(AGI) - Palermo, 16 mag. - Sono entrati in camera di consiglio i giudici della quinta sezione della Corte d'Appello di Palermo, presieduta da Salvatore Di Vitale, consiglieri a latere Raffaele Malizia e Gabriella Di Marco, che dovranno decidere se confermare o riformare la sentenza che in primo grado assolse Mori e il colonnello Mauro Obinu, dall'accusa di favoreggiamento nei confronti del boss Bernardo Provenzano. La sentenza e' attesa non prima di mercoledi'. Il procuratore generale Roberto Scarpinato e il sostituto Luigi Patronaggio hanno chiesto per Mori 4 anni e 6 mesi, per Obinu 3 anni e 6 mesi, contro i 9 e gli 8 anni chiesti nel primo grado. A loro viene contestato il reato di favoreggiamento della latitanza di Bernardo Provenzano, anche se nella nuova prospettazione sono cadute due aggravanti: quella dell'avere agito per favorire Cosa nostra e quella semplicisticamente denominata come l'aggravante della trattativa. I due dunque, avrebbero "semplicemente" favorito Provenzano, tacendo ad esempio alla Procura le informazioni avute dal colonnello Michele Riccio sui favoreggiatori del boss, non approfondendo gli spunti fatti filtrare dal confidente Luigi Ilardo, mentendo ai pm.
"Ci vengono addebitate - ha detto Mori - verita' preconfezionate, come quella di non avere obbedito alla magistratura e di non avere osservato il controllo di legalita' e tutto si basa sulla ritardata prrquisizione del covo di Riina. Ma su questo c'e' una sentenza definitiva che ha assolto me e De Caprio, secondo cui concordemente magistrati e carabinieri decisero di correre il rischio di non intervenire e tra i pm c'era pure Patronaggio". "Tutti i magistrati impiegatati nell'antimafia conoscevano il modo di operare dei Ros e molto dipese dai contrasti interni alla Procura della Repubblica - ha aggiunto - e da un coordinamento non sempre puntuale degli ambienti della polizia giudiziaria. Sono stati definiti i nostri comportamenti irregolari e seriali, ma io ricordo che il lavoro di Dalla Chiesa produce risultati ancora oggi. Ho ascoltato giudizi sprezzanti verso me e i miei uomini come se si trattasse di una filiera di individui da me plagiati: ma noi facciamo parte di una sparuta minoranza legata a valori ormai obsoleti e siamo lieti di farne parte. Non sono il lucido criminale, secondo quanto ritiene il Pg Scarpinato, e di certo non sono riuscito a nascondere la mia presunta attivita' illecita: in realta' questa e' stata l'occasione per Scarpinato di riproporre le tesi degli anni 90 sui 'Sistemi criminali', teorie indimostrabili e come tali improponibili, gia' archiviate su richiesta della stessa procura". (AGI)
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