Riforme: minoranza Pd divisa; Bersani, nessuno vuole fine governo
ADV
ADV
Riforme: minoranza Pd divisa; Bersani, nessuno vuole fine governo

Riforme: minoranza Pd divisa; Bersani, nessuno vuole fine governo

di lettura
(AGI) - Roma, 16 set. - Minoranza Pd divisa sulla linea daseguire per le riforme. Da una parte i senatori, dall'altra ideputati. Ma non solo: all'interno della sinistra dem siregistrano posizioni 'moderate', che chiedono in sostanza diaspettare la relazione del segretario Matteo Renzi durante ladirezione di lunedi', e quella di quanti mettono in guardiarispetto al rischio di una "prova muscolare" del premier nellastessa direzione. "Stiamo a vedere, ascoltiamo il segretario in direzione edecidiamo", sono le parole che collocano Gianni Cuperlo nelprimo 'partito'. Lo stesso di Barbara Pollastrini che,lasciando una delle tante riunioni convocate in queste orespiega come l'importante sia produrre una buona riforma."Sarebbe pero' il caso di non sottovalutare le proposte diVannino Chiti, una persona che studia questi temi da anni". Mae' Pierluigi Bersani a dettare la linea al partito deidialoganti: "Nessuno vuol fare cadere il governo, mabisognerebbe lasciare un po' di margini sui grandi temi alParlamento", ha spiegato l'ex segretario ai cronisti diMontecitorio. "Nessuno vuol fare cadere il governo", ha poiaggiunto Bersani, "ma bisognerebbe lasciare un po' di marginisui grandi temi al Parlamento". Ai toni attendisti di Bersani e Cuperlo, fanno dacontrocanto gli 'allarmi' di Roberto Speranza e AlfredoD'Attorre: "Una conta non servirebbe a nulla", ha spiegatoSperanza a proposito della possibilita' (concreta) che nelladirezione del partito di lunedi' possa essere messa ai voti lalinea del segretario sulle riforme. "Penso che un accordo" sulle riforme "si puo' ancora fare epenso che dipende da Renzi. La prova muscolare della conta indirezione non serve a nulla. Servirebbe invece una aperturapolitica che, purtroppo, in questi giorni non c'e' stata", haaggiunto Speranza. Per D'Attorre sarebbe meglio non parteciparea un voto sulle riforme in direzione: "Io non parteciperei a unvoto che imponga un orientamento rispetto alla materiacostituzionale: sarebbe una grave sgrammaticatura politica ecostituzionale e non ci puo' essere, come ha sottolineato anchelo stesso Renzi, imposizione di una disciplina di partito". Male parole del segretario sono interpretate da un esponenterenziano di primo piano come una sorta di sfogo: "Visto che nonvi posso chiedere discliplina di partito, date le prove a cuiho assistito in altre circostanze, almeno garantitemi lealta'",e' il concetto. E lo stesso esegeta del premier si incarica diinterpretare l'ordine del giorno della direzione di lunedi':"Analisi politica e conseguenti determinazioni. Ovvero: Riformee votazione sulla relazione del segretario". Anche per questo la tensione tra i 'dissidenti' di PalazzoMadama ha raggiunto ormai livelli di guardia. Secondo uan fontedi minoranza, "pronti a votare contro il ddl Boschi non sonopiu' i soli 28" che si sono raggruppati attorno ai senatoriVannino Chiti e Miguel Gotor, "ma a questi se ne sono aggiuntidue, portando il computo totale a 30 senatori". (AGI) .
ADV