(AGI) - Isola del Gran Sasso (Teramo), 12 ago. - E' giunta al quarto giorno la 236esima edizione della Tendopoli di San Gabriele. Dopo la toccante testimonianza di ieri di Angela Calcagno, oggi e' stata la volta della giornalista e scrittrice musulmana Asmae Dachan, nata in Italia da genitori siriani, autrice anche di un blog "Diario di Siria" nel quale scrive per riscoprire il valore della vita umana. Per lei "Il nome di Dio non puo' essere usato per uccidere, il nome di Dio e' amore. E' una bestemmia uccidere in nome della religione. L'Isis non e' altro che un'organizzazione terroristica, una multinazionale del terrore che per darsi una parvenza di legalita' usa la bandiera della religione. Dobbiamo combattere insieme questa battaglia culturale". "Potrei paragonare la mia vita a un ponte, teso, intento a collegare due sponde: la Siria, mia terra d'origine e l'Italia, mia patria adottiva", cosi' aveva esordito Asmae Dachan. "Potrei paragonarla anche ad un arco: anch'esso teso, con le sue estremita' che si uniscono solo se flesse; nel suo essere curvo diventa uno strumento utile, capace di far arrivare lontano le sue frecce. In questa tensione - ha spiegato - nasce il mio essere giornalista: a cavallo tra due mondi, intenta ad ascoltare, osservare, indagare due mondi e raccontarli. Il mio essere giornalista mi porta ad ascoltare chi non ha voce, raccontare cio' che non viene detto, rinnegare l'evidenza e cercare cio' che va oltre 'le cose note'. Questo e' il motivo per cui nel 2013, a tre anni dallo scoppio della guerra, con lo zaino in spalla, sono partita per la Siria. Sono entrata da clandestina passando per la Turchia. In quel momento - ha osservato - mi sono sentita clandestina in casa mia. Ma avevo il desiderio di stare tra la gente comune e non entrare li' come giornalista, scortata. Quando sono arrivata in Siria, dal confine turco, ho visto centinaia di migliaia di persone intrappolate in una terra di confine. Il colpo d'occhio, arrivando da lontano - ha ricordato Dachan - e' stato impressionante: un'infinita distesa di tende che sembrano formare una vera citta' in mezzo agli olivi e alla terra rossa. Una citta' precaria che e' arrivata ad accogliere fino a 28 mila persone, mi raccontavano i responsabili, nonostante fosse stato costruito per ospitarne 2 mila. La tendopoli ospita profughi provenienti da diverse zone della Siria ed e' sorta quando la Turchia ha cominciato a limitare gli ingressi. Sono diverse le Ong che operano nel campo, ma il carico e' davvero impegnativo e le mancanze, purtroppo, sono molte. Sono stata ospite nella tenda di una giovane madre di tre bambini che, a soli 24 anni, ha perso sotto le bombe il marito e la sua casa. In questa tendopoli si vive nella precarieta', ci sono pozzi ma non acqua corrente. Piu' della meta' delle persone che la abitano sono donne, bambini o uomini mutilati poiche' gli altri uomini sono in guerra o sono morti. C'e' un'umanita' che vive la' dentro da 6 anni. E allora ti chiedi perche'? E cosa posso fare io? Ti senti impotente. Eppure loro mi dicevano 'Noi al di sopra di questo telo, abbiamo le mani di Dio che ci proteggono. Questa Tendopoli e' un po' una scorciatoia per noi, per essere piu' vicini a Dio'. Ho vissuto sulla mia pelle la paura di quelle persone. Ho sentito il rumore delle bombe. Cosi' al mio ritorno in Italia - ha aggiunto la giornalista - ho creato un'associazione umanitaria che si raccorda con le associazioni che lavorano sul confine siriano. Raccogliamo ambulanze rottamate, le rimettiamo a nuovo e le carichiamo di farmaci. Siamo dei tramite, dei ponti. Abbiamo deciso di sostenere poi i bambini negli orfanotrofi e le scuole temporanee sia sul confine turco che all'interno del confine siriano. Gli aiuti sono sempre piccole gocce nel mare, ma ci sono. Martedi' scorso sono tornata dall'ultimo viaggio. Ero stata li' a gennaio e mi ha rattristato vedere triplicato in sei mesi il numero degli orfanotrofi; vuol dire che tanti bambini hanno perso i genitori. La guerra in Siria dura da 6 anni. Sei anni di quotidiane violazioni dei diritti umani, di bombardamenti, stupri, sequestri, torture, assedi e fughe. La Siria e' da tempo scomparsa dalle prime pagine dei giornali, ma i massacri nel Paese mediorientale purtroppo non si sono mai arrestati. Sono tante le infrastrutture civili colpite, compresi ospedali, banche del sangue, scuole e negozi. Le conseguenze per la popolazione civile sono drammatiche. Solo ad Aleppo, dove oltre 300 mila abitanti vivono sotto assedio, sono stati distrutti ben 7 ospedali in una settimana, compresa l'ultima banca del sangue funzionante. La situazione e' altrettanto drammatica in altre citta', come a Darayya, dove i massicci bombardamenti e l'assedio stanno provocando lo stillicidio degli ultimi abitanti rimasti nella citta'. E allora ragazzi - ha infine esortato Asmae Dachan - preghiamo insieme per la pace. Siamo tutti figli dello stesso Dio: cristiani o musulmani non fa la differenza". Il pomeriggio sara' invece completamente dedicato ad un approfondimento del proprio cammino spirituale attraverso il silenzio ed il deserto cui si accompagnera' la festa della riconciliazione. In serata, la via crucis sul piazzale del Santuario animata dai ragazzi. Domani la Tendopoli chiudera' i battenti con la Festa dei giovani e la tradizionale marcia a piedi Isola - San Gabriele. Alle 11.00 santa messa presieduta da sua Eminenza il cardinale Pietro Parolin, segretario di stato del Papa e poi, come tradizione vuole, la foto ricordo davanti al vecchio Santuario. Nel pomeriggio alle ore 14.00 i saluti con il gruppo di animazione della Tendopoli. (AGI)
Red/Ett