Usura e estorsioni, 'mamma boss' a Catania - Video
Piccoli commercianti e operai 'strozzati' dal pizzo, quattro arresti
Catania - Denaro e minacce agli ordini di 'mamma-usura'. Operazione della Squadra mobile di Catania che ha eseguito un'ordinanza di custodia cautelare nei confronti di quattro persone accusate di usura e tentata estorsione, con le aggravanti della forza di intimidazione derivante dall'appartenenza al clan mafioso Cappello-Bonaccorsi, e dello stato di bisogno delle vittime. Le indagini hanno fatto emergere un vorticoso giro di prestiti a usura, gestito dalla madre di un boss dell'organizzazione Cappello-Bonaccorsi alla quale le vittime si rivolgevano per ottenere somme di denaro. Le vittime erano pesantemente minacciate in caso di ritardo nella restituzione delle somme.
Al vertice Concetta Salice 62 anni, mamma dei fratelli Gaetano e Attilio Bellia, tutti e due finiti in manette in una delle operazioni "Revenge". Era lei che teneva le fila dei prestiti di denaro con tasso usurario del 30 per cento mensile tenendo sotto scacco la gente piu' misera del quartiere, piccoli commercianti, operai, modesti impiegati che si facevano in quattro per sbarcare il lunario e arrivare a fine mese. Con Concetta Salici in manette sono finiti il fratello Giovanni, 52 anni, Emanuela Valentina Aquilino di 29 anni, quest'ultima, convivente del figlio, e' stata assegnata ai domiciliari. A uno dei figli della zarina, Gaetano Bellia, 34 anni, il provvedimento e' stato notificato nel carcere di Bicocca dove si trova recluso. Per tutti l'accusa, a vario titolo e' di usura e tentata estorsione, con le aggravanti dell'articolo 7 per la contiguita' con il gruppo mafioso Cappello-Bonaccorsi. Nei nove casi di usura sette vittime non hanno collaborato con gli investigatori e per questa ragione sono state iscritte sul registro degli indagati. (AGI)
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