“La decisione di spaccare il Partito democratico è una cosa seria, si provi ad argomentarla evitando le sciocchezze, con un minimo di serietà”. Finisce in scintille la lettera del ministro per il Sud e la Coesione sociale Giuseppe Provenzano, pubblicata da Il Foglio nel consueto spazio e titolata “Le scissioni e il bluff dell’unità”, contro Luigi Marattin, deputato Pd fino all’altro ieri, e che martedì invece ha aderito a “Italia viva” di Renzi.
Polemizzando con un’intervista del giorno prima di Marattin, Provenzano scrive al quotidiano diretto da Claudio Cerasa “per smentire una fake news sul mio conto” e le “numerose inesattezze in questi mesi che ho letto su di me”. Il ministro osserva che Marattin “enucleando le sue discutibili ragioni di scissione, ha scritto che guarderei con sospetto il mondo della produzione e dell’impresa, definendo gli imprenditori ‘padroni’”. Per poi replicare: “Sono figlio di un artigiano, ho diretto un’associazione ‘per lo sviluppo dell’industria nel Mezzogiorno’, collaborando con numerose organizzazioni imprenditoriali” afferma, pertanto “sono convinto, a differenza dei liberisti nostalgici e ideologici, che la leva pubblica, soprattutto attraverso una nuova politica industriale, debba sostenere l’impresa privata (e anche quella pubblica), non avendolo fin qui fatto abbastanza, rispetto ai nostri grandi competitori manifatturieri”.
E passando dalla teoria generale al tempo presente, Provenzano aggiunge che “in questi primi giorni di attività di governo ho incontrato diversi imprenditori, alcuni straordinari, con cui mi confronto da anni”. Ebbene, secondo il titolare del dicastero per il Sud, essi “sono i primi a essere consapevoli di quanto sia necessario, per modernizzare il paese, investire sulla qualità e la dignità del lavoro, cancellando le sacche di illegalità e di sfruttamento che ancora albergano in alcuni segmenti del sistema produttivo, come nelle campagne dei caporali. Vi sono storie che ricordano gli anni 40, così come li ricordano le accuse classiste rivolte al ministro Bellanova, ora capo delegazione di Renzi al governo, nel giorno del giuramento”.
Così nell’esprimere alla collega Bellanova “solidarietà con un veloce tweet, le ho detto di non curarsi di chi offende per la provenienza sociale perché, come il sindacato insegnava ai braccianti in quegli anni drammatici (riferimento che Teresa conosce benissimo), è atteggiamento da ‘fascisti o padroni’”. Tutto qui, insomma, e “nessun sospetto, nessun accostamento agli imprenditori, dunque, come logica elementare pretende, anche dall’onorevole Marattin”. Da qui l’invito di Provenzano al collega ed ex compagno di partito, ieri uscito dal Pd al seguito di Renzi, l’invito ad argmentare le ragioni della scissione “evitando le sciocchezze, con un minimo di serietà”.