Roma - Massimo due mandati: è il limite che Matteo Renzi fissa alla sua esperienza di governo. Tanto da dirsi pronto a firmare una legge che introduca il tetto già domani. "Se uno dice che voglio governare l'Italia per 15 anni lo querelo: credo che, se vogliamo andare verso un sistema di responsabilità, non si può governare per più di due mandati", sono state le parole del presidente del consiglio nel corso del colloquio con Eugenio Scalfari. E, al fondatore di Repubblica che promette di votare sì alle riforme solo a patto di modificare il premio di maggioranza dell'Italicum, il premier confessa: "Non sono innamorato di questa legge elettorale, avrei preferito il Mattarellum con strumenti per garantire la vittoria", ma "l'Italicum garantisce stabilità" e mette al riparo "da inciuci e larghe intese".
Prima del secondo mandato, e prima di vedere materializzarsi la legge, c'è però da superare lo scoglio più difficile, quello del referendum costituzionale di ottobre: "Se perdo cambio mestiere", continua a dire il presidente del Consiglio che , tuttavia, appare sicuro della vittoria. D'altra parte, sottolinea, "se passa il 'nò, l'Italia sarà ingovernabile". Con la vittoria del sì, invece, si aprirebbe per il Paese una stagione nuova anche in campo internazionale. Le fibrillazioni europee legate alla Brexit, per Renzi, sono ingiustificate. Un'uscita della Gran Bretagna "non sarebbe un dramma", spiega ancora, ci sarebbe un periodo 'tempestosò per i mercati, "ma nel medio-lungo periodo non sarebbe una catastrofe se non per gli inglesi". E a chi gli chiede un pronostico sul referendum d'Oltremanica, il premier si mostra ottimista: "Finirà positivamente".
Per l'Italia, comunque sia, si aprono sei mesi, da qui a marzo, in cui può tornare centrale a livello europeo. I segnali ci sono tutti e, con le riforme costituzionali del tutto operative, le celebrazioni per i sessanta anni dei trattati di Roma e con il G7 di Taormina, il 2017 promette di essere l'anno in cui "l'Europa cambia definitivamente il paradigma dell'Austerity, in favore della flessibilità e degli investimenti". Unica strada, questa, se si vuole ancora avere speranza di sconfiggere l'ondata populista che ha investito l'Europa. Quanto accade con i ballottaggi delle comunali sta a dimostrare quanto il tema sia stringente: "Una vittoria di Virginia Raggi sarebbe un problema per i romani", è la stoccata di Renzi a una settimana dal ballottaggio. E lo fa da presidente del Consiglio, non - o non solo - da segretario del Pd: "Ovviamente, il governo sarà leale con il sindaco della Capitale, chiunque sarà", premette. Ma quasi tra parentesi, tra le affermazioni circa i problemi derivanti "dalla rinuncia alle Olimpiadi, dalla volontà di non procedere al completamento della metro" e, in ultima analisi, "dalla politica del 'nò che caratterizza i Cinque Stelle". La candidata a Roma, per Renzi, non è estranea alla vena populista che caratterizza il Movimento. A dimostrarlo, sottolinea, c'è "il video, pubblicato oggi, che la ritrae impegnata ai banchetti in cui si raccoglievano le firme per l'uscita dell'Italia dall'Euro". Sta al Partito Democratico, per Renzi, cercare di contrastare questa ondata populista che, con l'Europa, ha investito anche l'Italia: "Se i ragazzi si innamorano dei populismi, la colpa è anche nostra, è anche mia". L'Italia, comunque, appare al presidente del consiglio al riparo dal "rischio" di un governo pentastellato: per i numeri, innanzitutto, visto che "il Movimento Cinque Stelle è andato bene solo a Roma e Milano", ma "se ci fosse un ballottaggio nazionale, sarebbe tra Pd e centro destra". In secondo luogo perché, "Grillo non vincerà mai contro il Pd. Se siamo bravi e facciamo tutto quello che dobbiamo fare, non prenderà il 50 per cento più uno", al ballottaggio delle elezioni politiche. (AGI)