(AGI) - Bologna, 16 giu. - "Rifarei tutto cio' che ho fatto, cominciando dal compiere l'atto quel giorno essendo il sostituto impedito per ragioni private, e poi nell'essere stato io a dire alla stampa del mio nome vergato sul biglietto per impedire che si potesse pensare che il riferimento era ad altri magistrati del mio ufficio": lo ha detto il procuratore aggiunto di Bologna, Valter Giovannini, riferendosi alla chiusura dell'istruttoria da parte del pg della Cassazione che ha chiesto al Csm la fissazione di un'udienza per il procedimento disciplinare nei suoi confronti sul caso di Vera Guidetti, la farmacista di 63 anni morta suicida l'11 marzo 2015 con dell'insulina dopo aver iniettato la stessa sostanza all'anziana madre deceduta, poi, alcuni giorni dopo in ospedale. La donna, due giorni prima del suicidio, era stata sentita dal magistrato come testimone, nell'ambito di un'indagine su un furto di gioielli. Nel giorno della sua morte fu trovato un biglietto in cui la farmacista lamentava di non essere stata creduta e di essere stata trattata come una criminale. "Dopo tre archiviazioni mi attendevo un esito diverso. La decisione assunta nei miei confronti - ha concluso il procuratore aggiunto Giovannini - mi provoca sofferenza come uomo, ma come magistrato mi affido ci serenita'' ai giudici del Csm". (AGI)
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