ingegnere ed ex parlamentare), Mesbahi Moghaddam (religioso ed ex parlamentare), Ghafouri Fard (PhD di fisica nucleare e docente del politecnico di Teheran) e Zarghami' (ex direttore della radiotelevisione di Stato IRIB). Questa volta, i conservatori tradizionali, al contrario delle ultime elezioni parlamentari, hanno deciso di non allearsi con i conservatori piu' radicali, guidati dall'Ayatollah Mesbah Yazdi', residente a Qom. Questi ultimi alle elezioni precedenti hanno scommesso su Saeid Jalili' (ex capo negoziatore nucleare), che pero' ottenne solo 4 milioni di voti. L'ayatollah di Qom pero' non riconosce che sia stata una sconfitta e ricorda che lui deve fare il suo dovere religioso. E cosi' pure questa volta si potrebbe ripresentare Saeid Jalili' oppure, con minore probabilita', il ministro della salute del governo Ahmadinejad, Lankarani', oppure gli parlamentari del distretto della capitale Nabavian e Aghateherani'.
Come se non bastasse, anche nella formazione dei riformisti c'e' chi ritiene "incapace" e "collaborazionista" l'attuale presidente Rohani (per la sua alleanza de facto con i conservatori moderati) e pertanto sventola l'idea di un candidato riformista a parte. In effetti cio' avvenne anche nelle elezioni precedenti ma il candidato dei riformisti piu' radicali, Mohammad Reza Aref, si ritiro' all'ultimo a favore di Rohani portando alla sua risicata vittoria. Molti osservatori, sia conservatori che riformisti, ritengono che come tutti i suoi predecessori, Rohani fara' serenamente due mandati ma la sua rielezione potrebbe non essere cosi' scontata. (AGI)
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