“Io non sono tra quelli che stacca la spina: magari posso essere tra quelli che la spina l’ha attaccata, portando la corrente in un luogo in cui non c’era. Al governo che sta per nascere dirò: pensate a lavorare, non a inseguire i fantasmi”. Così Matteo Renzi in un’intervista a Il Messaggero nell’edizione cartacea.
Il già segretario Pd ed ex premier è però contento di aver “messo la faccia su un’operazione difficilissima per mandare a casa Salvini, che fino a qualche settimana fa sembrava invincibile” e vorrebbe “che questa fatica umana fosse riconosciuta”. E “paradossalmente chi lo ha capito meglio di tutti è stato Salvini, che non perde occasione per rimarcarlo” sostiene Renzi che sottolinea anche che nel caso specifico è stata una mossa in cui il Pd ha ritrovato “unità vera, faticosa ma vera”. Una mossa fatta “per evitare l’aumento dell’Iva e l’isolamento dell’Italia”. Quindi, parlando per sé, non chiede nulla, “sarò credibile se non otterrò nessuna poltrona in cambio”. Quanto ai renziani, invece, non lo sa dire, anche perché “non tocca me” afferma.
Poi l’ex segretario Pd affronta il nodo del governo che sta per nascere dicendosi sicuro che “la legislatura arriverà al 2023” ma per arrivarci “dipenderà dalla qualità dei ministri che verranno scelti”, osserva Renzi, “a cominciare da Viminale e Tesoro”, e nel primo caso “Salvini aizzerà le piazze contro il governo e al Viminale ci vogliono nervi saldi e un ministro degno di questo nome”. Per questo motivo non può essere Di Maio il titolare di questo dicastero, “dove occorre un professionista della sicurezza e non un ex vicepremier che non ha esperienza in questo senso e sarebbe solo il nemico perfetto per Salvini”.
Per Renzi quello che sta per nascere non sarà un governo massimalista di sinistra, e “non so se qualcuno pensi di farlo” perché in ogni caso “mi pare che la linea programmatica espressa dal premier incaricato abbia fugato i dubbi”. E comunque “noi vigileremo per mantenere forte l’identità riformista del governo e soprattutto del Paese”. E sull’idea di Grillo, convinto che l’alleanza tra Pd e M5S possa dare vita a una nuova sinistra, Renzi frena osservando che gli sembra “si corra da un eccesso all’altro” per affermare subito dopo: “Cominciamo a essere avversari in tutte le città a cominciare dalla Capitale e da Torino. Il nostro giudizio, pessimo, sulla Raggi non cambia perché qualcuno di noi prende un ministero, chiaro?”
Avviandosi alla conclusione, al quotidiano della Capitale Renzi offre poi una riflessione su Calenda, che se ne è andato via dal Pd “da solo e tale resterà anche in futuro” osserva l’ex premier, “non sta aprendo la strada a me, almeno”. “Rispetto la sua opinione, oggi, pur non condividendola. Mandare a casa Salvini per me era fondamentale”. Così come lo è “tornare forti in Europa”, la “prima misura economica” che consiglia di fare al nuovo governo.