(AGI) - Palermo, 23 mag. - E' stata battezza "Maqueda", dal nome del cuore antico del centro di Palermo, l'operazione della polizia di Stato che dall'alba ha eseguito dieci provvedimenti di fermo disposti dalla Dda nei confronti di persone accusate di fare parte, a vario titolo, di un gruppo che teneva sotto controllo una parte del quartiere Ballaro' e responsabile di decine di reati aggravati dal metodo mafioso e dalla discriminazione razziale, vicini alle cosche di 'Palermo Centro'. Le indagini della Squadra mobile diretta da Rodolfo Ruperti hanno sgominato un pericoloso gruppo armato che per lungo tempo si e' imposto sul territorio del centro storico di Palermo terrorizzando i commercianti stranieri. I reati contestati sono tentato omicidio, estorsione, incendio, rapina, violenza privata e lesioni personali tutti ai danni di commercianti extracomunitari prevalentemente del Bangladesh.
Le indagini della Squadra mobile hanno subito un decisivo impulso dopo il fermo di Emanuele Rubino per il tentato omicidio di Yusupha Susso, giovane gambiano ferito, lo scorso 4 aprile, con un colpo d'arma da fuoco alla testa, "colpevole" di avere reagito all'ennesimo atto di gratuita sopraffazione. Rubino aveva percorso un tratto dell'affollata via Maqueda, arma in pugno, fino a raggiungere Yusupha cui aveva sparato alla testa. Lo studente 21enne, sbarcato in Sicilia quando era ancora minorenne e impegnato sui versanti della legalita' e dell'integrazione, era stato per diversi giorni in coma.
All'esecuzione dell'operazione hanno partecipato oltre cento uomini, non solo in ragione della pericolosita' dei soggetti, ma anche per la particolarita' del territorio caratterizzato, sotto l'aspetto topografico, da vicoli tortuosi mentre, per quanto concerne l'aspetto sociale, da un alto numero di pregiudicati. L'attivita' svolta degli investigatori della "Sezione Omicidi" della Squadra Mobile di Palermo ha svelato uno spaccato della realta' criminale del centro cittadino molto cruento, fatto di violenza e paura. Le attivita' illecite del gruppo criminale andavano avanti da almeno quattro anni, ma i cittadini stranieri non avevano mai trovato il coraggio di raccontare i soprusi. Gli stessi subivano continuamente rapine e violenze private. Una delle regole principali imposte dal gruppo era "se vuoi aprire il negozio, senza avere problemi, devi pagare". Una volta avviata l'attivita', i commercianti erano obbligati a versare l'obolo con una cadenza settimanale. Il gruppo criminale controllava pienamente la zona e fondava il proprio potere sul timore che procurava all'intera comunita' di stranieri. Chi non rispettava i malviventi rischiava pesanti ritorsioni, che andavano dalle minacce aggravate, anche dalla disponibilita' di numerose armi, a veri e propri pestaggi. Le indagini della Squadra Mobile hanno avuto un decisivo impulso dal fermo di Emanuele Rubino per il tentato omicidio di Yusupha Susso. Un evento che ha provocato una reazione a catena tra i commercianti. Convocati presso gli uffici della Squadra Mobile, dopo i primi tentennamenti dovuti alla paura e al terrore, facendosi forza l'un l'altro, hanno rotto il muro di omerta' che andava avanti da anni e hanno deciso, coraggiosamente, di raccontare tutto. In poco tempo si sono susseguite numerose denunce che hanno messo in luce decine di reati subiti dai cittadini stranieri. Di fatto, i cittadini stranieri del quartiere erano impossibilitati a svolgere liberamente la loro professione ma, anche, a vivere serenamente la loro vita privata, in quanto le minacce erano rivolte, spesso, anche ai loro familiari, generando un clima di terrore, adesso interrotto grazie alla collaborazione delle vittime e alla determinazione della polizia. (AGI)
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