(AGI) - Roseto degli Abruzzi (Teramo), 30 ago. - "Di fronte al drammatico riproporsi della necessita' e urgenza della 'messa in sicurezza sismica' del patrimonio abitativo pubblico su tutto il territorio nazionale ad alto rischio, il Mia Casa d'Abruzzo, come ha fatto nei precedenti sette anni ormai trascorsi dal terremoto del 6 aprile 2009, chiede al presidente della Regione Luciano D'Alfonso e al Consiglio regionale, di elaborare, approvare ed inviare alla Presidenza del consiglio dei ministri, un piano esecutivo di 'intervento straordinario ed urgente' per la messa in sicurezza del patrimonio residenziale pubblico di proprieta' delle 5 Ater della Regione Abruzzo e dei Comuni dentro e fuori il 'cratere'". Lo scrive Pio Rapagna', coordinatore regionale di Mia Casa d'Abruzzo. In particolae, l'associazione "segnala alle massime Istituzioni e di governo della Regione Abruzzo, e alla Presidenza del consiglio dei ministri, che uno studio sullo stato 'di sicurezza antisismica' di buona parte dei 23.850 alloggi pubblici e' stato gia' effettuato negli anni 1995-98 dalle societa' 'Collabora Engineering' e 'Abruzzo Engineering' e che, a seguito delle 'preoccupanti' risultanze di tale studio e dello stesso convegno promosso dalla Federcasa nazionale, in collaborazione l'Azienda Regionale Edilizia Territoriale d'Abruzzo, svoltosi a Pescara il 14-15 luglio 2003 su 'La sicurezza sismica dell'edilizia residenziale pubblica', negli anni dal 2003 al 2006 venne effettuata una piu' dettagliata verifica sul campo con sopralluoghi, certificazioni e 'schede tecnico-anagrafiche' di accompagnamento per ogni singolo alloggio pubblico con specificazione dei lavori da eseguire, le spese da affrontare, tempi e modalita' di attuazione". Cio' nonostante - rileva Rapagna' - nessun intervento di messa in sicurezza antisismica e' stato effettuato sul patrimonio abitativo pubblico delle Ater e dei Comuni della nostra Regione, ne' prima e ne' dopo il terribile terremoto del 6 aprile 2009, per cui, con il ripetersi drammatico di questi giorni di un altro evento sismico catastrofico nell'Appennino Centrale e di scosse di 'avvertimento' anche in Abruzzo, e' dovere del Mia Casa ripropone il problema della estrema vulnerabilita' del nostro patrimonio abitativo pubblico, che impone a tutte le Istituzioni preposte scadenze ed impegni gravosi per l'adeguamento delle abitazioni pubbliche e private da un lato, e l'aggiornamento a nuovi metodi di calcolo delle strutture antisismiche dall'altro, tenendo conto dell'entita' dei 'nuovi rischi e delle misure di adeguamento sismico non ancora attuate, purtroppo, non solo per le abitazioni, ma neanche per le scuole, gli ospedali e gli edifici strategici ai fini della prevenzione e protezione civile. Gli alloggi di Edilizia Residenziale Pubblica costruiti in zone a alto rischio sismico - rileva l'ex deputato - sono piu' di 6.000, realizzati con qualita' e resistenza molto vicini allo zero e mai messi a norma (come e' stato dimostrato da quelli completamente distrutti a L'Aquila e nei comuni del cratere, classificati, rispettivamente, nelle categorie D, E ed F e nelle categorie A, B e C). Tali edifici residenziali pubblici, nella maggior parte realizzati in Comuni della provincia dell'Aquila e anche in zone classificate di prima categoria di rischio sismico, sono attualmente cosi' distribuiti: 1.619 ad Avezzano e nella Marsica, 1.298 a Sulmona e nella Valle Peligna, 750 a Castel di Sangro e nella zona del Parco Nazionale, mentre negli altri territori della regione abruzzo essi si trovano: 715 in provincia di Teramo, 875 in provincia di Chieti e 358 in diversi Comuni ricompresi tra i Parchi della Maiella e del Gran Sasso Monti della Laga. In un tale contesto il Mia Casa - prosegue il coordinatore - 'ricorda' a chi lo avesse dimenticato o sottovalutato, che una parte delle abitazioni di edilizia pubblica e privata attualmente presenti su tutto il territorio regionale, hanno una 'preoccupante' vetusta' storico-anagrafica, poiche', esse sono state, temporalmente, cosi' costruite: 73.619 prima del 1917; 47.413 dal 1919 al 1945; 49.445 dal 1946 al 1961; 52.113 dal 1962 al 1971; 51.715 dal 1972 al 1981; 34.434 dal 1981 al 1991. Tra l'altro, anche nella progettazione, realizzazione e riqualificazione degli edifici costruiti in zone sismiche dopo il 1991 (alcuni dei quali anche tragicamente crollati) - conclude Pio Rapagna' - non sono state sostanzialmente rispettate o applicate correttamente le norme di prevenzione antisismica e di sicurezza idro-geologica". (AGI)
Ett