Un vertice a tinte forti. Non tranquillo. Polemico. Più di rottura che di unione. Quasi da resa dei conti e da ultimatum a Conte. E con quest’ultimo sulle barricate. A rivendicare la propria agenda. Ma con la scelta finale di “andare avanti”. C’è un po’ tutto questo sui giornali in edicola oggi.
Ma partiamo dai titoli: “Asse tra Salvini e Di Maio” sintetizza il Corriere della Sera, dove è Salvini a dettare le condizioni e al quale non interessa “un governo di Conte, Tria e Moavero”, gradito invece al Quirinale. “Conte-Salvini: duello finale” per un “vertice infuocato” e con un presidente del Consiglio che “minaccia i suoi vice: pronto a mollare” è il quadro che fa Il Giornale del summit a Palazzo Chigi. Libero ripropone un’intervista al vicepremier e leader della Lega Matteo Salvini, che dà il titolo, in cui quest’ultimo “minaccia Conte e i grillini” avvertendoli: “Basta con i no o mollo tutto”. Per Il Messaggero i temi del vertice sono due: “Sfida alla Ue, assedio a Conte” mentre per Il Sole oltre all’”Alta tensione tra Conte e i vice” si aggiunge un altro elemento: “Ue e rimpasto nel vertice di notte”. Infine La Stampa, secondo cui sull’”Europa, Conte vuole carta bianca” e la Repubblica che la mette sul conflitto dentro l’empireo di governo: “Due contro uno”.
Titoli e retroscena a parte, sul Corriere si può leggere che il premier ha affrontato i due vice con la frase dell’intervista data al quotidiano milanese qualche giorno prima: “Non sarò il primo premier che porta l’Italia contro il muro della procedura d’infrazione” e adesso, scrive il quotidiano, “la paura è tale che Di Maio e Salvini si sono detti pronti a collaborare per evitare il baratro. Il problema è il come. In un clima che Palazzo Chigi definisce ‘buono’, senza contrapposizioni frontali, si è deciso di rinviare le scelte cruciali a una riunione con i l ministro Tria e i vertici del Mef per capire, conti alla mano, come impostare una manovra condivisa e, se i numeri lo consentiranno, persino espansiva”. Così, insomma, nasce o rinasce “un nuovo patto di governo”. O almeno “la sua bozza”.
Ma è la sintesi ufficiale, quasi da comunicato stampa di governo. Perché poi i retroscena sono tutti di gran conflitto, coi i due vicepremier arrivati al vertice “non nella migliore disposizione d’animo” e con Salvini con una posizione ferma sull’Europa: “All’Unione diamo tanto e non chiediamo i soldi degli altri paesi. Chiediamo però di poter utilizzare al meglio i nostri” si legge sul quotidiano di via Solferino. Nella cronaca cartacea de Il Giornale risulta invece che “il premier minaccia i suoi vice” in quanto dice “non porto il paese al default” ciò che fa tratteggiare ad Augusto Minzolini l’immagine di un premier “sempre più tecnico” perché “certi discorsi sull’Europa, sull’economia, su Bruxelles, giusti o sbagliati che siano, riecheggiano il lessico di Mattarella e rimembrano molto alla lontana quelli di Carlo Cottarelli, un Cottarelli in ‘do minore’”.
“Doveva essere il vertice per avviare la ‘fase 2’ del Governo gialloverde” scrive Il Sole 24 Ore in edicola. Ma invece “l’incontro tra il premier Giuseppe Conte e i suoi vice Matteo Salvini e Luigi Di Maio, convocato ieri sera alle 21 a Palazzo Chigi e cominciato con un’ora di ritardo, si è trasformato in una resa dei conti sul mandato di Conte a trattare con l’Europa e sulla linea da tenere per scongiurare la procedura d’infrazione per debito eccessivo. Linea su cui oggi nel primo pomeriggio – si legge ancora – il ministro dell’Economia, Giovanni Tria, riferirà alle Camere, dopo un fine settimana fitto di incontri al G20 finanziario di Fukuoka. Un intervento atteso, anche perché arriva nello stesso giorno in cui a Bruxelles si riunisce il Comitato economico e finanziario con la prima valutazione dei tecnici dei ministeri delle Finanze alla procedura proposta dalla Commissione”.
Quindi l’Europa è il punto dirimente. Cuore anche del retroscena de La Stampa, dove al premier viene attribuito questa posizione: “Non è più tempo di scherzare. Basta sparate, invenzioni bizzarre che vengono guardate al di fuori dei nostri confini con sospetto”, “non è il momento di tirare fuori provocazioni come i minibot, o di parlare di sforamento del 3%, adesso basta” in quanto “non sarà Salvini, è il ragionamento che si fa a Palazzo Chigi, a salvarci dalla procedura d’infrazione, perché non ha alleati né forza a Bruxelles. L’unica possibilità è affidare al presidente del Consiglio un mandato chiaro, pieno, che non sia contraddetto quotidianamente da commenti dei vice”. Ma “come trovare un’intesa con l’Europa è ancora un punto interrogativo” chiosa il quotidiano sabaudo.
“Il premier è sereno, o serenamente rassegnato” racconta la Repubblica. “Mette subito in chiaro i suoi paletti: non accetterà di ritrovarsi a trattare con la Commissione mentre Salvini o Di Maio lo impallinano con un Facebook live. Per questo, chiede una delega in bianco ai due ministri. E la vorrebbe pubblica, immediata, definitiva”. “I due vicepremier fanno muro”, non la ottiene. E allora “Minaccia Salvini di caricare sulle sue spalle la responsabilità di una devastante procedura d’infrazione europea. E ipotizza un passo indietro immediato, lasciando a un altro premier non gialloverde - anche privo della fiducia delle Camere - la responsabilità di traghettare il Paese alle urne a settembre”.
“Di Maio è furioso. (…) E Salvini? Non è da meno. Punta a isolare Conte” si legge nel retroscena del quotidiano di Largo Fochetti, che riporta anche un giudizio de sottosegretario alla presidenza del Consiglio: “’Matteo non ha ancora fatto cadere il governo - confida Giancarlo Giorgetti a un altro big leghista, a poche ore dal summit – perché teme di non ottenere le elezioni dal Colle’”. “Nulla di meno vero, soltanto una cortina fumogena per coprire i tentennamenti del capo di fronte al malumore crescente della base veneta e lombarda, furiosa per l’ostinazione con cui tiene in piedi l’esecutivo” chiosa il giornalista:
Eppure, “a mezzanotte, due ore dopo il gong d’inizio, una stretta di mano davanti alle telecamere certifica il nuovo asse: ‘Tutto bene, il governo va avanti’” è l’istantanea scattata dalla cronaca di giornata del Corriere. Ed è sempre “il governo che naviga a vista” secondo Stefano Folli su la Repubblica.