Roma - Non e' solo la voglia di liberta' che spinge vari diplomatici nordcoreani alla defezione dal regime totalitario di Pyongyang. Alla base della scelta c'e' spesso la insormontabile difficolta' di vivere in costose capitali estere con il magro stipendio corrisposto dalla Repubblica Democratica di Corea. Lo ha rivelato, riporta il quotidiano Le Monde, l'ex numero due dell'ambasciata a Londra, Thae Yong-ho, che l'estate scorsa e' scappato con moglie e figli in una operazione gestita congiuntamente da Gran Bretagna e Corea del Sud.
Il diplomatico ha finalmente raccontato i motivi della sua defezione dopo un decennio di servizio nella capitale inglese, dove godeva di una liberta' impossibile per i suoi connazionali: l'accesso a Internet, che gli consentiva ogni mattina di leggere la stampa internazionale tra cui l'agenzia sudcoreana Yonhap, da cui acquisiva tutte le notizie proibite in Corea del Nord. Ma la molla decisiva e' stata economica: un ambasciatore nordcoreano, secondo Thae, percepisce un mensile fra 900 e 1.100 dollari (pari a 850-1.050 euro) a seconda del Paese dove svolge la mansione. Un ministro consigliere, qual era lui, non riceve che una somma tra 700 e 800 dollari. E' una condizione che obbliga "tutti i diplomatici di stanza all'estero - ha confidato Thae - a trovare entrate aggiuntive con qualsiasi mezzo possibile", come il contrabbando di alcolici.
Thae e' il diplomatico piu' alto in grado mai scappato dal Paese dopo la fuga dell'ambasciatore nordcoreano in Egitto, che s'involo' per gli Stati Uniti nel 1997. E' stato etichettato a Pyongyang come "marciume umano" ed e' accusato di distrazione di fondi pubblici, rivelazione di segreti di Stato e violenza a scopo di libidine su minore.