di Barbara Tedaldi
Roma - "Ci sono trenta universita' italiane gia' pronte a cooperare con le universita' africane". Il ministro dell'Istruzione e della ricerca Stefania Giannini, spiega all'Agi il risultato della sua visita in Etiopia, dove ha accompagnato il presidente della Repubblica Sergio Mattarella durante i colloqui bilaterali con i vertici di Addis Abeba e durante l'incontro con la presidente dell'Unione Africana Nkosazana Dlamini Zuma.
L'obiettivo e' chiaro: "L'Italia, prima con la visita del premier Matteo Renzi e poi con quella del presidente Mattarella - ricorda Stefania Giannini - ha individuato nell'Africa un interlocutore fondamentale per dare risposte concrete e di lungo termine a tutte le complessita' che viviamo. Stiamo mettendo in campo un modello di cooperazione innovativo in cui la formazione ha un ruolo fondamentale". Sia sul fronte dell'immigrazione che su quello della lotta al terrorismo, l'istruzione e' considerata un elemento chiave perche' aiuta nella crescita di una classe dirigente e di una classe media e l'Italia "e' considerato un paese affidabile verso cui ci sono molte aspettative. Adesso - afferma il ministro - tocca a noi costruire i progetti, avendo gia' una rete spontanea di cooperazione tra gli atenei. Il mio compito e quello del Governo, ora, e' mettere in campo un progetto di sistema e l'Unione Africana puo' essere un partner di sintesi, a cui si affiancano accordi bilaterali come quelli che presto sigleremo con l'Etiopia a seguito di questa missione che e' stata davvero positiva".
Ad Addis Abeba, racconta il ministro dell'Istruzione, "ho visitato la scuola italiana, che e' la piu' antica delle otto scuole italiane all'estero, fondata nel 1954. Ci studiano 782 studenti e rappresenta una presenza molto attiva della tradizione del nostro Paese in quella parte dell'Africa. Nella delega sulle scuole italiane all'estero, che attualmente sono otto statali e quaranta paritarie, stiamo rivisitando il modello educativo, perfezionandolo e rilanciandolo, perche' le consideriamo uno strumento di soft-power fondamentale per l'Italia. C'e' da parte del governo una rinnovata attenzione verso questo strumento di public diplomacy dell'Italia all'estero e questa visita e' stato un momento fondamentale per portare a compimento, con il viceministro agli Esteri Mario Giro, la delega sulle scuole italiane all'estero".
Nell'incontro bilaterale con il presidente Mulatu Teshome e con il premier Haile Mariam Desalegn, riferisce il ministro "e' emersa una forte domanda di intensificare la cooperazione universitaria soprattutto nel settore della formazione tecnica e professionale, dalla scuola secondaria alle facolta' collegate all'universita'. Loro ad esempio sono interessati a tutti i settori di ingegneria e agraria. Da questo nascera' un accordo quadro bilaterale, di intesa con il Ministro dell'Istruzione Etiope, che avra' come punti di riferimento alcune proposte precise che siamo in grado ora di raccogliere".
La prima proposta "e' l'utilizzo dei pensionati nella formazione dei professori, visto che loro non hanno forze interne al paese per accompagnare la formazione e il raccordo con l'impresa che si collega alle facolta' scientifiche. L'idea e' quindi di proporre a professori universitari in pensione di fare un semestre di seminari in Etiopia. Questa e' una cosa che ormai, con le nuove norme, possiamo fare, e su cui ci siamo quindi potuti impegnare ad Addis Abeba".
Il ministro dell'Istruzione etiope "e' poi molto interessato all'istruzione professionale perche' ritengono che per i loro giovani sia una possibilita' di formazione in loco che e' un freno alla fuga dell'emigrazione. L'Etiopia sta crescendo dell'8%, sono 99 milioni di abitanti e il 70% e' al di sotto dei trent'anni. Un bacino molto fertile se coltivato". In Etiopia la disoccupazione resta alta, ma passi avanti sono stati fatti e negli ultimi cinque anni questo governo ha abbattuto i tassi di poverta' assoluta dal 55% al 22%. Ora esiste un problema di siccita' legata al fenomeno climatico del Nino, ma, riferisce il ministro Giannini "si e' parlato anche di questo, e anche per questo la ricerca e l'istruzione possono fare molto: l'Italia ha dato la sua disponibilita' dal punto di vista scientifico ad affrontare i temi della siccita' e dell'approvvigionamento dell'acqua".
