Tripoli - Le milizie di Misurata che fanno capo all'operazione "al Bunian al Marsus" hanno liberato diversi civili che erano stati arrestati dallo Stato islamico nelle carceri di Sirte. Secondo quanto riferisce il sito informativo libico "al Wasat", molti di questi detenuti hanno subito torture in carcere. Il portavoce dell'operazione militare, comandante Mohammed al Ghasri, ha spiegato che i suoi uomini sono ormai entrati nel centro di Sirte, roccaforte del gruppo jihadista da circa un anno. Dopo aver bombardato i centri dello Stato islamico a Sirte con i colpi di mortaio e raid aerei, le milizie di Misurata sono entrate in citta' nella notte grazie alla ritirata dei jihadisti. L'operazione per la ripresa di Sirte e' iniziata il 12 maggio scorso. Secondo quanto riferisce l'emittente televisiva "al Arabiya", alcuni aerei non identificati hanno rotto la situazione di calma relativa che si registra oggi a Sirte bombardando alcune postazioni che si ritiene siano dello Stato islamico (Isis). L'emittente televisiva di Tripoli "al Naba" ha trasmesso oggi la preghiera del venerdi' in diretta da una moschea del centro cittadino.
La liberazione di Sirte rappresenta certamente un grande successo per l'esecutivo libico di Tripoli sostenuto dalle Nazioni Unite. Gli analisti, tuttavia, continuano a considerare lo Stato islamico come un pericolo mortale per i fragili equilibri della Libia. Al Ghasri prevede che le operazioni continueranno al massimo per altri due o tre giorni prima della conquista completa della citta'. Secondo Mattia Toaldo, analista sulla Libia dell'European Council on Foreign Relations a Londra, e' ancora presto per cantare vittoria: potrebbe volerci diverso tempo per ripulire del tutto la citta' della presenza dello Stato islamico, non solo in termini di uomini ma anche esplosivi e mine. "A quanto risulta - spiega l'analista ad 'Agenzia Nova' - l'intenzione delle forze di Misurata e' di dare le chiavi della citta' alle autorita' locali. C'e' la consapevolezza che il precedente atteggiamento vessatorio verso la citta' di origine di Muhammar Gheddafi e' stata una delle cause dell'avvento dell'Isis".
L'area di Sirte, per altro, e' territorio della tribu' dei Warfallah, fra le piu' numerose del paese e protette dal defunto colonnello Gheddafi. "Politicamente, il governo di accordo nazionale, e soprattutto Misurata e Jadhran, ne escono rafforzati, ma e' anche vero che ora dovranno essere bravi a mantenere alta l'attenzione internazionale sulla Libia nonostante la caduta di Sirte", ha detto Toaldo. "Bisogna stare in guardia - ha aggiunto - sia alla reazione dell'Is, prevedibilmente con attentati terroristici, che di Haftar che sembra essere stato marginalizzato da questa battaglia e tornera' alla carica".
Per Heni Nsaibia, ricercatore indipendente specializzato in risk consultancy, monitoring security e terrorismo, e' ancora presto per dire che Sirte sia stata liberata e che lo Stato islamico in Libia sia sconfitto. "Piuttosto, significa l'inizio della fine dell'Isis come organizzazione in grado di controllare aree significative del paese. In secondo luogo, il governo di accordo nazionale ha creato diverse sale di operazioni speciali contro lo Stato islamico, l'ultima delle quali nell'area fra Sirte e al Jafra: questi passi non sarebbero stati presi se non fosse esistita una minaccia reale", ha detto Nsaibia. Oggi, infatti, il governo tripolino ha reso pubblico un decreto per incaricare il colonnello Mohammed Ahmed Bahij di comandare le operazioni speciali e di guidare il comando militare contro lo Stato islamico nella zona che va da Sirte ad al Jafra, la regione immediatamente a sud del Golfo della Sirte.
"Le cellule dormienti dell'Isis sono diffuse in tutti gli angoli del paese. Citta' come Al Jmail, Sabrata, Tripoli, Misurata, Bani Walid, Derna e Bengasi possono contare su una presenza dell'Is a veri livelli, cosi' come la stessa del bacino della Sirte". Secondo Nsaibia, inoltre, non bisogna dimenticare che l'area del Fezzan, nel sud del paese, resta un importante corridoio di transito per i combattenti sub-sahariani provenienti dal Sahel e dall'Africa orientale. "Non bisogna dimenticare neanche l'Egitto, perche' abbiamo visto un crescente numero di fotografie e di notizie che testimoniano un aumento dei combattenti egiziani, sudanesi e sub-sahariani durante l'offensiva contro l'organizzazione nell'area di Sirte", ha aggiunto l'analista indipendente. Questo, secondo Nsaibia, "ridimensiona le precedenti analisi sul numero dei combattenti tunisini dell'Isis nel paese, anche se questi continuano a rappresentare il gruppo piu' importante di 'foreign fighter' non solo in Libia".(AGI)