Il clima nel governo è ogni giorno più teso per i duelli quotidiani tra M5s e Lega, ormai 'in chiaro' con l'avvicinarsi della scadenza elettorale delle Europee. E nell'esecutivo in molti si chiedono come si farà ad arrivare al 26 maggio. Ma nei due partiti di maggioranza, o quantomeno nei loro due leader Matteo Salvini e Luigi Di Maio - stando a quanto assicurano i rispettivi collaboratori - non vi sarebbe ad horas alcuna intenzione di mandare all'aria l'esperienza di governo.
Da parte del Movimento 5 stelle si registra soddisfazione per questo momento: dopo mesi in cui la leadership del M5s si sentiva schiacciata dal protagonismo comunicativo di Salvini, ora l'aria ai pentastellati appare cambiata. "Salvini ci ha attaccati per mesi, incontrava gli imprenditori al Viminale al posto di Di Maio, ora si arrabbia perché Luigi dice la sua sulla sicurezza? Finalmente abbiamo rialzato la testa, finalmente ci facciamo valere", sostiene un esponente di governo vicino al vice premier pentastellato."Dopodichè - è pero' l'avvertimento che segue - è anche ora di porre un limite al 'menarsi' perché non si puo' andare avanti cosi'. E lo dico anche ai miei".
Dopo il caso Siri, il caso Arata
Sul fronte Lega, il caso del ritiro delle deleghe al sottosegretario Armando Siri, indagato per corruzione, da parte del ministro M5s Danilo Toninelli ha fatto imbufalire il ministro dell'Interno. Così come non sarebbe stata gradita dal partito di via Bellerio la fuga di notizie sulla consulenza al Dipe, sotto la competenza di Giancarlo Giorgetti, di Federico Arata, figlio di Paolo, l'imprenditore genovese indagato insieme a Siri.
L'ufficio stampa della Lega ha diffuso un articolato curriculum di Arata junior, che peraltro avrebbe solo firmato il contratto senza mai veramente prendere servizio, per dimostrare con i fatti che il giovane è "persona preparata". Tra le fila dei dirigenti, amministratori, parlamentari 'ex nordisti' è ormai completo l'elenco di chi ritiene che Salvini dovrebbe staccare la spina al governo e trova indigesta l'alleanza coi 5 stelle. Ma il capo della Lega - assicurano fonti del partito - non sta lavorando ad alcuna alternativa. Malgrado il crescente malessere nei confronti degli attacchi ripetuti dagli alleati, sarebbe vero quello che Salvini ribadisce in pubblico.
Ovvero che non ha alcuna intenzione di tornare ad alleanze "del passato", cioè al vecchio centrodestra insieme a FI e FdI anche a livello nazionale. Non pensa a 'ribaltoni' o "pastrocchi" da Prima e Seconda Repubblica. Nel caso in cui il M5s non reggesse all'impatto di un eventuale crollo nei consensi alle Europee - eventualità che il leader leghista comunque dice di non auspicare - l'unica alternativa che il partito di via Bellerio vedrebbe sarebbe quello di un ritorno alle urne. E, con questa legge elettorale, il rischio - è il ragionamento - sarebbe di trovarsi in una situazione numerica gemella di quella attuale.
Malgrado ciò, Salvini non nasconde ai suoi che la situazione con i 5 stelle sia diventata ormai insostenibile. E la sua pazienza davanti agli attacchi quotidiani e ai sospetti di dossieraggio è finita ormai da un pezzo. Ma sono infondate - assicurano i suoi - le ricostruzioni di decisioni di rottura con Di Maio e i 5 stelle o i contatti con Silvio Berlusconi e FI. Resistere fino al 26 maggio: è l'obiettivo della Lega. Alzare la tensione e portare l'attenzione su di sè: quella di Di Maio. Dopodichè si vedrà, come in tutti i rapporti, ciò che resterà dalla 'guerra mediatica' e se si riuscirà a ricomporre qualche pezzo.