(AGI) - Catanzaro, 16 set. - Beni per circa circa 26 milioni di euro. Questo quanto sequestrato dai finanzieri del nucleo di polizia tributaria di Catanzaro ad una nota societa' operante in Calabria, nel settore delle telecomunicazioni e ai due amministratori di diritto e di fatto, G.P. e M.P. La societa', attualmente in amministrazione straordinaria, costituita nell'anno 2001, ha operato sul mercato dell'outsourcing nei servizi di cosiddetti custode care sin dall'anno 2006, fino a quando il 24 luglio del 2014 il tribunale di Lamezia Terme non ne ha dichiarato lo stato d'insolvenza. Secondo gli investigatori, la societa', pur avendo stabilito la propria sede legale a Roma ha, di fatto, sempre operato in Calabria, dove erano ubicate ben 14 sedi operative. Due di queste avrebbero usufruito di svariati contributi straordinari previsti da leggi nazionali e comunitarie, per l'assunzione e la formazione dei dipendenti, oltre a sgravi fiscali e contributivi a riduzione del costo del lavoro. Pertanto, gli investigatori ritengono ragionevole affermare che, proprio alla luce di tali agevolazioni e contributi, la societa' siaarrivata ad investire in Calabria e ad avere alle sue dipendenze, nei vari 'call center', circa 2.000 lavoratori che oggi hanno perso il posto di lavoro. Fra l'altro, la societa' oggetto dell'indagine risulta indagata per aver omesso di versare, per il periodo 2009-2013, somme per oltre 26 milioni di euro. Le attivita' investigative, dirette dal Luigi Maffia, procuratore capo facennte funzioni della procura della repubblica di Lamezia Terme, hanno consentito di individuare una serie di operazioni distrattive e dissipative poste in essere dall'organo amministrativo della societa' in un periodo in cui la stessa versava gia' in uno stato di insolvenza.(AGI)
Red/Mav