In un’intervista a la Repubblica, la costituzionalista Lorenza Carlassarre dice di non esser mai stata contraria al taglio del numero dei parlamentari, e “non per ragioni di risparmio, perché le questioni economiche, quando si tratta di istituzioni della democrazia, non possono valere” bensì “perché molti membri della Camera non sono attivi, ma appaiono passivi, quindi scarsamente utili, e possono costituire, nel peggiore dei casi, canali di accesso alle istituzioni che potrebbero anche dar luogo a fenomeni corruttivi”.
Quindi, avvisa la professoressa emerita di Diritto costituzionale all’Università di Padova, il taglio dei parlamentari va bene “purché sia garantita una rappresentanza plurale, come la Carta esige. Altrimenti la nostra democrazia costituzionale subirebbe un colpo durissimo”. Meglio, “direi addirittura che potrebbe considerarsi finita”. E se il minor numero di deputati e senatori “può facilitare un dialogo per giungere a decisioni condivise”, pur tuttavia all’orizzonte si profila anche un pericolo, costituito da “una perdita di rappresentatività dell’assemblea”.
Come ovviare a questo rischio?
Secondo Lorenza Carlassarre si tratta di mettere in cantiere e varare “veramente una riforma elettorale in senso proporzionale” in quanto è “comunque indispensabile estendere la partecipazione a tutti i membri del corpo sociale e garantire la rappresentanza di tutti gli interessi presenti in una società plurale”, che è “il vero senso del costituzionalismo post moderno”.
Basterebbe andare semplicemente a rileggersi i lavori della Costituente per capire il senso della proposta di Costantino Mortati che voleva inserire in Costituzione il principio della rappresentanza proporzionale, che “non venne accolto solo perché non si voleva vincolare il legislatore futuro, ma alla fine diventò un ordine del giorno che vene approvato dall’assemblea” costituente che afferma che l’elezione alla Camera “debba avvenire secondo il sistema proporzionale”, spiega la costituzionalista.
Un sistema proporzionale “che dia voce alle minoranze, perché eliminandole o soffocandole si indebolisce la prima ragione per cui le Costituzioni nascono, cioè per sottoporre a limiti e regole il potere”, ciò che metterebbe a tacere anche i critici che vedono nel taglio il rischio di una riduzione della rappresentanza.
Conclude Carlassarre: “La maggioranza artificialmente creata con leggi maggioritarie non trova più limiti politici, perché con questo sistema si altera la normale dialettica tra maggioranza e minoranza. I limiti giuridici da soli non bastano, in quanto le forze minoritarie ridotte all’irrilevanza non possono svolgere un’opposizione necessaria ed efficace”.