Catania - Giustiziato con un colpo di pistola calibro 7.65 alla testa perché frequentava la donna di un 'picciotto' della famiglia Morabito Rapisarda. Questo il movente dell'omicidio di Maurizio Maccarrone, ucciso la mattina del 14 novembre del 2014 ad Adrano (Catania) in una scena ripresa dalle telecamere di videosorveglianza di un palazzo di fronte al luogo del crimine. Impiegato ausiliario in una clinica privata, Maccarrone era molto conosciuto ad Adrano per il suo impegno in politica: alle ultime elezioni comunali si era presentato con il Megafono, aveva ottenuto 157 voti, risultando il secondo dei non eletti.
Le rivelazioni del pentito Gaetano Di Marco del gruppo criminale adranita legato ai Laudani di Catania hanno permesso agli investigatori della polizia di fare piena luce sul delitto e di arrestare, all'alba di oggi, il mandante Antonio Magro, 41 anni detto 'u rannazzisi', e Massimo Merlo, 44 anni, killer affiliato al gruppo degli Scalisi di Adrano. Il movente, dunque, è passionale: Magro era geloso di Maccarrone perché aveva una relazione con una donna con cui 'u rannazzisi' aveva avuto una relazione pochi mesi prima. Le indagini partite dalle dichiarazioni del pentito Gaetano Di Marco sono state avvalorate anche da una intercettazione ambientale in cui il sicario parla con un conoscente del delitto e rivela particolari, come quello delle grida di Maccarrone, ferito, proma di essere colpito alla testa. I Magro e Merlo sono accusati di omicidio aggravato, detenzione e porto illegale di arma da fuoco.