Parco Costa Teatino: Coldiretti, vincoli e scarse opportunita'
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Parco Costa Teatino: Coldiretti, vincoli e scarse opportunita'

Parco Costa Teatino: Coldiretti, vincoli e scarse opportunita'

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(AGI) - Chieti, 6 ott. - "Il rischio e' triplice: l'arrestodello sviluppo del territorio, l'ingessamento delle attivita'economiche e il danno materiale alle imprese, non soloagricole. L'istituzione di un parco non e' mai un procedimentosemplice, ma in questo senso e' fin troppo complesso eazzardato perche' riguarda aree fortemente antropizzate e gia'sottoposte a vincoli di diversa natura". A dirlo e' ilpresidente di Coldiretti Chieti Sandro Polidoro, in riferimentoalla querelle sull'istituzione del Parco della Costa Teatinache ha suscitato diverse perplessita' nel mondo agricolo e sucui Coldiretti torna ad intervenire. La federazioneprovinciale, evidenziando che non e' contraria alle areeprotette ove necessarie, ribadisce tuttavia con fermezza lapropria perplessita' su un parco che rischia di diventarepremessa di tanti vincoli ma di scarse opportunita' in unterritorio che rappresenta oltre il 25% dell'agricolturaprovinciale incidendo sia in termini occupazionali, che diProdotto lordo vendibile (Plv) con la presenza di migliaia diettari di coltivazioni intensive di qualita' che hanno neltempo modellato e caratterizzato questo territorio. Per ilpresidente Polidoro "l'istituzione di un'area protetta, i cuivantaggi vanno comunque dimostrati, in questo specifico casoandra' di fatto a ledere in maniera determinante lo sviluppo diuna zona in cui sono tradizionalmente presenti imprese eattivita' economiche, in cui i nuovi vincoli potrebbero esserefortemente dannosi per nuovi investimenti aziendali, economicie strutturali. E come se non bastasse, a questo si aggiungel'altissima eventualita' che l'area, una volta istituita,diventi di fatto un incubatrice di fauna selvatica dannosa perl'agricoltura". Per Coldiretti Chieti e' necessario pertantoscongiurare questa eventualita', che diventerebbe un vero eproprio boomerang a danno delle imprese, oltre ad essere unnotevole aggravio dei costi necessari al mantenimento degliorgani di governo che si dovranno costituire e per i quali nonsi sa bene dove verranno attinte le risorse. "Ribadiamo ancorauna volta che, per il bene di un territorio, non serveistituire un parco ma sono necessari progetti mirati divalorizzazione ai quali collaborino tutti i soggetti coinvolti,dalla Camera di Commercio alla Provincia, dai sindaci al mondoproduttivo ed economico - conclude Polidoro - e che il futurodelle aree protette deve essere legato al consenso di chi levive, e per ottenerlo, occorre molta trasparenza nelledecisioni e la partecipazione attiva di tutte le forze presentisul territorio. Ricordiamo inoltre che l'Abruzzo ha gia' unosquilibrio tra aree protette esistenti e consentite, squilibrioche porta proprio a quel proliferare di cinghiali e di altriselvatici molto pericolosi al mondo agricolo". (AGI)
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