Per Matteo Renzi è "un'esperienza devastante sotto il profilo umano": la stesura delle liste risponde a equilibri delicati, tanto più fragili con una legge come il Rosatellum fortemente proporzionale. Il segretario alla fine di una giornata fatta di estenuanti confronti e caselle riempite a matita appare davanti ai componenti della direzione che, come cardinali in conclave, sono chiusi al Nazareno da quattro ore. Chiede scusa e spiega, dal suo punto di vista, le difficoltà nel mettere insieme diverse sensibilità, liberando il campo da una mozione degli affetti - che pure esiste - il tutto seguendo la bussola del bene del partito. Ovvero "mettere in campo la squadra più forte per vincere". Una vittoria che è alla portata del Pd, assicura, "bastano due o tre punti percentuali e una grande occasione tornerà a bussare alla porta", continuare a guidare il Paese. Tanto più che il centrodestra, considerato da Renzi il diretto competitor nella corsa a Palazzo Chigi, appare diviso e litigioso oltre che in calo nei sondaggi in possesso del segretario. Date queste premesse, sarebbe auspicabile che il partito si stringesse, si unisse ancora di più. Ma la scissione di Bersani e degli altri ex dem non ha risolto il male antico del Partito democratico che, alle quattro del mattino, si scopre più spaccato che mai.
Orlando: "non ci hanno sottoposto le liste"
Andrea Orlando e il resto della minoranza chiedono una rappresentanza che rispecchi o almeno si avvicini alle percentuali uscite dall'ultima assemblea, quella che ha confermato leader il 42 enne segretario. Quindi una ventina di esponenti candidati. L'offerta dello stato maggiore del Nazareno si ferma a 17. Ma non è su questo, assicura Orlando, che si consuma la spaccatura. "Non siamo in condizione di valutare le candidature", afferma il Guardasigilli, perché non c'è stato il tempo. Nessun documento né lista è stata sottoposta agli esponenti della minoranza, affermano in una nota Gianni Cuperlo, Michele Emiliano e lo stesso Orlando. Segue una riunione fiume, qualcuno grida "fuori dalla direzione", il rischio di una clamorosa diserzione si avvicina. Alla fine prevale il buonsenso, la minoranza rientra nella sala all'ultimo piano del Collegio del Nazareno e partecipa ai lavori. Fino al momento del voto, almeno. Quando i componenti sono chiamati a dare disco verde alle liste, la minoranza si alza ed esce.
I ministri restano in pole position
L'elenco che legge il coordinatore della segreteria, Lorenzo Guerini, conferma sostanzialmente l'impianto che vuole gli esponenti del governo nei posti chiave: Paolo Gentiloni a Roma Centro (Camera), Marianna Madia ai Parioli, Marco Minniti a Pesaro, Pier Carlo Padoan a Siena (Camera), Valeria Fedeli a Pisa (Senato), Luca Lotti a empoli (Camera), Graziano Delrio nella sua Reggio Emilia (Camera), Dario Franceschini a Ferrara, Beatrice Lorenzin a Modena (Camera). Fra i nomi nuovi spiccano quelli di Lucia Annibali, il portavoce di Gentiloni - e prima ancora di Matteo Renzi - Filippo Sensi.
"Ho appreso dove ero candidato solo ieri sera alla presentazione delle proposte, quindi nulla di concordato", spiega il giorno dopo all'Agi Orlando, a Catanzaro per l'inaugurazione dell'anno giudiziario, a proposito della sua candidatura sono nel proporzionale in Emilia Romagna, decisa dalla direzione Pd. "Nulla di concordato", ha aggiunto, "ed è la ragione per cui avevamo chiesto una sospensione per valutare proposte che non conoscevamo. Però adesso non credo che sia il momento per fare polemiche. Ognuno deve fare le scelte che ritiene più giuste, ma complessivamente dobbiamo cominciare a fare campagna elettorale".
Calenda: incomprensibile farsi male da soli
Pesante anche l'affondo via Twitter del ministro dello Sviluppo Economico, Carlo Calenda: "Quale è il senso di non candidare gente seria e preparata, protagonista di tante battaglie importanti come De Vincenti, Nesi, Rughetti, Tinagli, Realacci, Manconi", si chiede, "spero che nelle prossime ore ci sia un ravvedimento operoso. Farsi del male da soli sarebbe incomprensibile".
Quale è il senso di non candidare gente seria e preparata, protagonista di tante battaglie importanti come De Vincenti, Nesi, Rughetti, Tinagli, Realacci, Manconi. Spero che nelle prossime ore ci sia un ravvedimento operoso. Farsi del male da soli sarebbe incomprensibile
— Carlo Calenda (@CarloCalenda) 27 gennaio 2018