Roma - Il 12 aprile, dopo due anni e sei letture da parte di entrambe le camere del Parlamento ( 731 giorni di discussione, di cui 346 al Senato e 385 a Montecitorio), è stato approvato il testo di riforma della legge costituzionale Renzi-Boschi che il 4 dicembre gli italiani sono chiamati ad approvare o a bocciare con il referendum. Da quel giorno è ufficialmente partita la campagna per il voto che si è andata ad intrecciare con i pronunciamenti della Corte Costituzionale e con le sentenze del Tar e altri tribunali in relazione a vari ricorsi di politici e costituzionalisti.
Ecco le date più significative della marcia verso il referendum della legge, dei suoi detrattori e dei suoi sostenitori.
19 aprile: il presidente dei senatori del Pd, Luigi Zanda, ai microfoni del Tg5 annuncia che l’indomani avrebbe presentato alla Corte di Cassazione “la nostra richiesta di referendum per il si alla Riforma costituzionale".
3 maggio: Roberto Benigni dichiara che voterà ‘No’: “Sarei orientato a votare no al referendum di ottobre sulle riforme costituzionali, proprio per proteggere la nostra meravigliosa Costituzione».
6 maggio: la Corte di Cassazione si esprime a favore della richiesta di referendum confermativo avanzata da un quinto dei senatori.
21 maggio: in un’intervista Matteo Renzi dichiara: “Io credo che sia arrivato il momento di cambiare. Il referendum è su questo. Se lo vinciamo, l'Italia diventerà un Paese più semplice e più stabile. Se lo perdiamo, vado a casa. Per serietà. Non resto aggrappato alla poltrona. Questa è personalizzazione? No. Questa è serietà".
22 maggio: scoppia la polemica tra l’associazione dei partigiani Anpi che si è espressa a favore del ‘No’ e il ministro per le Riforme. "Come direttivo nazionale, l'Anpi ha sicuramente preso una linea – dichiara Maria Elena Boschi a In mezz'ora da Lucia Annunziata -. Poi però ci sono molti partigiani, quelli veri, che hanno combattuto, e non quelli venuti poi, che voteranno sì alla riforma costituzionale". Parole pronunciate dalla ministra che scatenano subito durissime reazioni politiche dalla minoranza interna al Pd.
1 giugno: circa 300 intellettuali lanciano un appello pr il ‘Sì’. La gran parte sono professori universitari, ma ci sono anche scrittori e registi. Villari e Ammaniti, insieme a Guido Fabiani, Alberto Melloni, Antonio Padoa Schioppa, Piero Craveri, Tullio Gregory e anche Liliana Cavani, Federico Moccia, Susanna Tamaro scrivono nel loro appello: "Abbiamo scelto di votare un “pacato sì” al referendum sulla riforma costituzionale, votata dal Parlamento seguendo le procedure fissate dalla Costituzione per le modifiche che essa stessa prevedeva possibili".
2 giugno: Roberto Benigni in un’intervista a ‘Repubblica’, spiega di avere cambiato idea: “Ho dato una risposta frettolosa, dicendo che se c’è da difendere la Costituzione, col cuore mi viene da scegliere il no. Ma con la mente scelgo il sì. E anche se capisco profondamente e rispetto le ragioni di coloro che scelgono il no, voterò sì”. Durissimo il commento di Dario Fo: “Mi dispiace enormemente perché lo stimo, ho la certezza che lui è uno dei cervelli alti del teatro italiano, ma ha compiuto un passo fuori dal limite della gamba, lasciando il cervello un attimo seduto su una panchina”.
14 luglio: il Comitato per il ‘No’ consegna in Cassazione 316mila firme per confermare la volontà popolare di sottoporre a referendum le modifiche della Costituzione. E’ un atto simbolico perché il numero è inferiore alle 500mila necessarie. Le firme servono solo a consentire a chi le raccoglie di aver una sorta di imprimatur popolare che dà maggiore forza politica, garantisce gli spazi televisivi adeguati quando si entra in regime di par condicio e dà diritto a un rimborso elettorale 1 euro a firma.
7 agosto: Di Battista, esponente di primo piano del “direttorio” che guida il MoVimento 5 Stelle, annuncia che sarà in sella al suo scooter dal 7 agosto al 7 settembre, per “girare in lungo e in largo il nostro Paese” facendo tappa in 27 piazze italiane e «macinando oltre 4 mila chilometri». L'appuntamento per la manifestazione di chiusura della campagna per il no del M5S è per il 24 e 25 settembre a Palermo.
8 agosto: la Corte di Cassazione dà formalmente il via libera al referendum costituzionale sulla riforma Boschi.
6 settembre: Matteo Renzi a Porta a Porta dichiara: “A naso la data del referendum sarà tra il 15 novembre e il 5 dicembre”.
13 settembre: l’ambasciatore Usa John Phillips si schiera a favore della riforma costituzionale scatenando le critiche dal centrodestra: “La sovranità appartiene al popolo italiano”. E Di Maio attacca (con gaffe): “Renzi come Pinochet”, scrive su Facebook. Nella prima versione del post, però, invece che “come ai tempi di Pinochet in Cile” aveva scritto: “come ai tempi di Pinochet in Venezuela”.
26 settembre: il Consiglio dei ministri, su proposta del premier Matteo Renzi, decide che gli italiani saranno chiamati a votare per il referendum sulla riforma costituzionale domenica 4 dicembre.