"Il nuovo modello di cooperazione che porta avanti il governo - fa quindi notare il ministro - e' un modello integrato che prevede sia gli aiuti diretti con la cooperazione e l'aiuto delle organizzazioni non governative, ma anche altri elementi e tra questi la formazione e' fondamentale. Gia' molte universita' stanno collaborando, 27 facolta' italiane hanno gia' stretto accordi con universita' etiopi. Ma oltre al processo bottom-up, con questi paesi e' utile fare un processo top-down, partendo da accordi governativi".
Un momento fondamentale della visita in Etiopia e' stato l'incontro con i vertici dell'Unione africana. Nel colloquio delle due delegazioni, la parte italiana guidata da Mattarella, Zuma ha esposto soprattutto i temi di natura politica, a cominciare da quello delle migrazioni. "L'Italia - afferma Stefania Giannini - e' descritta come 'bridge country', sia nei rapporti bilaterali, sia con tutta l'Unione africana. Per i settori di mia competenza, ha parlato di 'skills development', 'vocational training' e 'professional training' e quindi di un rapporto strutturale con le universita' panafricane o network di paesi africani. L'Italia ha dato la sua disponibilita' a costruire questi progetti. Si e' parlato poi di 'women empowerment', collegato al tema dell'istruzione, soprattutto in Africa, perche' la scolarizzazione delle donne diminuisce poverta' e fame. Zuma ha richiamato i nuovi millennium goals del 2030 e, tra questi, l'istruzione e' a un livello molto piu' alto del passato".
Durante l'incontro si e' confermato che la riunione ministeriale Italia-Africa, convocata dal ministro degli Esteri Paolo Gentiloni il 18 maggio sara' il contesto in cui discuteremo di tutti questi argomenti.
Insomma, "l'Italia - fa notare il ministro Giannini -, prima con la visita di Renzi e poi con quella di Mattarella ha individuato nell'Africa un interlocutore fondamentale" per mettere in campo politiche che affrontino i grandi temi dello sviluppo sostenibile, della lotta alla poverta', delle migrazioni e della lotta al terrorismo internazionale. "In Africa c'e' bisogno di far crescere una classe dirigente che sia in grado di accompagnare un processo di sviluppo. Loro - sottolinea il ministro dell'Istruzione e della ricerca - hanno come modello le piccole e medie aziende e l'Italia sotto questo profilo puo' essere un prezioso punto di riferimento per la formazione. Tra l'altro ci chiedono un contributo significativo perche' siamo un Paese che non ha una tradizione coloniale e verso il quale non ci sono ne' debiti ne' crediti. Lo spazio e' enorme, la responsabilita' altrettanto".
Dunque "nel settore dell'Istruzione, l'Italia e' gia' pronta a dare una cornice istituzionale per mettere a sistema relazioni che esistono ed altre che possono nascere. Per essere efficaci in un'operazione di medio termine e' molto importante un'azione strutturata".
Anche contro il terrorismo l'impostazione italiana e' legata ai temi di cultura e istruzione. Quando ci fu l'attentato a Garissa, in Kenia, l'Italia stanzio' delle borse di studio per molti studenti di quell'universita'. L'universita' e la ricerca sono "le infrastrutture immateriali piu' importanti come deterrente difronte al terrorismo islamico che vive su una forma di cooptazione e adescamento di giovani" spiega il ministro. "Sappiamo che si tratta spesso di giovani istruiti. Ma il bacino a cui i terroristi si rivolgono e' notevole: nel 2011 l'Africa festeggio' il miliardo di persone e ora sono aumentati di circa il 15%. Di questi il 72% di loro sono sotto i 30 anni. Al di la' delle considerazioni etico-politiche esiste un dato demografico: c'e' una pressione di aspettative verso condizioni di vita che se non sono vicine alle soglie della decenza, per usare le parole dell'ONU. Se non si risponde positivamente a queste aspettative e' ovvio che ci sono problemi ma noi possiamo mettere in campo, con l'Istruzione, quelle strutture immateriali che possono aiutare in questo senso".
In termini di numeri, spiega il ministro Giannini "noi abbiamo 81 atenei tra statali e non statali e di questi una trentina sono gia' pronti a mettere in campo progetti di collaborazione. Questo vuol dire che alcune universita' piu' grandi, con un ampio bacino di docenti, possono mettere in campo accordi strutturali. Poi ci sono universita' piu' piccole ma con facolta' specialistiche, penso a Medicina, che possono collaborare sia con le singole universita' africane che con quelle panafricane. Noi siamo pronti e il nostro obiettivo e' lavorare insieme". (AGI)