(AGI) - Tunisi, 27 lug. - L'assemblea dei rappresentanti del popolo (Arp, il parlamento monocamerale tunisino) ha approvato la legge che disciplina i cosiddetti "terreni collettivi", migliaia di ettari di terreno (350 mila) di proprieta' dello Stato ma de facto occupati da privati: una riforma attesa dal 1969. Tra le novita' spicca l'articolo 5 della nuova legge che vieta agli investitori stranieri di appropriarsi di questi terreni, anche se questi hanno contribuito direttamente o indirettamente agli investimenti agricoli in loco. Lo stesso articolo consente transazioni finanziarie relative alla concessione o all'affitto dei suddetti terreni, previo via libera dell'apposito Consiglio di gestione, eletto dagli operatori agricoli in ogni governatorato del paese. Un'altra speciale commissione, denominata Corte dei terreni, sara' incaricata di esaminare caso per caso chi puo' rimanere e chi no. Gli occupanti, ad ogni modo, non potranno vendere il "terreno collettivo", in quanto suolo pubblico, ma solo cederlo in concessione o darlo affitto. L'articolo 5 bis della nuova legge regola gli espropri dei terreni: gli stessi potranno essere ipotecati dalle istituzioni del credito agricolo. Secondo un rapporto dall'Osservatorio tunisino dell'Economia (Ote), la nuova legge colpisce e minaccia la sovranita' dello Stato, perche' l'articolo numero 13 della Costituzione tunisina afferma che "le risorse naturali appartengono al popolo tunisino", e che "lo Stato ha la sovranita' su queste risorse in nome del popolo". (AGI)
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