29 settembre: Matteo Renzi apre la campagna per il ‘Sì’ al referendum a Firenze: "Noi vivremo tutto con il sorriso, parlando nel merito di quanto sia grande questa riforma. Se aspettiamo che i temi di merito siano affrontati da chi urla più forte nei talk show per nascondere la realtà non andiamo da nessuna parte. Da qui al 4 dicembre continuerò intanto anche a fare il presidente del Consiglio”.
30 settembre: faccia a faccia tra Matteo Renzi e il costituzionalista Gustavo Zagrebelsky su La7 da Enrico Mentana. Il premier e il professore si confrontano per diverse ore dando vita a un civilissimo dibattito, forse il più costruttivo della campagna elettorale. Secondo il segretario del Pd “le garanzie costituzionali vengono aumentate: più poteri alla Corte costituzionale, quorum più alto per l’elezione del presidente della Repubblica e statuto delle opposizioni. Invece il presidente del Consiglio non ha poteri in più”.
Ma per Zagrebelsky, già presidente della Consulta, si tratta di “riforme conservative che servono a blindare un sistema oligarchico sempre più tipo governativo e meno parlamentare”. L’accusa: combinata con l’Italicum, la riforma “raggiunge un risultato di premierato assoluto, più forte del presidenzialismo”.
6 ottobre: scoppia violenta la polemica tra Massimo D’Alema, schierato da subito per il ‘No’, e Matteo Renzi. "Pensi a governare invece di andare in giro a fare comizi – dichiara l’ex segretario del Pd -. Il presidente del Consiglio dice tante cose spesso in contrasto tra loro. Lui dovrebbe occuparsi del governo del Paese, magari vedendo se riesce a far quadrare i conti della legge finanziaria, della disoccupazione della crisi". La risposta di Renzi non si fa attendere: "D'Alema usa il referendum per rientrare in partita, vota no convinto di poter rappresentare il futuro".
17 ottobre: per la prima volta parla Silvio Berlusconi che, al Tg5, ufficializza il suo ‘No’ al quesito referendario del 4 dicembre. Una presa di posizione che mette la parola fine alle voci di un suo silenzioso appoggio alla riforma.
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20 ottobre: il Tar del Lazio respinge il ricorso sul quesito del referendum costituzionale del 4 dicembre presentato da M5S e Sinistra italiana. Il Tribunale amministrativo sostiene che il ricorso "è inammissibile per difetto di giurisdizione". In pratica ammette la propria impossibilità a decidere su una materia di questo tipo già valutata dalla Cassazione e che non rientra tra quelle demandate alla giustizia amministrativa.
10 novembre: il giudice della prima sezione civile del Tribunale di Milano, Loretta Dorigo, respinge i ricorsi presentati dall’ex presidente della Corte Costituzionale, Valerio Onida, e da un pool di avvocati sull’ipotesi di incostituzionalità del quesito del referendum. Il giudice scrive che il Tribunale “non ritiene di ravvisare una manifesta lesione del diritto alla libertà di voto degli elettori per difetto di omogeneità dell’oggetto del quesito referendario”.
10 novembre: parte da Aosta il ‘Treno Tour’ del MoVimento 5 Stelle. Dopo l’apertura ad Aosta, il convoglio di politici e militanti girerà da Nord a Sud toccando 47 città, “una per ogni articolo della Costituzione violato dalla schiforma”. Il tour sbarca a Roma, il 26 novembre e chiude il 2 dicembre a Torino.
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12 novembre: manifestazione della Lega e del centrodestra (senza Stefano Parisi) a favore del ‘No’ al referendum a Firenze. Il segretario del Carroccio, Matteo Salvini, annuncia che dal 13 novembre inizierà un tour in camper per l’Italia per fare campagna per il no.
12 novembre: scoppia la polemica per la lettera (con refuso) che Matteo Renzi manda a 4 milioni di italiani all’estero invitandoli a votare ‘Sì’ al referendum Infuriano discussioni e accuse incrociate su chi abbia fornito al Pd i nominativi e gli indirizzi dei residenti all’estero (informazioni che sarebbero state negate al Comitato del No). Nella missiva viene commesso un errore nel trascrivere l’indirizzo del sito del comitato referendario Basta un Sì, indicato come bastausi.it, invece del corretto bastaunsi.it. L’errore viene immediatamente sfruttato dal fronte per il ‘No’, “Costituzione Bene Comune”, guidato da Altero Matteoli che acquista il dominio bastausi.it.
26 novembre: il MoVimento 5 Stelle organizza il "Corteo per il No al referendum costituzionale" a cui prende parte anche Beppe Grillo. Durante la marcia per il 'no' a Roma, l’ex comico torna ad attaccare il premier: "E’ come una bolla di sapone" e questa riforma costituzionale "ci porta indietro di 20 anni". E di nuovo avvisa: "Non permetteremo a dei killer seriali di appropriarsi della nostra vita e della vita dei nostri figli: questo non è un voto pro o contro la Costituzione, li dobbiamo mandare a casa".
2 dicembre: ultimo giorno di campagna elettorale. Il premier Matteo Renzi a Palermo, Reggio Calabria e chiusura a Firenze. Matteo Salvini a Roma e Milano. Silvio Berlusconi interviene ad Agorà. Beppe Grillo a Torino con la Appendino e la Raggi. Massimo D'Alema a Lecce. Maria Elena Boschi a Torino. Alfano chiude a Napoli.
2 dicembre: chiudono i seggi all'estero: ha votato circa il 40% degli italiani aventi diritto, per un totale di circa 1,6 milioni di persone. Luigi Di Maio del M5S commenta: "Non temo il voto estero più di quello italiano: se ci saranno irregolarità, saranno denunciate.Adesso concentriamoci sul voto di domenica e andiamo a votare il più possibile per il no".