A sorpresa, Giancarlo Giorgetti strizza l'occhio a Luigi Di Maio. A distanza di cinque mesi dalla fine del governo insieme, l'ex sottosegretario alla presidenza del Consiglio più criticato dal M5s riserva parole di rispetto e di elogio nei confronti dell'ex capo politico dei pentastellati. Di Maio è "uno che crede in quello che fa, non un opportunista", sostiene il vice di Matteo Salvini, in un'intervista all'Unione sarda. È "uno che soffre in questa fase politica, che immagina un M5s non asservito al Pd. Uno con la schiena dritta", si spinge a dire Giorgetti. A chi gli chiede di Giuseppe Conte, invece, risponde: è "un Andreotti dei tempi nostri" (che, per un leghista, non è esattamente un complimento).
Un filo mai spezzato
Da via Bellerio si spiega che il giudizio espresso da Giorgetti su Di Maio è del tutto spontaneo, non nasconde alcun calcolo. È difficile, comunque, che l'ex sottosegretario - il leghista con cursus politico più lungo in Parlamento, dove siede dal 1996 - abbia parlato a caso. La verità è che i contatti tra Lega e 5 stelle non si sono mai veramente interrotti. Anche se non direttamente tra Di Maio e Salvini, i rapporti sono rimasti, a tutti i livelli. Giorgetti stesso - politico navigato che dialoga con tutti, tenendo aperti diversi canali su fronti diversi (nei mesi scorsi anche con il Pd sulla legge elettorale) - avrebbe ripreso i contatti con Di Maio dopo le sue dimissioni da capo politico del Movimento.
Da tempo, inoltre, nessun leghista attacca frontalmente Di Maio. Evitare attacchi all'ex leader dei 5 stelle è un ordine di scuderia impartito dallo stesso Salvini, che, in campagna elettorale perenne, ambisce a intercettare l'elettorato che vede in fuga dal Movimento fondato da Beppe Grillo, oltre che arricchire la sua 'flotta' di parlamentari con fuoriusciti M5s. Così come da tempo l'alleata di FdI Giorgia Meloni chiede chiarimenti per questi che considera 'ammiccamenti' leghisti ai 5 stelle.
Un riavvicinamento è possibile?
In realtà, nella Lega non viene in alcun modo annoverata tra le reali possibilità future quella di eventuale riavvicinamento ai 5 stelle. Anche se il discorso delle dimissioni di Di Maio è stato silentemente apprezzato dai leghisti, che lo hanno interpretato come un manifesto programmatico di buon senso. Certo, se agli Stati generali del Movimento, previsti marzo, non dovesse prevalere la linea dell'alleanza organica con il Pd o addirittura di una fusione coi dem, mantenere 'non chiusa' la porta del dialogo coi 5 stelle potrebbe rivelarsi utile in futuro.
Un Movimento 5 stelle ridimensionato, per esempio, potrebbe rappresentare per la Lega un alleato più digeribile di una FdI in crescita e ingombrante. Ma, con le prospettive di voto politico che si sono allungate nel tempo dopo la sconfitta in Emilia-Romagna, non è un tema all'ordine del giorno dei leghisti in questo momento.