(AGI) - Palermo, 26 lug. - "Prima di combattere la mafia devi farti un auto-esame di coscienza e poi, dopo aver sconfitto la mafia dentro di te, puoi combattere la mafia che c'e' nel giro dei tuoi amici. La mafia siamo noi e il nostro modo sbagliato di comportarci". Sono le parole Rita Atria, la diciassettenne testimone di giustizia, suicida dopo la strage di via D'Amelio. Oggi ricorre il 25esimo anniversario della sua morte. Rita Atria e' nata Partanna (Trapani) il 4 settembre 1974, figlia di Giovanna Cannova e 'don' Vito detto 'il paciere', uomo di fiducia della potente famiglia mafiosa degli Accardo. Ha solo 11 anni quando la mafia uccide il suo amatissimo padre, perche' contrario al nuovo business dell'eroina. Il fratello maggiore, Nicola, lo vuole vendicare, ma verra' ucciso nel 1991, nonostante i tentativi della giovane moglie, Piera Aiello, di fargli cambiare vita. Sara' proprio lei, diventando collaboratrice di giustizia, l'esempio per Rita, che si dimostrera' fonte preziosa per le indagini condotte dalla Procura di Marsala guidata da Paolo Borsellino. La madre - donna infelicemente sottomessa e cresciuta nella tacita accettazione delle regole mafiose - non sa che Rita sta collaborando, o forse non vuole ammetterlo; il fidanzato partannese (che lei denuncera', tra gli altri) la lascia perche' e' diventata "spiuna"; la sorella Annamaria, da anni trasferitasi a Milano, rifiuta persino di vederla per non essere coinvolta. Rita e' sola, e si affida completamente a Paolo Borsellino con cui instaura un rapporto quasi filiale. Solo lui riesce a farla sentire protetta, anche quando, in seguito alle minacce subite a Partanna, viene trasferita a Roma sotto falso nome con l'amica e cognata Piera. Il 19 luglio 1992 il giudice viene ucciso. Una settimana dopo, Rita si suicida lanciandosi dal settimo piano. Ha solo 17 anni: "Adesso non c'e' piu' chi mi protegge, sono avvilita, non ce la faccio piu'". Al suo funerale non ando' neppure sua madre che l'aveva ripudiata e minacciata di morte. Si reca al cimitero parecchi mesi piu' tardi per rompere con un martello il marmo tombale e la fotografia della figlia, una foto di Rita appena adolescente. "La storia di Rita Atria - ha ricordato in un'occasione Rita Borsellino - mi ha sempre colpito profondamente. Attraverso le parole di Paolo, Rita era diventata come una di famiglia, la nostra coraggiosa 'picciridda'", bambina. Per ricordarla oggi in scena, alle 19 presso un bene confiscato alla mafia ad Altavilla Milicia, "Storia di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino", spettacolo, ideato da Angelo Sicilia con i suoi pupi antimafia. (AGI)
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