"Voglio raddoppiare i voti di Forza Italia. E diventarne il sultano"
L'intervista al Corriere della sera di Vittorio Sgarbi

"Il mio obiettivo è raddoppiare i voti che ad oggi sono attribuiti a FI, e contribuire alla vittoria: in quel caso, il governo avrebbe i giorni contati”. In un’intervista al Corriere della Sera, Vittorio Sgarbi, deputato, sindaco di Sutri, prosindaco di Urbino, presidente del Mart di Rovereto, della Fondazione Canova, di Ferrara Arte e di molto altro ancora, interpreta così il suo ruolo di capolista di Forza Italia nella competizione elettorale emiliano-romagnola del prossimo 26 gennaio, che lui stesso considera “una sfida importante” in una campagna “breve ma intensa”
Soprattutto per raddoppiare i voti “non solo sul piano regionale, ma nazionale” perché, ragiona Sgarbi, “con una FI al10%, sulla linea di FdI, la coalizione supererebbe il 50%” e a quel punto “potrei candidarmi alla leadership”, aggiunge, visto che “Silvio ha la sua età” e “il voto a lui è commemorativo” chiosa. Sgarbi si candiderebbe dunque alla leadership di Forza Italia anche in considerazione del fatto che “non lo fanno le donne”, le quali invece subiscono ”il ruolo del Sultano che è sempre stato Silvio e non colgono l’occasione” per ribaltare l’immagine della guida al vertice.
Secondo Sgarbi, infatti, le donne di Forza Italia sarebbero “una delle ragioni del declino del partito” in quanto “ossequiano il leader, non lo spronano, lo frenano, lo assediano” mentre “avrebbero mille modi anche di combattere battaglie popolari” solo che “non lo fanno”. Quindi si candida lui, perché “se si vuole un sultano, ci sono io”. Quindi Sgarbi, punta e vuole “il voto delle donne” assieme a quello dei giovani, dei tantissimi delusi del M5S, “di chi mi ascolta e mi apprezza”, perché – confessa al quotidiano di via Solferino – “a 67 anni piaccio moltissimo pure ai bambini: perché mando a quel paese tutti, perché dico ‘capra, capra, capra!’, mi riconoscono, mi seguono”.
Oltre al raddoppio dei voti, Sgarbi punta a fare di Forza Italia anche “il partito del bello, dell’arte, della cultura, della difesa della natura, della conoscenza, delle lotte libertarie, laiche: c’è tanto spazio per questi temi che né Salvini né la Meloni occupano”. Insomma, una sorta di “Italia Nostra della politica” perché “il Paese ha bisogno che si parli di Michelangelo, di Leonardo, che ci si apra alla bellezza” mentre invece “si battezzano i partiti con nomi orrendi, come le ‘Sardine’” o come fa Bonaccini “si nascondono le proprie origini politiche creando una lista col proprio nome”.
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